Due Chiacchiere con l' Arte

La casa del re di Giovanni Nebuloni

Biografia:

Giovanni Nebuloni vive e lavora a Milano come traduttore da varie lingue ed è fondatore nel 2010 della corrente letteraria Fact-Finding Writing, scrittura conoscitiva o scrivere per conoscere.

Dopo i 12 romanzi: “Dove c’è vita” (2021), “Tu vivrai” (2020), “Alla ricerca della vita” (2018), “Inferno a Milano – La nota nella nota” (2016), “Nel nome dell’Universo” (2015), “L’umile forma dell’immortalità” (2014), “Viaggi inattesi” (2013), “Il Signore della pioggia” (2012), “Dio a perdere” (2011), “Il disco di Nebra” (2008), “Fiume di luce” (2008), “La polvere eterna” (2007),

“La casa del Re” è il mio tredicesimo romanzo pubblicato da diverse case editrici.

Forse può interessare che tutte le protagoniste dei miei romanzi sono donne volitive.

Come tutti i romanzi precedenti, anche questo “La casa del Re” è un action thriller e segue sempre la corrente letteraria Fact-Finding Writing.

Sinossi:

“La casa del Re” consta di 410.000 caratteri ed ecco la sinossi (abbreviata, non conclusiva per ragioni di spoileraggio):

Attualmente, in un anno non specificato, al noto World Economic Forum che si tiene a Davos in Svizzera orientale, mentre l’inclusiva imprenditrice miliardaria Margherita La Pobbia parla, in una conferenza, di conoscenza e della situazione – teletrasporto e ricezione di oggetti – in una delle sue società – la Knowledge Exploration and Extension, Kee –, subisce due attentati alla propria vita. Questi sono commissionati dalla cugina Veronica Aleani, e predisposti dal responsabile della sicurezza del World Economic Forum, Gianluigi Censi.

Margherita si salva grazie ai tempestivi interventi delle sue guardie del corpo.

Rientra a Milano pilotando lei stessa un elicottero e dalla softwerista capo della Kee, Greta Omboni, apprende che invece di oggetti, alla Kee stanno ricevendo coordinate geografiche. Queste coordinate si rivelano essere le stesse delle quattro basiliche ambrosiane, milanesi, originariamente erette nel IV secolo (Basilica di San Ambrogio – piazza San Ambrogio, Basilica di San Nazaro in Brolo – corso di Porta Romana, Basilica di San Simpliciano – traversa di corso Garibaldi, Basilica di San Dionigi – Porta Venezia), e della Piazza della Scala, ossia il centro della croce che si formerebbe se, su una mappa, si unissero con linee le quattro basiliche di cui sopra.

Le prime tre basiliche di cui sopra esistono ancora a Milano e sono normalmente visitabili.

Quella di San Dionigi, invece, nell’odierna Porta Venezia (giardini Indro Montanelli), è/sarebbe stata distrutta dagli austriaci nel 1793.

Margherita, le guardie, Veronica e Greta ritrovano la Basilica di San Dionigi com’era nel XIII secolo.

Veronica si rifiuta d’accedere in San Dionigi e resta in Porta Venezia, con una guardia.

Nella basilica entrano Margherita, tre guardie e Greta…

Cosa accadrà ora?

Siamo arrivati a pagina 140 e le pagine del romanzo sono 270.

Se può interessare, ecco le prime due pagine di “La casa del Re”:

Al tavolo di noce grezzo, la trentunenne Margherita La Pobbia scosse il capo, respirò a fondo, abbassò le palpebre, ravviò i lunghi e ondulati capelli biondo grano e come se vi fosse un anello, fece scorrere tre dita attorno all’anulare dell’altra mano.

Sotto le sopracciglia fini e arcuate, riaprì gli occhi verdi a goccia e scrutò di nuovo lo schermo del tablet multifunzione. Irritata, dovette accettare che, sui vari riquadri a colori, le immagini dalla Knowledge Exploration and Extension – la società che, fra le sue altre numerose, l’interessava maggiormente – continuavano a tremolare.

Diventavano ancor più disturbate e lo erano anche appena all’esterno di ciò che definivano “la bolla”.

Cosa stava accadendo?

Le parve di scrollarsi fango dalla pelle, o, dopo una doccia, di non avere possibilità d’asciugarsi. Uscì dalla visione da remoto e poso le mani a lato del computer. Avviò il controllo hardware e software, anche quello del programma di ripresa delle immagini.

Rete wireless inclusa, la diagnostica completa e l’eventuale rimozione di errori e guasti avrebbero richiesto dai quattro ai sei minuti.

Era necessario attendere.

Capitava di rado che vi fosse del tempo in eccesso, “un vuoto di tempo” da riempire come d’acqua una caraffa.

Come impiegare questo surplus di tempo?

Con frementi dita affusolate e un pulsante punto interrogativo che s’ampliava e restringeva sulla pelle rosea e arrossata del viso, Margherita guardò il borsone di tela marrone sul parquet, in un angolo della suite d’albergo.

Ma non era giunto il momento di servirsi di ciò che conteneva.

Sbuffò e avvicinò la vetrata dal telaio d’alluminio verniciato giallo.

Oltre i lucidi vetri, osservò il suggestivo panorama invernale, l’opprimente cielo plumbeo e compatto sul paesaggio innevato, le vette delle montagne che s’innervavano per arrampicarsi sempre più in alto, le conifere nere spruzzate di bianco.

Abbassò gli occhi e vide una funivia, piste sciistiche.

Nella stretta valle, le costruzioni della cittadina di Davos – Cantone dei Grigioni, Svizzera orientale –, i variopinti edifici abitativi mono e bifamigliari, i palazzi e i complessi residenziali erano ammassati l’uno sull’altro, alla rinfusa.

Era come se fossero stati costruiti con il Lego da un bimbo pasticcione e s’un viale imbiancato, la Promenade che conduceva al Centro Congressi del World Economic Forum – Wef –, s’accorse d’una manifestazione di protesta. Sorvegliati da poliziotti dal volto coperto da passamontagna, in uniforme mimetica, pesantemente armati e con cani lupo, i manifestanti, un centinaio di persone, formavano un gruppo irregolare. Gli uomini e le donne, perlopiù giovani, si raggruppavano e disperdevano. Sprezzanti della rigida temperatura – cinque o sei gradi sottozero –, alcuni erano in maglietta a maniche corte e pantaloncini multicolori. Era evidente che vociassero, urlassero slogan e le riuscì di distinguere che i cartelli innalzati puntavano il dito contro il forum annuale, il Wef attualmente in svolgimento.

Le scritte in inglese dicevano “Crisi made in Davos”, “Gli uccelli vi mangeranno vivi”, “Gangster party”, “Poveri a causa vostra”, “Affamate anche gli insetti” e sebbene presto avrebbe lei stessa partecipato a un imminente convegno del meeting, le venne voglia d’essere fra loro, quei manifestanti, dai quali distolse lo sguardo.

Lisciò con tre dita il naso a taglio dritto e fissò a lungo, senza pensieri, un campanile a base quadrata. Era sormontato da un’altissima, svettante cupola acuminata, attorno alla quale volava uno stormo di cinque, sette, nove corvi.

Margherita s’umettò le carnose labbra asimmetriche, sempre un poco tirate, e sentì qualcosa nell’occhio destro, come se vi fosse penerato del pulviscolo. Ricordò le parole di recente pronunciate da uno degli spasimanti a proposito del suo viso. Cioè che, sempre senza un’ombra di trucco, era di vaniglia e molto spesso atteggiato al punto di sorridere, pur senza farlo mai.

Alzò le spalle e deglutì. Sentì amaro in bocca. Ebbe la sensazione di schiacciare fra i denti insalata non tenera e scondita e con entrambe le mani, curate e dalle unghie corte e non smaltate, lisciò sui seni il vaporoso e candido vestito, pieghettato e lungo fino alle caviglie.

Poteva essere l’abito di una vestale antica e si rimarcò che era adatto per la conferenza a cui, come relatrice, sarebbe intervenuta, nel palazzo dei congressi nei pressi dell’hotel a cinque stelle in cui alloggiava.

Ma perché pensare all’aspetto esteriore, cercò d’allietarsi, quando una giovane imprenditrice, fisicamente interessante quale lei era, avrebbe potuto indossare qualsiasi cosa, anche uno straccio, due cenci?

Una donna par suo poteva vestirsi di nulla!, ed essere come mamma l’aveva fatta.

Mamma… sua madre…

Oggi era il secondo anniversario della dipartita della donna, Maria Aleani, che l’aveva data alla luce in questo mondo, non così infame.

Domande all’autore:

scrittore molto attivo. Da dove nascono le sue idee, trame e personaggi?

Mi frullano in testa costantemente numerose idee, a un certo punto una si libra in volo statico come un colibrì, una libellula, un elicottero. La isolo e approfondisco.

 il libro che ha amato di più che ha scritto?

Tutti. È risaputo che per uno scrittore, un romanziere, ogni sua opera è paragonabile a un figlio e un buon padre ama senza preferenza alcuna.

c’è un personaggio che lei ha inserito nei suoi libri che le somiglia?

No

ci racconti un poco di lei

Sono traduttore da inglese, tedesco, russo.

Ho fondato nel 2010 la corrente letteraria Fact-Finding Writing scrittura conoscitiva o scrivere per conoscere.

Con diverse case editrici, ho pubblicato finora i seguenti 13 romanzi: “La casa del Re” (2023), “Dove c’è vita” (2021), “Tu vivrai” (2020), “Alla ricerca della vita” (2018), “Inferno a Milano – La nota nella nota” (2016), “Nel nome dell’Universo” (2015), “L’umile forma dell’immortalità” (2014), “Viaggi inattesi” (2013), “Il Signore della pioggia” (2012), “Dio a perdere” (2011), “Il disco di Nebra” (2008), “Fiume di luce” (2008), “La polvere eterna” (2007).

Sto entrando nel 14° romanzo.

dove possiamo trovare I suoi libri?

Online da qualsiasi store: Feltrinelli, Hoepli, Mondadori, IBS, Amazon… oppure in libreria.

progetti per il futuro

Il 14° romanzo.

Di Manuela Montemezzani 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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