Ormai da mesi un argomento che interessa una notevole parte di lettori riguarda il rigassificatore. Dato che la decisione di installare un rigassificatore nelle acque di Vado Ligure dipende dalla politica, come spesso accade a vari dibattiti pubblici si è creata una modalità di approccio totalmente sbagliata, in cui ci si divide in due contrapposte fazioni. Spesso i media effettuano una inutile carrellata di pareri politici, tipico esempio di questa tendenza l’incontro tenuto a Savona in data 5 ottobre 2023. Dagli ampi dibattiti (o quantomeno presunti dato che ogni relatore presenta discorsi già scritti e studiati a tavolino, senza alcune reale contradditorio) la conclusione è che si afferma apoditticamente: rigassificatore sì o rigassificatore no.
Sarebbe confortante poter scegliere tra due opzioni così semplici.
La realtà è complicata, occuparsi seriamente del rigassificatore significa anche dover compiere alcuni sforzi di attenzione e comprensione.
In data 22 aprile 2013, in occasione della sua seconda rielezione, l’allora Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, durante la seduta comune del Senato della Repubblica Italiana e della Camera dei Deputati dichiarava solennemente: “una lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità” riferito alla classe politica nazionale. Se ciò valeva allora per i nostri senatori e deputati, immaginiamoci cosa si potrebbe pensare dei politici locali
Sarebbe lungo spiegare come mai si è giunti alla decisione di collocare un rigassificatore a Vado Ligure, bisognerebbe discutere della (geo) politica energetica della Repubblica Italiana degli ultimi sessant’anni.
Prima di proseguire questo mio articolo desidero effettuare alcune precisazioni. Data la complessità delle tematiche mi limiterò ad uno specifico argomento: il rischio esplosioni causato dal rigassificatore. Cercherò di avere un approccio tecnico scientifico, quindi il più possibile neutro (esporrò i dati da me trovati secondo criteri oggettivi, per questo sarò puntiglioso nelle citazioni correndo il rischio di annoiare).
La prima domanda che si dovrebbe porre un appassionato di psicologia è la seguente: quali sono le differenze tra paura e fobia?
Risposta semplice: La fobia è il timore che occorra un evento immaginario, mentre la paura riguarda una possibilità di rischio reale. Tanto per effettuare esempi grossolani. Avere il timore di essere rapito da un ippogrifo mentre si cammina per strada è una fobia; aver paura di essere aggrediti da un piccone o un gabbiano potrebbe essere una paura. La paura dei piccioni e dei gabbiani si tramuterebbe in fobia nel caso in cui la persona si chiude in casa senza uscire. Ovviamente si valuta se una paura è una fobia a seconda anche del contesto.
Spero che dai miei esempi si capisca come molte fobie nascano da eventi veri o verosimili, a volte anche solo temuti come tali.
Il rigassificatore (in alcuni articoli riportato come FSRU Flotain Storage and Rigassification Unit = unità galleggianti di stoccaggio e rigassificatore più semplicemente nave rigassificatrice) è spesso descritto come un drago d’acciaio, un mostro marino. Da esso potrebbero sgorgare “lingue di fuoco”. Le precedenti affermazioni sono espresse in un linguaggio altamente emotivo e suggestivo che serve ad evocare paure e timori atavici. In tutte le attività e le scelte umane bisogna capire che non esiste il rischio zero, non è mai possibile una sicurezza totale e assoluta. Il rigassificatore iperstimola i nostri timori? Come mai? Forse tutto parte da una citazione di un libro di Piero Angela (notissimo divulgatore scientifico il quale assieme a Lorenzo Pinna) afferma:
Domanda: Insomma, l’energia, in qualsiasi modo prodotta, ha provocato e continua a provocare delle vere stragi.
Risposta: Purtroppo è così. E c’è da aggiungere un’ultima osservazione. Chernobyl è stato il peggior incidente teoricamente possibile in una centrale atomica. Lo scenario da incubo per qualsiasi ingegnere nucleare. Cioè la fusione del nocciolo, lo scoperchiamento del reattore, e la fuga dei composti radioattivi volatili nell’atmosfera. E’ difficile pensare a qualcosa di peggio. Per il petrolio e in particolare per il gas si possono immaginare, invece, incidenti molto peggiori di quelli terribili appena raccontati. Il peggiore scenario possibile, fortunatamente, non si è verificato e speriamo non accada mai.
Domanda: E quale sarebbe il peggiore incidente immaginabile?
Risposta: Per esempio, una grande nave metaniera, che trasporta 125 mila metri cubi di gas liquefatto a bassissima temperatura, contiene un potenziale energetico enorme. Se nelle vicinanze della costa, per un incidente, dovesse spezzarsi e rovesciare in mare il gas liquefatto, potrebbe cominciare una sequenza di eventi catastrofici. Il gas freddissimo, a contatto con l’acqua di mare, molto più calda, inizierebbe a ribollire, a evaporare e formare una pericolosa nube. Questa nube di metano evaporatori rimarrebbe più fredda e più densa dell’aria e potrebbe viaggiare sfiorando la superficie marina, spinta dal vento, verso la terraferma. Scaldandosi lentamente la nube comincerebbe a mescolarsi con l’aria. Una miscela fra il 5 e il 15 percento di metano con l’aria è esplosiva. Il resto è facilmente immaginabile. Se questa miscela gassosa, invisibile e inodore, investisse una città, qualsiasi (inevitabile) scintilla farebbe esplodere la gigantesca nube. La potenza liberata in una o più esplosioni potrebbe avvicinarsi a un megaton: un milione di tonnellate di tritolo, questa volta nell’ordine di potenza distruttiva delle bombe atomiche. Le vittime immediate potrebbero essere decine di migliaia, mentre le sostanze cancerogene sviluppate dagli enormi incendi scatenati dall’esplosione, ricadendo su aree vastissime, sarebbero inalate in “piccole dosi”, dando luogo a un numero non calcolabile, ma sicuramente alto, di morti differite nell’arco di 80 anni. Si tratta di uno scenario assolutamente improbabile, ma non impossibile.
Domanda: Terrificante. Si può immaginar qualcosa di peggio o questo è lo scenario da incubo finale?
Risposta: Quello della metaniera, che si spezza vicino alla costa, viene definito il peggior scenario “energetico” possibile. Cioè l’incidente più catastrofico immaginabile fra tutte le fonti energetiche.
Brano tratto da: ANGELA, Piero; PINNA, Lorenzo (2007) La sfida del secolo. Energia. 200 domande sul futuro dei nostri figli. Mondadori, Milano pagina 99
Uno scenario davvero catastrofico, non c’è che dire. Io però mi soffermerei sulla frase “Si tratta di uno scenario assolutamente improbabile, ma non impossibile.” Un articolo di Paltrinieri Nicola, Tiugnoli Alessandro, Cozzani Valerio Hazard identification for innovativi LGN regasification tecnologies 2014 [traduzione del titolo: identificazione del rischio relativa a impianti di rigassificazione GNL] stima il rischio con 1 probabilità su 35.000 (la cifra è una mia dozzinale approssimazione), quelli esattamente riportati sono valori presenti nella seguente “forbice”: frequenza di 0,0000272 e 0,0000411.
La probabilità è ampiamente al di sotto di ciò che si chiama ALRP = as low as reasanobly practice = livello di accettazione.
Tanto per fare un esempio più semplice la probabilità di essere colpiti da un fulmine è di 1 su 3000.
Nell’articolo di Paltriniei et alii sono anche elencati 10 incidenti a partire dal 1944 fino al 2004 relativi al LGN (Liquefied natural gas) in inglese, GNL gas naturale liquefatto. Va precisato che la tecnologia utilizzata a Savona è in uso dal 2005, quindi la SNALS potrebbe giustamente replicare che la modalità degli incidenti citati non sono del tutto paragonabili al rigassificatore presente a Vado Ligure.
Come ho già scritto in precedenza non mi occuperò in questo mio articolo dell’impatto ambientale che potrebbe avere il rigassificatore, lascio questo compito ad altri, augurandomi che anche il futuro dibattito pubblico possa basarsi sulla responsabilità e serietà dei soggetti coinvolti.
Sorprende che chi abbia intenzione di collocare un rigassificatore non discuta pubblicamente i dati con trasparenza.
Chi desidera porre quesiti od esprimere osservazioni può scrivere al seguente indirizzo email: liberamenteeco@gmail.com