L’ultimo 31 di agosto è stata una giornata tragica sul fronte del lavoro in Italia ed uno schiaffo ai valori della dignità, dei diritti e della vita.
Nel corso di una sola giornata, le Agenzie di stampa hanno scandito le strazianti notizie di ben 8 morti bianche sul lavoro a Brandizzo, Opera, Piacenza e Castel di Sangro.
Cambiano i Governi, ma non cambia la tragedia dei morti sul lavoro.
22 34 43 49 52 non sono i numeri di una qualche stringa dell’Enalotto, ma le diverse età delle povere 5 vittime in quel di Brandizzo; una strage annunciata che aggiunge sconcerto, indignazione, rabbia, lacrime e dolore alla lunga Lista della “Spoon River” dell’Italia fondata sul Lavoro.
È normale? È il destino? Fatalità? Errore umano?No e ancora No!
Sono, soprattutto lavoratori (italiani e non) del ciclo in progress degli appalti che lasciano la vita per l’allentamento delle misure di sicurezza del lavoro e della prevenzione; e per l’aggravamento delle condizioni materiali della prestazione indotto dalla costante ricerca dei minori costi del Sistema delle Imprese nelle gare “al ribasso” della catena infinita degli appalti.
Aggiungete il basso livello di guardia dei controlli pubblici e il frazionamento del sistema produttivo, trasportistico, logistico e distributivo che, spesso, rappresentano monadi o atomi non comunicanti come pare confermato a Brandizzo dalla inchiesta della Procura della Repubblica (procedure non rispettate, comunicazione placet inizio lavori mai arrivata) e…tirate le somme della insopportabile tragedia nazionale.
Le morti sul lavoro sono una costante storica della evoluzione e della crescita economica e industriale dei diversi Paesi, ma oggi hanno raggiunto punte di iceberg davvero non più sopportabili per intensità e impatto sociale.
Già nel 1936, in una inchiesta sulle miniere inglesi, George Orwell, le etichettò come “una guerra minore”.
Il Magistrato Guido Giordano, già Presidente dell’Ispettorato del Lavoro, parla di “crimini di pace”.
Colpisce il parallelo con la Guerra, ieri come oggi, perché di vittime innocenti di una surrettizia guerra, pur sempre si tratta.
Le recenti statistiche confermano i trend in ascesa e sanzionano una media di quasi 3 morti al giorno per 365 giorni, H24!
Nei primi sette mesi del 2023 sono 559 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 430 in occasione di lavoro (+4,4% rispetto a luglio 2022) e 129 in itinere (-17,8% rispetto a luglio 2022). Ancora, alla Lombardia va la maglia nera per il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (74). Seguono Veneto (40), Lazio (36), Campania e Piemonte (33), Emilia Romagna (31), Puglia (29), Sicilia (26), Toscana (21), Abruzzo (16), Marche (14), Umbria e Calabria (13), Friuli Venezia Giulia (12), Trentino Alto Adige e Liguria (11), Sardegna (10), Basilicata (5) e Valle d’Aosta e Molise (1). Nei primi sette mesi del 2023 è sempre il settore Trasporti e Magazzinaggio a registrare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 61. Ed è seguito dalle Costruzioni (58), dalle Attività Manifatturiere (51) e dal Commercio (32). È quanto emerge dall’ultima indagine dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering.
Fatto il giro di boa del 2023, le proiezioni statistiche descrivono un panorama a dir poco sconfortante. Ed è avvilente constatare, per chi come noi si occupa da 14 anni di monitorare quotidianamente l’emergenza, – commenta Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre – come la situazione non accenni in alcun modo a migliorare. Anzi, come nel caso delle morti in occasione di lavoro, lo scenario diventa di mese in mese più critico con un incremento rispetto allo scorso anno del 4,4%”.
La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (154 su un totale di 430). Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro da gennaio a luglio 2023 sono 25, mentre 14 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro. Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 79, mentre sono 24 quelli deceduti a causa di un infortunio in itinere. Gli stranieri registrano 33,3 morti ogni milione di occupati, contro i 16,9 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati.
L’Osservatorio indipendente di Bologna, che censisce tutti gli infortuni mortali (e non solo quelli dei lavoratori assicurati con l’Inail, ma compresi quelli «in nero») ne ha contati, invece, 610 dal primo gennaio al 28 agosto. Si tratta di una statistica spaventosa, benché non ufficiale.
La recente ultima strage di Brandizzo con i 5 operai morti e le parole immediatamente pronunciate dal presidente della repubblica Sergio Mattarella hanno riportato in primo piano un problema che si ripropone con cadenza quotidiana e a cui purtroppo si fa l’abitudine. Eppure non si tratta di “incidenti” ma di veri e propri “omicidi dolosi” e al minimo preterintenzionali. Che il Signore li abbia in gloria!
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Il lavoro e le morti sul lavoro
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