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IL LICEO DEL MADE IN ITALY, UN MERAVGLIOSO OSSIMORO

Come il matrimonio tra una neo lingua burocratica ed una presunta modernità generi mostri

Con il DDL Made in Italy del 31 maggio 2023, il governo ha rinominato il Ministero della Pubblica Istruzione o ciò che ne è rimasto con la nuova dicitura di MIM (Ministero per l’Istruzione ed il Merito) ed ha altresì creato il liceo del made in Italy.

Il decreto di legge prevede altre disposizioni per la tutela del made in Italy; il mio articolo si limiterà solo alle due disposizioni sopracitate.

Relativamente al MIM, invito i lettori a guardare bene il logo: no comment.

Ormai vari governi sono passati alla cronaca solo per aver modificato le denominazioni: operatore ecologico per spazzino, ATA (assistente tecnico ausiliario) per bidello, OSS (operatore socio sanitario) per l’attività lavorativa che in passato consisteva nell’aiuto infermiere o infermiere ausiliario. Risulta evidente a tutti come i vocaboli storici (bidello, infermiere ausiliario, spazzino) siano più semplici e aderenti alla realtà, le nuove diciture confondono gettando fumo negli occhi. Sono sicuramente una novità, forse addirittura un’innovazione, ma solo nominale. Fortunatamente si è creata una specie di scissione: bidello, spazzino, preside (alias dirigente scolastico) sono vocaboli utilizzati nel quotidiano nonostante la loro inadeguatezza legislativa.

Ci sarebbe molto da scrivere riguardo al nuovo MIM; evito di soffermarmi sulla sua storia ed evoluzione, ricordo solo che il Ministero dell’Istruzione fu creato da Cavour con la dicitura di Ministero della Pubblica Istruzione del Regno d’Italia nel 1861, per poi cambiare circa sei volte il nome nei successivi cento sessantadue anni.

Dopo aver dedicato fin troppo spazio al MIM, tratterò del liceo del made in Italy. A mio avviso sarebbe da chiarire cosa si intende per made in Italy. I lettori mi risponderanno, i prodotti italiani, quelli fatti in Italia, ovviamente. Per quel che mi riguarda nutro sempre alcune perplessità al riguardo. Non ho nulla contro il marketing e nei confronti di persone che vendono esperienze e sensazioni inserendole in apposite narrazioni. Lavoro legittimo e nobile. Sorprende riscontrare come qualcuno possa mai cadere in questa trappola da illusionista o da piazzista da fiera paesana.

Per made in Italy generalmente si intendono quattro tradizionali settori: moda, cibo, arredamento e meccanica, noti come le cosiddette quattro A: automobili, agroalimentare arredamento, abbigliamento.

I primordi del made in Italy risalgono già al 1926, ma lo sviluppo pieno è avvenuto negli anni’ 80, in parte grazie anche vittoria nei campionati di calcio del 1982.

Come già scritto bisognerebbe ben chiarire cosa si intenda mai per made in Italy, ma se con questa dicitura anglofona intendiamo dire che il prodotto è totalmente fatto in Italia, ciò è solo una pura illusione, spiegherò la ragione della mia affermazione tramite alcuni significativi esempi.

Una macchina (automobile endotermica) è composta da circa tremila parti, siamo sicuri che tutte le componenti siano prodotte in Italia? Una macchina “tedesca” possiede circa un 20% di componenti “italiane”, ma come spero di aver illustrato ogni automobile è sostanzialmente un prodotto cosmopolita.

Molti alimenti, base della nostra tradizione contengono cioccolato, prodotto che si ottiene dalla lavorazione del cacao. Vorrei tanto che qualcuno mi indicasse una piantagione di cacao presente in Italia.

Occupiamoci ora del più clamoroso rappresentante del made in Italy: la pizza. Il grano con cui si produce la farina proviene attualmente per la maggior parte dal Canada, Il pomodoro è una pianta di origine americana. Intrigante la storia (o narrazione che dir si voglia) della pizza Margherita, cucinata per la prima volta durante la visita della coppia reale a Napoli nel 1889, ma questo è solo buon marketing, insomma più semplicemente è falso.

Ricordo che l’Italia non ha abbastanza piantagioni per avere autonomia nella produzione del grano, idem per l’olio di oliva, le nostre coltivazione non bastano per imbottigliare tutto l’olio necessario alla penisola. Idem per i formaggi e il latte necessario per la loro lavorazione. Molti forse si stupiranno, ma gran parte delle cagliate o del latte proviene dalla Germania. Se vogliamo invece soffermarci sul caffè, altro prodotto tipico della nostra tradizione, chi saprebbe dire dove si trova una piantagione in Italia?

Dedichiamoci ora al settore dell’abbigliamento, marchi (brand se si vuole utilizzare temine inglese) italiani sono spesso prodotti in Asia o in altri paesi a basso costo di manodopera, inoltre quante piantagioni di cotone esistono in Italia? Quindi con made in Italy cosa intendiamo mai?

Ricordo che l’Italia o quantomeno il suo regno nacque nel 1861 (proclamazione del regno d’Italia), prima di quella data a mio avviso è antistorico reclamare qualsiasi tipo di made in Italy, le varie tradizioni secolari sono davvero tutte quantomeno inventate.

Abbiamo utilizzato simboli dell’Italia come Il David di Michelangelo e il Colosseo presente a Roma. Possiamo ben dire che non li abbiamo creati noi italiani, ma ereditati e fatti nostri. Il Colosseo esprime la grandezza dell’impero romano, un anfiteatro costruito per i giochi circensi, mentre il David è un capolavoro che rappresenta la repubblica fiorentina del 1500.

Il liceo è sostanzialmente la scuola fondata da Aristotele nei pressi di Atene. Nella modernità si è utilizzato questo vocabolo per indicare la sede degli studi umanistici, in particolare in Francia e Germania. Modificato o ammodernato che dir si voglia dai francesi, specie da Napoleone. Il liceo diventò il pilastro del sistema educativo italiano con la riforma Gentile (1923). Nel malandato mondo scolastico italiano l’attuale liceo scientifico (variazione e modificazione del liceo classico), sembra essere la scuola superiore che attiri la maggioranza degli alunni.

Fino ad un recente passato le scuole formavano studenti in grado di leggere, scrivere e far di conto. Oggi si definirebbero obiettivi didattici semplici. Uno studente moderno dell’anno scolastico 2022/2023 presenta un curriculum formativo in cui sono descritte le famose CAC (conoscenze, abilità, competenze) inserite in un apprendimento di tipo trasversale e transdisciplinare, acquisite anche tramite PTCO (percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, per utilizzare termini più chiari a tutti l’ex alternanza scuola lavoro).

Sfido chiunque non sia addetto al mondo della scuola a capire cosa sappiano mai fare gli studenti moderni, nonostante termini roboanti utilizzati nelle dichiarazioni la realtà risulta drammatica. Alcuni studenti sono deceduti o hanno riportato ferite gravi durante le esperienze PTCO, Altri invece hanno semplicemente deciso di accoltellare i propri docenti, come riportato dalle cronache di pochi giorni orsono.

Scopo di un qualsiasi liceo dovrebbe essere quello di contribuire a creare una mentalità critica. Se i neo licei del made in Italy saranno dotati di validi insegnanti, in pochi mesi i loro alunni dovrebbero comprendere che l’unica soluzione possibile consista nell’abbandonare o cambiare indirizzo. Questa scelta andrebbe effettuata tassativamente entro il 15 marzo dell’anno 2024.

La data da me scelta non è casuale poiché nonostante le molte riforme scolastiche della Repubblica Italiana (Berlinguer, Moratti, Gelmini, Renzi; sicuramente ne scordo qualcuna), il R.D. 653/1925, (R.D sta per Regio Decreto) tuttora vigente, regola la materia del ritiro scolastico.

Dal mio articolo si è capito come nutra poche aspettative nei confronti della politica. Mi auguro solo che nei prossimi due anni non si voglia giungere al centenario del R.D 653/1925.

Chi desidera porre quesiti od esprimere osservazioni può scrivere al seguente indirizzo email: liberamenteeco@gmail.com

 

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