Il ritorno di numerose fiere, in particolare alcune di ampia portata, come nella fine settimana di Pasqua, ha coinvolto Godiasco, Santa Maria della versa e il paese, in aperta campagna, a confine tra l’Oltrepò Pavese e la Lomellina, Bastida Pancarana. Nella frazione di Piancarani, consiglio una sosta nella trattoria di Claudia Rossi, che offre i piatti del territorio, con la cuoca Federica, nonché la simpatica figlia, e serate di musica live e karaoke.
Storica, la cui vetrina esprime già da sola la passione per l’alta moda, è la boutique di Marioncini, che, in questi giorni, offriva anche qualche informazioni e loghi adesivi, in merito alla fiera.
Piccini, adolescenti e adulti, con l’occasione di controllare i più piccoli, sulle giostre, che sono di vario genere, affiancate da banchi in cui sfidare le proprie abilità, ricevendo un premio, qualche bancarelle con leccornie, prima di avvicinarsi a quelle generiche, dagli hobby, ai prodotti del territorio, allo sport e alla conoscenza di artisti locali.
Mi soffermo in quella di un’azienda agricola, nella quale il suo titolare, Mauro Varolo, dal 2018, decide di modificare il proprio futuro, giungendo dalla provincia di Milano a quella di Pavia, in particolare in Oltrepò, a Godiasco, in una via non lontana da Rocca Susella, il luogo in cui sorge la Pieve di San Zaccaria. Mauro partecipa anche alle fiere, come in questo caso, e mi racconta della duplice esperienza più che positiva a Rivanazzano: sia nella fiera d’autunno sia, in quella più recente, di primavera, numerosi visitatori sono già stati accolti. Le previsioni iniziano mostrare l’impegno di moltissimi varzesi e non solo. Mauro ha l’occasione di far meglio conoscere la sua attività, in queste occasioni di contatto con il pubblico: venditore di birra, prodotta a chilometro zero, in ogni suo elemento, in particolare il luppolo, ma anche di miele egli gestisce un apiario e auspicando il prima possibile di poter ospitare anche famiglie e studiosi, che effettuino ricerche sulle coltivazioni di quest’area, che ha molto da offrire.
Nella sua breve carriera. in questo ambito. Può sentirsi soddisfatto nell’ essere già selezionato come rappresentante dell’area dell’ Oltrepò, in un progetto dell’Ersaf: con altre sette aziende agricole, esamina la produzione del luppolo, uno degli ingredienti base, come appena accennato, della birra.
Il giovane imprenditore vuole evidenziare che gli ingredienti sono selezionati con l’attenzione all’ambito biologico, seguendo le regole più severe, come l’assenza di pesticidi, che ambiscano all’amore per la natura.
Azienda a parte, potete incontrare Mauro, con la sua nuova spillatrice, a Cremona, il 28 maggio, e a Codevilla, il 18 giugno. Il modo in cui accoglie le persone è sinonimo di quanto ami il territorio, in particolare questa sua piacevole rinascita nella tranquillità delle colline, non rinnegando le proprie origini, già, in parte, agresti.
Il Comune ha anche invitato un’artista, che non ama etichettarsi in questo ruolo, ma il suo talento è come se avesse coltivato questa inclinazione da sempre: Giovanna Tacconi.
Si stupisce quando le accenno di un’intervista. Mi piace conoscere anche chi, non del settore nel modo “accademico”, esprime la sua essenza. Le sue origini sono vicine alle mie: lei è nata e cresciuta a Bressana Argine, nel Basso Oltrepò, frazione di Bressana Bottarone, sosta turistica, poiché la presenza di una chiesa, “Barocco non lezioso”, definizione della pittrice, e di un castello, gestito dal Fondo Ambiente Italiano ne motivano un profilo suggestivo.
Giovanna è un ex- insegnante di Lettere, molto raffinata, dall’aspetto giovanile e da una modo di porsi che presenta un lato vivace e riservato al tempo stesso. Si definisce un “animale domestico”, dopo molti anni trascorsi a 360 °, con giovani studenti. È riuscita anche a far recitare gli studenti del suo indirizzo, ragioneria, presso l’istituto superiore Baratta, di Voghera. Una molteplicità di generazioni, disponibili a sfidare le proprie abilità, con la guida della professoressa, che sapeva come insegnare loro, già molti anni fa, con un metodo alla Montessori: imparare, divertendosi!
Molti sono gli aneddoti da raccontare e scopro anche dell’esistenza di una compagnia teatrale, “La Compagnia del Gelindo”, che ha recitato dal 1994 al 2003, una rappresentazione singolare della Natività, con protagonista il pastore Gelindo e la famiglia. Il pastore, a differenza degli abiti preparati seguendo i canoni di quegli anni, indossa uno stile, rimasto immutato lungo i secoli.
Uno scoop, al quale anche la Biblioteca dell’università di Pavia ha chiesto testimonianze, è il ruolo che ha recitato persino il celebre, ricordato in questi giorni all’Università di Pavia, con le date della presentazione di un libro biografico, Mino Milani, in veste da “polentaio” e, l’anno seguente, anche della moglie, Antonella. Le si illuminano gli occhi, quando racconta delle origini, che, in parte poliedriche, ma riunite nella sua “Repubblica umanistica”.
L’arte è una sua passione da sempre ed è riemersa, da quando è in pensione e ha maggior tempo libero. “Dipingere”, secondo la sua opinione, significa rappresentare sulla tela, in particolare con la pittura ad olio, le parole e le scene che vorrebbe udire e osservare, quando riflette, eliminando dalla sua anima, che trasmette e cerca pace, quelle che le offuscano la mente.
I suoi quadri, le cui cornici sono molto costose (“le tele non costano meno delle stampe”, citando l’analogico e il digitale), regalano una sensazione di benessere, in un tempo difficile come questo. Quando sembrava che la chiacchierata volgesse al termine, Giovanna, quasi in silenzio, mi avvisa che è in pubblicazione un altro libro delle sue poesie: ne parla meno volentieri, non perché non le piacciono, anzi è una sua scelta, l’aspetto che oscura quel volto raggiante, è che confida quanto dolore, come fossero un diario segreto, possa rivelarsi nelle sue poesie: lì, non riesce a esprimere quello che ambirebbe! La sua parte migliore riesce ad aprirla solamente con i pennelli e quando iniziò ad approcciarsi a questo ambito, come le ricorda una visitatrice, ritraeva le persone con la tecnica del carboncino; oggi, invece, preferisce dedicarsi alle distese dei campi di grano, in particolare nelle stagioni primaverili ed estive, rappresentandone i dettagli, con le fanciulle, quasi in movimento.
Quando rappresenta gli elementi naturali, segue la corrente artistica dei Macchiaioli, poiché, in molte sue tele, sono presenti tocchi di pennello, dalle varie dimensioni, che, osservate da lontano, è come se il dipinto avesse pennellate intere.
Le chiedo a quanto ammonta un suo quadro; lei mi sorride e afferma che, in realtà, non sono in vendita, però se qualcuno fosse interessato, se ne potrebbe parlare. Lei conserva l’arte come un’oasi di pace con sé stessa, soprattutto quando ha sofferto a causa della salute fisica, che non le ha giovato al morale. Gli affetti, tra cui il marito presente e attivo nell’allestimento della sala, possono offrire molto, però occorre anche ascoltare il proprio Io interiore. I suoi strumenti di lavoro le consentono di raffigurare quello che lei vorrebbe vedere e che, penso, non dispiaccia anche a noi.