Un caso, un incontro, una chiacchiera tra conoscenze e al Mogàn Ristopub di Lungavilla, luogo ormai di relazioni professionali e di intrattenimento, ho l’onore di intervistare il duo Arcaica: Veronica Cagnani e Matteo Pollina sono giovani artisti, che, sin da bambini, hanno avuto a che fare con l’ambito musicale.
L’intervista si è svolta in modo informale e accompagnata da quei gustosi appetizer che preparano gli splendidi Beatrice e Davide.
Esordienti, il duo ha già mostrato il loro talento, risultato di studi, più o meno recenti, e di un impegno preso in modo costante, consapevoli che questa professione rapisce molto tempo libero e cantare, anche quando si è competenti, non è un gioco. Ci si deve anche svagare, ma, in quel momento, anche quando registi un nuovo brano, deve quasi porsi come un sostituto della propria mente.
Veronica, dal 2012, Matteo, dal 2016, decidono di avviare un concreto percorso nella musica, con una formazione ad hoc, con la frequentazione della scuola “Arte & Musica”, seguiti dall’insegnante di canto, Mariangela Lontani, e anche da Samantha Milanesi, che impartisce lezioni di danza, non pensando che, in breve tempo, si sarebbero incontrati e, nel 2021, i loro nomi sarebbero diventati un unico nome, che avrebbe attirato l’attenzione di produttori, da molte parti d’Italia e, in futuro, perché anche non all’estero? Testi in inglese li hanno pubblicati e alcuni sono già nelle loro poliedriche menti.
Un’enorme soddisfazione la ricevono nell’aver preso parte, con applausi e sguardi che esprimono molto più che parole, a una masterclass con la conseguente esibizione, in un musical, diretto da un grande regista russo: in soli otto giorni, egli ha insegnato secondo la sua tecnica, severa ed efficace, come presentare, ad alti livelli, “Il Gabbiano”, celebre produzione di Checov.
L’esser stati scelti da parte della loro docente di danza, indirizzati dalla collega di Parma, che già conosceva il regista, ha quasi ufficializzato la decisione di un progetto musicale insieme.
Quasi più “grandi” della loro età, poiché, sin da bambini, impegnati in più ambiti, comprendono che “essere colleghi” è riduttivo: la loro frequentazione sta assumendo un nuovo e romantico significato. Il loro veicolo con il quale comunicano in un modo personale è la musica, che li ha condotti, con la loro manager, Viviana Rossi, dell’agenzia Stardust di Bergamo, e un suo amico, Mirko Ferdenzi, musicista professionista presso FM studio, al Festival di Sanremo, non come ospiti e nemmeno come pubblico, ma sono stati a contatto con potenziali cantanti, la stampa e qualche ospite di rilievo, esibendosi in locali, con il sottofondo che più amiamo: gli anni Ottanta.
Matteo mi confessa che i Queen, Céline Dion, Madonna e molti altri sono stati i suoi primi “docenti”, mentre Veronica, corista in un gruppo parrocchiale, seguito da insegnanti di un certo livello, in provincia di Piacenza, è più orientata al genere soul e R&B, non che non abbia un’anima pop, però la integra l’anima psichedelica di Matteo.
Come accennato prima, i due ragazzi “producono” le loro canzoni, redigendo loro il testo, nel quale emergono le loro inclinazioni, come se compissero un viaggio personale e convogliassero emozioni e sentimento, il cui significato è molteplice e il pubblico lo può indagare, anche nel proprio Io. Le loro voci e la loro gestualità li potete valutare sia in una performance dal vivo, sia in formati digitali. Non credo vi possiate immaginare quello che hanno da offrire, essendo emergenti: la suspance della mia riflessione la completate voi!
Qualche immagine, tratta dal loro book fotografico, la cui autrice è Estefania Lilibeth Albares, fotografa che possiede un proprio istituto, IF, a Milano, e lavora anche a Piacenza, città nella quale vive.
e riprese del videomaker, Marco Piacca