Strana la storia com’è strana la vita! Il 23 marzo 2002, il mio amico, cum panis Leader indiscusso della Grande CGIL a conclusione della più partecipata Manifestazione Sindacale del Mondo Libero con 3 milioni di persone stipate nell’enorme Catino del Circo Massimo a Roma, conclude con un eccellente comizio e costringe il Governo Berlusconi in carica a ritirare il provvedimento di abolizione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori damblè sic et simpliciter .
Ex ante ed ex post il 23 marzo 2002, il mio intimo amico Sergio Cofferati (abbiamo lavorato assieme fianco a fianco per 13 lunghi anni dal 1977 al 1990) era, di fatto, il più potente indiscusso Leader sindacale italiano europeo e forse anche mondiale ed era il maggiore oppositore di Berlusconi e il vero Capo della Opposizione.
Eppure pochi sanno (ed io la penso esattamente cosi) che Sergio Cofferati al culmine della sua stagione di Potere e di Leadership (quasi un monarca assoluto in CGIL e nel PCI /PDS del post Occhetto) iniziò il suo destino di discesa sino al limbo della “irrilevanza” in cui egli oggi si trova nella sua casa genovese sia pur con una Pensione ben retribuita.
Sergio Cofferati dal 2002, dopo il Circo Massimo, ha sbagliato tutte le mosse in un crescendo di disastri personali, umani, politici e sindacali.
Sono tra i pochi che sono stato onesto con Lui e gli ho rimproverato di persona e pubblicamente i suoi errori strategici, i suoi voli pindarici e le sue tristi derive populiste e sinistroidi senza pudore e rispetto della sua limpida storia riformista e delle sue profonde convinzioni socialiste e democratiche; e così nella dialettica cruda politica e personale abbiamo rotto ogni relazione anche amicale.
Era stato il mio Maestro, oggi è un qualsiasi parvenu, nel senso letterale del termine di “Persona arricchita rapidamente, che, pur affettando presuntuosamente una certa distinzione, conserva almeno in parte i modi e la mentalità della condizione sociale precedente.”
Sergio Cofferati era la mia stella polare e il mio paradigma sindacale e politico, eravamo “amantes” delle stesse fonti e radici socialiste e riformiste (allora si diceva miglioriste con a Capo l’oggi Presidente Emerito Giorgio Napolitano).
Era il 28 febbraio 1986. A Roma si apriva l’XI Congresso nazionale della Cgil. L’ultimo per Luciano Lama che aveva guidato la Confederazione per sedici anni. “Ci sono radici che non si possono sradicare. Voi per me siete quella radice” disse a noi compagne e compagni Delegati che lo ascoltavamo commossi; Ci ringraziò per avergli “offerto una vita piena, una causa grande, una ragione giusta”.
Ma soprattutto ci incitò: “Non abbiate mai paura delle novità, non rifiutate la realtà perché vi presenta incognite nuove e non corrisponde a schemi tradizionali, comodi ma ingannevoli, non rinunciate alle vostre idee almeno finché non ne riconoscete altre migliori!”
Dopo la relazione di Lama, Sergio Cofferati chiamò me e l’allora Segretario Generale dei Chimici CGIL oggi On. Prof. Giuliano Cazzola (lo chiamo a testimoniare i fatti che andrò per la prima volta a raccontare).
Sergio Cofferati, comunista come me, nel 1986 era il Segretario generale aggiunto dei Chimici CGIL e, quindi il Vice di Giuliano (Socialista).
Pranzammo in tre al Ristorante Casa Novecento dell’Eur poco distante dal Palazzo dei Congressi; il centro della nostra discussione tra il serio e il faceto era il futuro della CGIL senza Lama e la scommessa su Chi sarebbe stato il nuovo Segretario Generale della CGIL; perdemmo tutti e tre perché nessuno di Noi aveva puntato un dollaro bucato su Antonio Pizzinato che eletto nel 1986 resse come Segretario Generale la CGIL fino al 1988: due anni da incubo prima dell’arrivo di Bruno Trentin, dal 29 novembre 1988 al 29 giugno 1994.
Quindi Trentin successe al Giovanni Paolo I (rosso fuoco) Pizzinato e Sergio Cofferati succedette a Trentin nel 1994 rimanendo in carica sino al 20 settembre 2002.
Tra me, Giuliano e Sergio c’era una empatia assai alta e una attitudine a scherzare sulle nostre debolezze umane, i tanti vizi di una vita senza orari borderline e le poche virtù che ci rendevano speciali, sodali e complici.
Sergio era per noi “il violino di Cremona” che non sgarra mai, il predestinato, l’uomo che non deve chiedere mai!
Giuliano era il Filosofo ma, soprattutto l’uomo del Diritto e della Giurisprudenza del Lavoro e l’esperto più competente di tutti in Italia sulle politiche previdenziali e delle pensioni; ed era la competenza fattasi materia sulle nuove tematiche che allora prenderanno forma: bilateralità, welfare aziendale, fondi comuni e previdenza integrativa.
Io ero il loro figlioccio, la giovane promessa che coltivavano assieme per riportarmi a Roma (ho sempre risposto Niet, non possumus).
Gli sfottò erano ripetuti ma simpatici; Sergio Cofferati era il Cinese o Tex Willer; Giuliano Cazzola era Balanzone, il più conosciuto dei personaggi tradizionali del Carnevale dell’Emilia Romagna. Di aspetto gaudente e fisico robusto – per non dire grasso, come “grassa” è la sua Bologna – Balanzone rappresenta la più antica Università che ha procurato alla città l’appellativo di “dotta “, così era ed è Giuliano: corto, grasso e colto!
Io ero “il carissimo Bruno” perché costavo troppo alla CGIL ligure usando tutti i santissimi giorni l’autovettura prima da Cervo Ligure dove abitavo nella splendida Viĺla tra gli Ulivi della mia Compagna di allora Dott.ssa Ornella Arimondo, oggi….. Docente Universitaria (Ahimè alla Sapienza di Roma, pensate voi al Destino…visto che Io sono venuto qui in Liguria da Roma nel 1977 per amore di Lei), oggi Leghista, Capo di Gabinetto del Ministro dell’agricoltura e membro permanente italiano nel Board della FAO) E poi viaggiando da Millesimo a Genova andata e ritorno.
Quindi Sergìo mi chiamava “carissimo” e per Giuliano ero “Il Kant Rosso” perché era rimasto folgorato da una mia Relazione al Congresso Regionale Ligure dei Chimici CGIL citando 3 volte Kant e la Critica della Ragion Pura che..francamente (oggi lo posso confessare) con l’Acna di Cengio, con la 3M Italia o con la Stoppani ci entrava come i Cavoli a merenda: era solo un esercizio retorico e un pochino autocelebrativo del mio arcinoto Egotismo e amore di sé come direbbero i miei severi Critici.
Ecco in quel pranzo a tre del 1986 io serissimo predissi a Sergio Cofferati che un giorno, più presto che poi, sarebbe diventato uno dei successori di Luciano Lama e uno degli Uomini più potenti e prestigiosi della Opposizione riformista in Italia e in Europa: ci azzeccai in toto al netto del Riformismo.
Lui (come solo Lui sa fare) alzò la mano destra e la posò riflessivo sul mento barbuto, alzò gli occhi di stampo cinese e mi, ci regalò: “ Ti sbagli carissimo, io non vedo l’ora di lasciare la CGIL, tornare a lavorare in Pirelli e candidarmi a fare il Sindaco di Cremona, la mia Città! Uno di Voi Due potrebbe concorrere, ma non io”.
Giuliano non gli lasciò scampo e di rimando “Volevi dire Sindaco di Milano? Ma la vedo dura con Albertini”.
Sergio abbozzò un sorriso! Giuliano lo aveva steso!
Cosa è successo poi è arcinoto: Sergio Cofferati, dopo i regni di Pizzinato e Trentin viene eletto Segretario Generale della Cgil il 29 giugno 1994 e la diresse con piglio, intelligenza e fermezza o meglio gramsciana autorevolezza sino al settembre 2002.
Quanta strada ha fatto il Cinese! Nato a Sesto ed Uniti, Cremona, nel 1948.
Tecnico alla Pirelli Bicocca di Milano dal 1969, iniziò l’attività sindacale nel 1974 come delegato di fabbrica. L’anno successivo entrò a far parte della segreteria milanese del sindacato chimici (Federazione italiana lavoratori chimici e affini, FILCEA), di cui, divenuto dirigente nazionale (1978), fu eletto segretario generale nel 1988. Membro della segreteria nazionale della CGIL dal 1990, dal giugno 1994 al settembre 2002 ricoprì la carica di segretario generale.
Durante la sua direzione la CGIL proseguì il dialogo con le forze istituzionali e imprenditoriali ribadendo tuttavia la centralità del sindacato, quale soggetto di rappresentanza autonoma dei lavoratori, nella definizione delle politiche sociali ed economiche del paese.
Promosse, quindi, una ferma opposizione alle proposte di tagli alla spesa sociale avanzate dal governo Berlusconi (maggio 1994-gennaio 1995) e raggiunse un accordo con i successivi governi Dini (gennaio. 1995-maggio 1996) e Prodi (maggio 1996-ott. 1998) sui temi della previdenza. Nel corso del suo mandato si fece interprete delle riserve della CGIL rispetto ad alcune proposte economiche e fiscali, avanzate dai governi di centrosinistra, ai quali il sindacato ha sollecitato interventi strutturali per sostenere lo sviluppo e l’occupazione, soprattutto nel Mezzogiorno, mostrandosi nello stesso tempo disponibile a una maggiore flessibilità del lavoro nelle aziende e a una più articolata politica contrattuale. Dopo la formazione del governo Berlusconi (giugno 2001) ribadì con forza l’opposizione della Confederazione verso una riduzione della spesa sociale e una incontrollata liberalizzazione del mercato del lavoro. Negli anni della sua direzione, la CGIL rivolse un’attenzione crescente anche al lavoro interinale e agli immigrati. Al termine del mandato, tornò a lavorare alla Pirelli per qualche mese (o giorno: più maquillage che sostanza Signora mia…)
Nel giugno 2004 venne eletto sindaco di Bologna, supportato da una coalizione che univa le forze dell’Ulivo, dell’Italia dei Valori e di una nutrita rappresentanza del mondo dell’associazionismo e dei movimenti, carica che ricoprì fino al 2009, anno in cui venne eletto al Parlamento europeo nelle fila del PD, rieletto nel 2014. Nel 2015 si è presentato alle primarie del PD per l’elezione del Presidente della Regione Liguria, vinte da Raffaella Paita, e dopo aver denunciato delle irregolarità ha abbandonato il PD, ma non il comodo Seggio Parlamentare di Bruxelles.
Successivamente è stato tra i promotori della formazione politica Sinistra italiana. Nel 2018 è stato candidato alla Camera dei deputati nella lista di Liberi e uguali, non risultando eletto.
Vive in pace e benessere a Genova con la seconda giovane moglie e il secondo figlio maschio ormai giovanotto.
Questo è stato ed è il mio intenso rapporto con l’uomo e il leader politico “annunciato e mancato” Serghey Cinese Tex Cofferati .
Un grande affetto ex ante e in itinere e la più grande delusione ex Post.
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Il 23 marzo 2022 si chiude un ciclo della storia della Cgil
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