Conosco personalmente Elly Schlein dal lontano 2013 ai tempi di “occupy PD”, una sorta di fenomeno giovanile di sinistra che imitava i cosiddetti “indignados” spagnoli. Elly si è presa a quel tempo la scena politica a 28 anni, già laureata all’Alma Mater di Bologna e già nota sotto i riflettori della Politica emiliano romagnola.
Faceva, già allora, notizia la novità della sua identità, delle sue origini benestanti e del suo “modello di vita” così distante dai giovani rappresentati e cosi segnati dalla precarietà del lavoro e dalle criticità degli studi e del percorso universitario dei “fuorisede” dell’università di Bologna. Elly non è un under dog, è cresciuta nel benessere ed è stata premiata politicamente dal manuale Cencelli del Pd, come Leaderina della corrente del suo mentore (‘ex On. Pippo Civati), guadagnandosi un Seggio nel Parlamento Europeo nel 2014; un seggio che terrà ben stretto anche quando si dimetterà dal PD seguendo l’avventura politica di Pippo Civati che dopo una notte d’estate da “giovane fenomeno predestinato” (in coppia con Matteo Renzi) passerà allo status di “prodigio illusorio” declinato verso il nulla cosmico e verso il più triste dimenticatoio. Elly Schlein, all’anagrafe Elena Ethel Schlein, è una deputata italiana con cittadinanza statunitense naturalizzata svizzera e dal 27 febbraio è il nuovo Segretario Generale del PD. Dopo Veltroni, Franceschini, Bersani, Renzi, Martina e le reggenze di Epifani e Orfini, Zingaretti, Enrico Letta, Elly Schlein è la 10ma Segretaria del PD; la più giovane in assoluto e la prima donna ad assumere un siffatto incarico. Chi scrive non ha nessun pregiudizio per la sua “diversità” e, tantomeno, alcuna pregiudiziale sulle sue legittime, chiare e identitarie posizioni programmatiche e politiche.
Le mie congratulazioni a Elly si limitano ad attendere la verifica sul campo della “Bella Politica” e il doveroso passaggio dalle parole ai fatti sulla cosiddetta “discontinuità” e le innovazioni strategiche, valoriali, morali, programmatiche e organizzative che vorrà e potrà introdurre per togliere il PD dal pantano in cui si trova da sei anni e per veicolarlo su un percorso più virtuoso. Va detto che Elly, a dispetto dei Santi, ha stravinto il voto delle Primarie con il 54%, contro il Governatore della Emilia Romagna fermo al 46 per cento.
L’affluenza al voto ha raggiunto oltre un milione di elettori e si conferma da un lato come un buon risultato in risalita, ma anche come il peggior risultato storico. Nelle precedenti primarie di Zingaretti, avevano votato oltre 1.600mila elettori. Resta, comunque, interessante la partecipazione al voto: una bella lezione di democrazia che, però, sanziona che le antenne del Partito “reale” e il sentiment degli iscritti militanti sono mille miglia lontani dal Paese reale che ribolle sotto la cenere. Il risultato si pone in netta contraddizione con il voto degli iscritti (220 mila si dice!) Ed è un dato che la dice lunga sui vulnus delle forme di partecipazione e di democrazia di “questo” PD e di come il Partito percepisca le priorità e i bisogni di un Paese in continua incessante trasformazione, dopo che è venuto meno il fil rouge, il collante e il disincanto di ideologie, appartenenze a prescindere e fidelizzazione di iscritti, militanti ed elettori. La vittoria di Elly dopo aver perso seccamente nel voto degli iscritti ai Circoli PD, dove i votanti sono stati 151.530. I risultati sono stati i seguenti: Bonaccini 79787 voti, pari al 52,87%. Schlein 52637 voti, pari al 34,88%. È una palese contraddizione in termini che da un lato indigna (dal momento che gli iscritti reali, che pur dovrebbero essere i veri Dante Causa) perché gli elettori (di Chi?) li abbiano smentiti e, dall’altro, spaventa perché rappresenta plasticamente un Partito “contendibile” dall’esterno e sanziona la assoluta inutilità dell’iscrizione, della adesione e della militanza.
Sembrerebbe il successo della Politica dell’assurdo e di uno dei Misteri di Fatima, ancora non svelato.
Eppure la stravittoria di Elly incarna una fame di politica nuova, un’alta onda di cambiamenti, un bisogno di innovazione e di radicalità che sale prepotente dai gangli nascosti ma vitali del Paese.
Può ben dire ironicamente la Elly “e anche stavolta siamo arrivati senza che Vi accorgeste di nulla”.
Elly, che piaccia o meno, è la neo eletta Segretaria del PD con dietro la sapiente regia dei “volponi” di vecchio conio: Bersani, Franceschini, Zingaretti, Speranza, Bettini e Orlando. Che Dio gliela mandi buona! Fanno sorridere alcune chiose di miei amici sui miei post sul “Caso Schlein” …Loredana mi scrive “Ottimo, comunque vada non sarà un successo!” e Francesco posta “Il partito PD è riuscito a perdere anche le primarie del PD …” e, ancora, Betti chiosa “NON MI HA STUPITO l’affermazione di Elly Schlein nei gazebo. Era assai probabile per la ormai conclamata propensione dell’elettorato ad orientarsi sul nuovo. Purtroppo, temo sia stata investita di una missione impossibile: trasformare un Partito di cui non ha la maggioranza e che comunque la considera un’esterna, tenere a bada la potente lobby degli Amministratori che punterà alla rivincita, accontentare i capi bastone saltati sul suo carro. Per cui in tutta onestà, non ritengo che riuscirà a tenere insieme tutto né che avrà vita più lunga o più agevole dei predecessori che, peraltro, rappresentavano la maggioranza del partito. Quello che c’è di positivo da registrare è la conferma di una tendenza a non discriminare le donne nelle urne e a premiare anche una che non corrisponde all’underdog meloniano, ma presenta un Cv di tutto rispetto, ottimi studi, cultura e buone frequentazioni.” Compagne e Compagni, le Elezioni sono proprie finite, ora Tutti al lavoro e alla lotta…se ci siete…. Battete un colpo!
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Il Mistero e il ciclone Elly Schlein: il PD svolta
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