Bentornati nella rubrica. Questa volta credo sia il caso, dopo le ultime vicessitudini, di dedicare la pagina all’aspetto più traumatico del mondo del lavoro, e, visto che questa è una rubrica dedicata all’aspetto tecnico diversificato, credo sia opportuno accentuare i motivi degli incidenti, qualsivoglia siano. Qualche giorno fa, ultima in ordine di tempo, la tragedia presso l’officina della TPL Savonese. Stefano, 53 anni, sposato, con figli, a pochi anni dalla pensione, muore tragicamente mentre lavora. Qualche tempo prima, nei porti italiani, morti operai mentre lavoravano, a poche ore di distanza dall’esplosione, nella galleria del nuovo tratto in costruzione, del terzo valico, dove lasciano questa valle di lacrime, altri due operai. La causa di queste scomparse, tragiche ed improvvise, viene indicata prevalentemente come errore umano. La stessa cosa succede quando, a casa, per prendere un oggetto nella parte superiore di un pensile, ci si arrampica alla meglio, utilizzando sedie o sgabelli, magari uno sull’altra. La sedia si muove, lo sgabello scivola, si cade a terra, per fortuna spesso senza conseguenze. Tutto perché non si vuol fare la fatica di andare a prendere la scala adeguata e, pensando, l’ho sempre fatto, cosa può succedere!. Le morti sul lavoro, tecnicamente, sono al 99% errore umano, lo stesso gli incidenti domestici. Cavi elettrici spellati, piedi nudi sul pavimento bagnato, acqua schizzata nell’olio bollente, oggetti abbandonati in alto che cadono, mani nude per raccogliere vetri, ecc. Errore umano! Spesso disattenzione! Stanchezza! Spesso il credere che abbiamo accumulato anni e anni di esperienza. Basta un battito di ciglia. Ma di una cosa non si parla mai: la fretta! In questi anni dove tutto è reso incredibilmente rapido. Dove il lavoro deve essere fatto “per ieri”. Dove chi commissiona il lavoro pretende precisione e rapidità. Dove, mentre prima si era in tre, ora uno è già troppo! Dove ” fai girare veloce sta macchina, non c’è tempo da perdere”. Ecco! Dove la prima cosa è la fretta, la sicurezza non esiste. Sarebbe ora che i grandi “psicologi” che ci spiegano come il mondo si evolve, si fermassero a pensare che i primi a dover rallentare dovrebbero essere loro. Le grandi compagnie, che sfruttano migliaia di operatori, sempre sotto minaccia di essere licenziati. E poi, i grandi costruttori, che portano le aziende all’estero, dove il materiale umano costa meno e produce di più. Possibile che il mondo stia precipitando in questo abisso? Li vediamo, seduti in poltrona, vestiti come figurini. Intervistati in TV, dove assicurano che le loro aziende sono ecologiche, tutelano i diritti umani, gli operai, rispettano lo standard mondiale. Ma allora, come fanno ad essere “così veloci”? La fretta la fa da padrone, ti stressa, ti sfianca, perdi la concentrazione, commetti quello che indicheranno come errore umano. La MORTE. Dovremmo riflettere. Far capire ai nostri figli, nipoti, pronipoti ecc, che il mondo non si salva con la velocità, ma con la costanza nell’eseguire un lavoro col metodo giusto, nei tempi giusti, in assoluta sicurezza. Se non siete pratici, per cambiare una lampadina, meglio staccare la corrente. Meglio essere esagerati che rimetterci le penne.
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Incidenti sul lavoro
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