Un libro. Sì, a volte, si percepisce quella necessità di “staccare” e leggersi un libro, cartaceo. Sottolineare, qualche concetto che ci colpisce, una citazione da, in un ambito tecnologico, aggiungere a qualche stato di un profilo social, o, “alla vecchia maniera”, da appuntare su un diario. Ah, i diari. Una “fissa” sin da ragazzina. Lì, puoi essere quello che sei. Oggi, anche nella realtà, è più concretizzabile, ma, all’epoca del poliedrico autore e molto di più, non a caso, l’aggettivo, Pasolini, non era consentito essere chi eri, se eri “differente”. Pasolini era una come molti, con notevoli competenze, però aveva un aspetto privato che non dovrebbe coinvolgere l’esistenza di una persona a livello sociale. Quando era un adolescente e anche quando si approcciò nel mondo dello spettacolo, già sfatato da numerosi cantanti e autori, ebbe numerosi problemi, che resero la sua vita non soddisfacente, come avrebbe meritato.
“Dico io, dicono di me” è stato redatto da Luisa Rainer Chap, in omaggio al centenario della sua nascita.
Alberto Moravia, un altro Grande nell’ambito delle letteratura italiana contemporanea, lo definì “l’ultimo poeta del Novecento”.
Il libro si sfoglia da entrambi i lati, che, in un connubio di momenti positivi e negativi, raccontano Pier Paolo Pasolini, parafrasando i suoi manoscritti, arricchiti dalle testimonianze degli amici. Le suggestive, nella loro essenzialità, illustrazioni sono prodotte da Linda Simionato.
Un invito alla lettura e alla riflessione, anche un’ora al giorno, lontano dai rumor che, spesso, alcune voci “fuori luogo” creano nella comunità virtuale.