San Francesco di Sales è stato “un fine interprete del suo tempo e uno straordinario direttore di anime”. Così lo descrive Papa Francesco nella Lettera apostolica Totum amoris est, scritta nel IV centenario della morte del patrono dei giornalisti, deceduto a Lione il 28 dicembre 1622, di cui la Chiesa celebra la memoria oggi, 24 gennaio.Nato in Savoia nel 1567 nel castello della sua nobile famiglia, studiò a Parigi e poi a Padova con brillanti risultati. Nobile savoiardo, bruciò ben presto le tappe della carriera di avvocato, ma a 26 anni sentì la vocazione a farsi prete e quindi operatore di pace nella Chiesa divisa dalla Riforma protestante. Aprì così il primo “giornale” cattolico, affiggendo manifesti catechistici sui muri delle case, conservando però nelle polemiche pubbliche una rara delicatezza.
Una ricorrenza quella di quest’anno del patrono dei giornalisti che avviene nel contesto di una opinione pubblica sconcertata e smarrita, per le vicende che impegnano spesso i mass media. Per cui non è difficile, nella discussione, passare dalla descrizione di scene concrete di violenza, dalla violenza verbale,…. a quella scritta. Una violenza non meno perniciosa per il bene comune e per la dignità della persona, segno di un pericoloso imbarbarimento dei costumi e del linguaggio, …..si può e si deve talvolta essere anche chiari nella valutazione delle situazioni,…dei problemi…nella visione diversa da come affrontarli e tentare di risolverli….ma evitare ogni esasperazione….. evitare quella radicalità nelle contrapposizioni…..che non produce nulla di buono……con dolcezza e fermezza si possono proporre i propri punti di vista….. Francesco di Sales, giornalista perfetto e soave, deve insegnare a tutti i giornalisti soprattutto a dire per intero la verità, ma sempre con garbo, con stile e soprattutto con rispetto, liberandosi sempre dalla tentazione di umiliare troppo o addirittura annullare la personalità di chi sbaglia, schiaffeggiandolo quasi con la verità e quindi, col pericolo di cadere nell’eccesso opposto, cioè di servirsi della verità proprio mentre si dice di volerla servire.