Il nuovo anno ci riporta ad un grande problema di questi ultimi decenni, cioè la difficoltà di comunicazione. Comunicare è importante, ma essere ascoltati oggi diventa sempre più difficile. La grande rivoluzione e evoluzione tecnologica, l’uso dei social sempre più nel quotidiano, hanno completamente trasformato il mondo della comunicazione, perché ognuna di queste fasce di generazione, Boomers, Millennials e Generazione Z, ha un modo diverso di ascoltare e diventa indispensabile capirne le chiavi per trasmettere conoscenza, esperienza e impegno per i focus sociali che l’evoluzione ci presenta.
Riporta Wikipedia, che in sociologia il termine “Generazione” identifica un insieme di persone che è vissuto nello stesso periodo ed è stato esposto a eventi che lo hanno caratterizzato. Sempre più sui giornali e sui social vediamo apparire le sigle Boomers, Millennials, Xennials e Generazione Z, identificando così in ognuno una fotografia di ogni generazione e del grande cambiamento sociale e poi digitale di ognuno di esse. Con i Boomers comprendiamo i nati tra il 1946 e il 1964, quella generazione cresciuta nel periodo del boom demografico ed economico, dopo la seconda Guerra Mondiale e che comprende i “famosi anni ‘60”. Oggi i Boomers, giusto per orientarsi, hanno tra i 56 e i 74 anni di età.
Con i Millennials o Generazione Y, invece comprendiamo la generazione dei nati tra il 1981 e il 1996, cioè la “generazione del millennio”, quella nata in un periodo di cambiamenti rapidi e radicali della tecnologia digitale e che ne riconosce i codici di comunicazione. Siamo davanti però anche ad una generazione definita “precaria”, partendo dall’attentato alle Torri Gemelle del 11 settembre 2001, dalla più grande crisi economica del 2007 e all’incertezza conseguente di un futuro stabile.
I Millennials sono molto aperti al nuovo e sono la prima generazione veramente globale che utilizza internet per risolvere ogni esigenza quotidiana, per tenersi informati e per intrattenersi. Siamo davanti ai primi veri multitasking: guardano la tv mentre chattano su whatsapp e scorrono i post di Facebook e Instagram. In questo periodo nascono gli youtubers, i fashion blogger e instagrammer. Il salto che precede alla Generazione Z è coperto dagli Xennials, nati tra il 1977 e il 1983, quella che ha realizzato in modo positivo il passaggio epocale tra l’era predigitale a quella digitale. Per chiarirci, quella che ascoltava le musicassette, ma che oggi utilizza comunemente le app musicali come Spotify o Amazon Music.
Oggi il futuro è rappresentato in tutti i campi dalla Generazione Z, cioè la generazione che comprende i nati tra il 1996 e il 2010, i cosiddetti nativi digitali con una soglia di attenzione di neanche 10 secondi. Sanno muoversi e valutare attentamente tutto ciò che arriva dai social. Preferiscono una comunicazione rapida e visiva, ma soprattutto breve come quella di Instagram. A loro piacciono i viaggi, il fitness e il gaming. L’informazione globale arriva a loro involontariamente attraverso il mondo social nel quale vivono e dove le notizie viaggiano e si propagano a velocità esponenziale. Hanno una spiccata indole imprenditoriale che manifestano con l’uso di Tick Tock o i video di Youtube. Loro sono nati in un mondo completamente digitale, cioè non sanno cosa sia un mondo senza internet. Non vogliono etichette e si mobilitano per una varietà di cause. Sono sensibili all’ambiente e ai temi sociali.
La Generazione Z crede moltissimo nel dialogo per risolvere i conflitti e migliorare il mondo. E’ una generazione che si sente ad agio con se stessa e con gli altri, e hanno una grande apertura verso persone diverse da loro. Vogliono non solo cambiare il mondo, ma si adoperano per farlo e focalizzano i loro interessi su 4 grandi tematiche quali l’inclusione, l’impatto ambientale, la violenza sulle donne e il cyber bullismo. La Generazione Z è la generazione cresciuta con Greta Thunberg che considera la crisi ambientale la peggiore crisi da affrontare. Si muovono usando trasporti pubblici o veicoli elettrici, adottano azioni green anche se sono più costose, comprando prodotti ecologici e con scarso impatto ambientale. Fanno la raccolta differenziata e hanno un protagonismo attivo verso ogni forma di inquinamento. La sostenibilità per la Gen Z non è solo l’ambiente, ma anche
il concetto di inclusione. Si impegnano per fare qualcosa di concreto per qualunque tipo di discriminazione: per razza, per sesso, per cultura, per religione e per disabilità. Sono pienamente d’accordo sul fatto che il genere non definisce una persona e sostengono il rispetto dell’unicità della diversità. Siamo di fronte al concetto di fluidità, di body positivity e del sostegno LGBTQIA+. Sostengono che una delle radici del mondo contemporaneo della disparità e della discriminazione di genere, nasca proprio dalla violenza sulle donne e dal bisogno strutturale ed economico di mantenere le stesse in un ruolo subordinato. Si difendono da fenomeni del bullismo e del cyber bullismo per intercettare e per prevenire azioni fisicamente e psicologicamente dolorose.
Questa generazione vive in un mondo profondamente mutato rispetto a una volta e non dobbiamo cadere nell’errore di pretendere da loro, per alcuni temi, un atteggiamento calibrato. Nella scelta dei loro brand sono molto attenti all’impegno sociale degli stessi verso queste tematiche. E’ una generazione che non ha mai visto il mondo senza conflitti, senza crisi economiche e minacce di terrorismo. Un mondo colpito anche da una pandemia planetaria che ha cambiato molti punti di riferimento già a partire dalla scuola. Dobbiamo considerare che in realtà loro hanno valori particolari come l’impegno sociale e al lavoro, sono indipendenti e determinati, sono conservatori e sensibili, vogliono essere onesti e leali e hanno un forte desiderio di dare valore alla vita ma con risposte nuove e contemporanee e l’affermazione dell’unicità della diversità.
Virginia Sanchesi
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