Oggi si festeggia Santa Lucia, una santa particolare, in quanto il suo culto è celebrato in diverse parti del mondo. La santa siracusana è patrona di varie località italiane quali, Mela (ME), Savoca (ME) Massa Santa Lucia (ME) Carlentinbi (SR), Bergamo, Santa Lucia di Piave (TV), Prata di Pordenone (PD), Assemini (CA), Diocesi di Mossoro, all’estero è celebrata in Finlandia, Polonia, Russia, Danimarca, Repubblica Ceca, Brasile e principalmente nell’omonima isola caraibica di Santa Lucia.
In Svezia il 13 dicembre le giovani vestono un abito bianco e portano una corona di candele in testa, cantando la canzone Luciasangen che altro non è che la nota canzone napoletana di Teodoro Cottrau del 1849 tradotta in lingua svedese. Santa Lucia è anche patrona dei ciechi, degli oculisti, degli scalpellini, è protettrice dalle carestie; in alcune località lombarde come Bergamo (si ritiene che il culto sia stato introdotto dagli eremitani agostiniani), Cremona, Lodi, Mantova porta i doni come Gesù o Babbo Natale, tanto che è tradizione da parte dei bambini indirizzare le lettere con richiesta di regali alla santa siracusana. A Bergamo una leggenda popolare narra che Santa Lucia percorra le strade della città con una corona di candele in testa, accompagnata dal suo fedele asino dona giocattoli ai bambini buoni e getta carbone negli occhi a quelli cattivi.
Lucia nacque a Siracusa, sotto il regno dell’imperatore Diocleziano. Lucia era una ragazza bellissima, bionda e con splendidi occhi azzurri, i genitori, la promisero in sposa. Lucia si recò a Catania, per pregare sulla tomba di Sant’Agata, affinché guarisse i dolori della madre, il miracolo avvenne, Lucia, grata per la grazia ricevuta decise di donare i suoi averi ai poveri, fece voto di castità volendosi dedicare devotamente a Cristo. Il suo promesso sposo vedendo queste azioni fu sorpreso, seppe del voto contratto da Lucia e scoppiò d’ira, essendo pagano la denunciò come cristiana.
Lucia fu sottoposta a processo, nel corso del quale avvennero vari miracoli. La fanciulla dialogò da pari con il magistrato, divenne pesante come la pietra e non poté essere portata in carcere. Fu ordinato di bruciarla ma il fuco non l’arse. Per non cedere alle suppliche dello spasimante si strappò gli occhi e li mise su un vassoio, grazie ad un ennesimo miracolo gli occhi furono restituiti a Lucia che riacquistò la vista. Fu uccisa il 13 dicembre del 304 d.c.
Nelle rappresentazioni Santa Lucia è sempre vestita di blu, con la mano destra sorregge un vassoio in cui sono posti gli occhi, mentre nella mano sinistra regge una palma a simbolo del suo martirio. Parte del successo di Santa Lucia deriva dall’etimo del suo nome: Lux, luce che collega questo nome alla luce spirituale, Lucia è diventata colei che guida nelle tenebre, colei che porta la luce. Per Luce non si intende solo quella materiale, relativa alle ore diurne, ma quella spirituale.
Dati gli straordinari eventi appena descritti, non stupisce che la tomba di Lucia divenne meta di pellegrinaggio, alcune fonti lo attestano a partite fin dal IV secolo d.C. Le sue spoglie vissero vicende difficili: furono trafugate, portate prima a Costantinopoli e successivamente a Venezia, in una chiesa situata dove ora si trova la stazione ferroviaria. Attualmente le sue spoglie si trovano nella chiesa di San Geremia, nel 1955 l’allora patriarca di Venezia Angelo Roncalli (futuro Papa Giovanni XXIII) fece ricoprire le sue spoglie da una maschera d’argento. Va ricordato che anche altre località vantano di possedere le spoglie di Santa Lucia: Metz chiesa di Saint Vincent e Napoli.
Concludiamo il nostro articolo fornendo due precisazioni. Il primo è che l’etimo che fa derivare Lucia dalla parola lux è sbagliato (pur se attestato anche da Dante Alighieri), oggi i filologi hanno ampiamente smentito questa antica associazione. L’altra è che il noto proverbio: “Santa Lucia il giorno più breve che ci sia” è anch’esso errato. La spiegazione risulterebbe un po’ complicata, la causa è dovuta ai vari e complessi mutamenti avvenuti nel passaggio tra il calendario giuliano al gregoriano (1582).
Gli storici ci hanno insegnato però come credenze non aderenti alle verità filologiche o scientifiche siano spesso fondamentali per l’evolversi dell’umanità.
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