Salute&Benessere

Conoscete l’acronimo inglese “F.O.M.O.”?

 

Pare che esista già da inizio millennio, ma ne sono venuta a conoscenza ieri sera, leggendo alcune notizie, tra cui la dichiarazione di questa “sindrome sociale”, da parte di Victoria De Angelis, bassista dei Maneskin.

Il significato dell’acronimo è:” Fear of missing out”, nella lingua nazionale, paura di “non essere la persona giusta al momento giusto”, come se accadesse qualcosa e tu non sei lì, quasi una colpa e un’ambizione.

L’Istituto europeo dipendenze conferma quante fobie siano in aumento, dopo i due anni di lockdown: questa è il contrario dei cosiddetti “Hikikomori”, quei giovani che si chiudono nella propria stanza e non escono, se non per necessità. Uscire da quella stanza è già un impegno, partecipare alla vita della propria comunità, paese o città che sia, quasi impensabile.

Solo “intorno al 2010 la parola FoMO comincia a essere impiegata anche nell’ambito scientifico della psicologia per riferirsi alla patologia dovuta alla dipendenza dalla tecnologia e dalla connessione sociale virtuale”, dicono ancora dall’Accademia della Crusca, che poi però specifica: “Di certo i due significati non sono indipendenti, ma il secondo nasce per restrizione dal primo: in entrambi i casi l’ansia parte da un’estromissione sociale che, negli ultimi anni, è stata accentuata dal confronto costante che si ha con i post pubblicati sui social network”.

Infatti, i social media forniscono informazioni che potrebbero non essere necessarie a un individuo fragile o che, in un momento della sua esistenza, abbia una scarsa autostima, e suscitano in lui quel senso di “inadeguatezza”, quando i suoi tempi, non per un deficit neuronale, potrebbero essere differenti, poiché differenti sono le sue priorità.

L’Italia non sta considerando abbastanza questo aspetto negativo, sia sul benessere dell’individuo sia della collettività. Seppur Twitter non sia molto frequentato dai giovani, molti di loro si scambiano le proprie “angosce”, soprattuttoquando è la serata del sabato e quella fascia di età è in giro, a svagarsi, o, fosse anche in casa, in compagnia di amici e/o fidanzato/a.

Molti genitori, non comprendendo il problema dei figli, ringraziano una giovane, conosciuta e da molti amata, perché abbia comunicato un lato oscuro: condiviso, sembra quasi meno buio e, come si dice: “L’unione fa la forza”.

 

 

 

 

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