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Crisi e inflazione ridimensionano anche la Festa dei Morti

Inevitabilmente gli aumenti causati dal conflitto in Ucraina hanno colpito tra le varie categorie anche i fiorai, con la conseguenza diretta che è cresciuto in maniera consistente il prezzo di crisantemi e lumini. A causa della siccità inoltre per l’inverno i fiorai temono di avere difficoltà nell’approvvigionamento. Da più parti è stato sottolineato questo aumento che sta interessando il mercato dei fiori: simboleggiato dal prezzo del crisantemo – il fiore più comune da portare nei cimiteri, in ricordo dei propri cari – arrivato alla soglia dei due euro. E ad aumentare è anche il prezzo dei lumini, che – soprattutto in questi giorni in cui ricorrono le date di tutti i Santi e quella della commemorazione dei defunti – sono molto richiesti sul mercato. Anche loro arrivano a costare, in alcuni casi, fino a due euro. Con le versioni medie a 5 euro e i più grandi che sfiorano i 9 euro a lumino. I rincari non sono una prospettiva positiva per i fiorai, in generale, poiché il settore era stato già colpito dalla restrizioni Covid19 degli ultimi anni. Cristiano Genovali, presidente nazionale di Affi, l’associazione dei floricoltori e dei fioristi italiani, ha affermato : “L’ottobrata “calda” ha contenuto un po’ i costi energetici, ma ci sono stati comunque profondi rincari, a cominciare dai costi del gasolio. Abbiamo registrato una riduzione delle produzioni tra il 15 e il 20% e c’è stato un aumento del costo del prodotto all’ingrosso tra il 10 e il 15% e comunque si sta cercando di contenere i rincari quanto più possibile”. Di conseguenza, l’intera filiera si è ritrovata ad aumentare i prezzi e c’è chi ha pagato un mazzo di garofani addirittura 10 euro, rispetto alla cifra standard di 5 euro che veniva pagata in tempi ‘normali’.
Il timore, inoltre, è che con l’inverno possano esserci grandi difficoltà di approvvigionamento di fiori, soprattutto a causa degli elevati costi di riscaldamento attuali, che stanno mettendo in seria difficoltà serre e produttori.  Secondo i dati elaborati dall’organizzazione agricola, infatti in Liguria, in cui si concentra gran parte della produzione italiana, quest’anno si registra un -20% della produzione di crisantemi. In questo caso specifico, però, “non per colpa del caro energia, visto che il fiore cresce in campo e non in serra, ma per la riconversione di diverse aziende verso la produzione della canapa, più redditizia”, spiegano dalla Cia. E proprio la minore produzione di crisantemi – spiegano ancora dalla Cia – si scarica sul prezzo all’origine, con un +20%. E sul prezzo finale per il consumatore si stima un +20-25%, “imputabile all’aumento dei costi della filiera della logistica, e cioè al trasferimento dei prodotti dal campo ai punti vendita”, aggiungono.Le aziende florovivaistiche stanno affrontando aumenti di costi a valanga: +250% per i fertilizzanti, +110% per il gasolio, +15% per i fitosanitari contro i parassiti, +45% per i servizi di noleggio, secondo gli ultimi dati Crea. Ma gli incrementi colpiscono anche gli imballaggi, dalla plastica per i vasetti dei fiori (+72%) al vetro (+40%) fino alla carta (+31%) per i quali peraltro si allungano anche i tempi di consegna, in qualche caso addirittura quintuplicati. E sono esplose anche le spese di trasporto in un paese come l’Italia dove l’85% delle merci viaggia su gomma. Tempi duri anche per i tanto amati fiori!

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