Attualità

Ognissanti: il valore della Ricorrenza

Il Primo Novembre fra Storia e Devozione

La ricorrenza di Ognissanti venne fissata dalla Chiesa Cattolica, al Primo di Novembre, da Papa Gregorio IV (795-844), Pontefice dall’anno 828. Precedentemente, la Chiesa ricordava i “Martiri” ovvero i Testimoni, dall’etimologia greca del termine, cioè coloro che hanno testimoniato la fede cattolica nonostante le violenze e le persecuzioni subite e Papa Bonificacio IV (550-615), Pontefice dal 608, ne stabilì la festività, nel  610, alla data del 13 maggio, e dedicò il Pantheon di Roma ai morti martiri nei secoli precedenti.  Papa Gregorio incluse nella ricorrenza, oltre i Martiri, tutti i Santi, cioè coloro che hanno dimostrato di esprimere una natura divina, per la loro indole o per i loro comportamenti. E’ probabile che la data del Primo Novembre fosse stata scelta, come si ripoete e ci si specula sopra con varie argomentazoini, anche peregrine,  per promuoverne la continuità con una serie di feste pagane che si celebravano in quel periodo, tra le quali il famoso Samhain, la festa celtica di fine estate; taluni storici hanno ipotizzato che in Irlanda ed in Inghilterra, “Tutti i Santi” fosse celebrato dal clero locale al primo novembre, ancor prima dei decreti di Papa Gregorio IV, appunto per cercare un’ affinità con le ricorrenze celtiche, molto sentite,  anche dopo il Cristianesimo, in quelle regioni, e da lì deriverebbe anche Halloween – ovvero All Hallows Eve, “Vigilia di Tutti i Santi” –  di cui abbiamo più volte parlato ed anche quest’anno i colleghi Rosso e Vaniglia.

Ma per comprendere il significato profondo di questa grande Festa della Cristianità, le parole adatte sono quelle scritte da Divo Barsotti (1914 -2006), il frate toscano, studioso della religione, teologo ed amico di teologi di varia estrazione che così spiegò il concetto di Santità e di Comunione dei Santi: “La nostra partecipazione alla Redenzione del Cristo, implica una partecipazione all’uomo della vita divina, di una grazia però che non è un bene esclusivo e non lo diviene mai, ma tanto più si partecipa quanto più anche diviene comune. Ora, proprio per questo motivo, la comunione delle cose sante diviene naturalmente e necessariamente la Comunione dei Santi. Se la grazia di Dio non si comunica all’uomo che aprendo l’uomo ad una universale comunione, ne viene precisamente che, quanto più l’uomo partecipa di questi doni divini, tanto più anche comunica con gli altri uomini, vive una comunione di amore con tutti quelli che partecipano ai medesimi beni. Per la carità di Dio l’uomo non si apre soltanto a Dio, non entra in comunione soltanto con la divinità, ma acquista una sua trasparenza onde l’anima può comunicare con tutte le altre anime, può vivere un rapporto di amore anche con tutti i fratelli. Il peccato ci ha divisi, ci ha opposti gli uni agli altri e ci ha separati, ci ha reso opachi, impenetrabili all’amore; la grazia invece ci dona questa nuova trasparenza, ci dona questa nuova possibilità di comunione di amore. Ed è questo precisamente allora l’effetto della grazia divina: che cioè noi viviamo la vita di tutti e tutti vivono della nostra medesima vita; non c’è più nulla di proprio che non sia, anche qui, di tutti. Quanto più noi siamo ricchi e partecipiamo agli altri i nostri beni, tanto più dell’altrui bene noi viviamo. Un santo tanto più è santo quanto più è privo di ogni difesa nel suo amore, quanto meno è chiuso nella sua ricchezza“.

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