Altro che autunno inoltrato e attesa del nuovo Governo di Centrodestra a traino Giorgia Meloni.
Siamo già dentro un tunnel di crisi senza precedenti, uno Tsunami che si abbatte su vaste aree e categorie sociali, mentre si scaricano gli effetti della tempesta perfetta; Il rallentamento e la contrazione della crescita in sinergia con l’aumento dell’inflazione, producono la più inedita ed odiosa delle crisi; una fase che gli Economisti aggettivano come stagflazione, crasi di stagnazione e inflazione galoppante.
Gli ultimi dati del 29 e 30 settembre non lasciano intravedere schiarite di sorta, ma confermano e sanzionano che siamo dentro la più inedita grave crisi degli ultimi 75 anni.
Il caro bollette sta letteralmente strangolando le famiglie, le imprese energivore e, in particolare l’intera rete distributiva del terziario territoriale nelle Città come nei piccoli Centri (artigianato, commercio, bar, ristoranti e luoghi di aggregazione o di solidarietà).
L’ultima botta (e non sarà l’ultima), su deliberazione della Arera, stabilisce un aumento del costo delle bollette della luce del +59% (dal 1°ottobre) per il cosiddetto mercato tutelato delle famiglie.
E ci è andata bene perché l’aumento sarebbe stato del 95%, senza un intervento straordinario da parte dell’Ente di Regolazione dell’Energia; una misura che si è sommata ai provvedimenti messi in campo dal governo nelle scorse settimane, per quasi 60 miliardi di euro, pari al 3,3 % del Pil.
Misure del Governo che hanno contribuito ad abbattere i costi dei prezzi e delle tariffe delle diverse cariche energetiche di circa il 20% (benzina, gasolio, luce e gas).
Le proporzioni della stangata di autunno-inverno per il Gas saranno ancora più pesanti per i bilanci familiari e per le imprese.
Il prezzo del gas verrà aggiornato alla fine di ogni mese e pubblicato nei primi giorni del mese successivo a quello di riferimento.
È già, comunque, noto che i prezzi all’ingrosso del gas, giunti a livelli abnormi negli ultimi mesi a causa del perdurare della guerra in Ucraina, dei timori sulla sicurezza dei gasdotti e delle tensioni finanziarie, porteranno ad un incremento del 100% circa, nonostante l’intervento del Governo con il decreto Aiuti bis.
Nel terzo trimestre 2022, in base ai dati di preconsuntivo, il prezzo unico nazionale dell’elettricità (PUN) infatti, sarebbe praticamente raddoppiato rispetto al periodo precedente (aprile-giugno) e quasi quadruplicato rispetto al livello medio del corrispondente trimestre del 2021.
In termini di effetti finali, per la bolletta elettrica la spesa per la famiglia-tipo nel 2022 (1° gennaio – 31 dicembre) sarà di circa 1.322 euro, rispetto ai 632 euro circa del 2021 (i 12 mesi equivalenti dell’anno precedente).
Prendendo in esame l’intero anno, dunque, il costo è più che doppio.
Alle insostenibili costi delle Bollette, si sommano gli effetti di una inflazione a due cifre che taglieggia redditi, salari e pensioni.
L’ultimo comunicato dell’ISTAT non lascia spazio ad alcun ottimismo (né dell’intelligenza, né della volontà) e conferma l’allarme prezzi per consumi e materie prime.
È necessario risalire a luglio 1983 (quando registrarono una variazione tendenziale del +12,2%) per trovare una crescita dei prezzi del “carello della spesa”, su base annua, superiore a quella di settembre 2022 (+11,1%). Questa volta, infatti, non sono i Beni energetici a spiegare (se non per le conseguenze che la loro crescita così ampia ha innescato) la nuova accelerazione dell’inflazione, ma sono soprattutto i Beni alimentari (sia lavorati sia non lavorati) seguiti dai Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona, in un quadro di crescenti tensioni inflazionistiche.
Le ultime indagini di interesse ci dicono che 1 italiano su 2 sta tagliando la spesa nel carrello sia come quantità, sia come qualità dei prodotti acquistati, proprio a causa dell’aumento dei prezzi, con ricadute sulla intera filiera alimentare.
La conseguenza è che sempre più famiglie e persone sole non ce la fanno più a traguardare la fine del mese; mentre filiere estese di imprese e di imprenditoria commerciale e di servizio stanno saltando con ricadute inimmaginabili sul lavoro autonomo e dipendente.
L’altro vulnus che costituisce un danno e un peso insopportabile per gli operatori autonomi, è dato dalla concentrazione delle tante scadenze fiscali e tariffarie dei mesi di settembre, inizi di ottobre che mettono in grande difficoltà troppi esercenti, mettendoli addirittura davanti a un bivio: pagare le retribuzioni del lavoro dipendente o saldare i conti di tasse, anticipazioni di imposte e bollette di varia natura.
Dopo la lunga crisi strutturale (2008 – 2016), il ciclo pandemico e la nuova inedita crisi energetica, torna a crescere la povertà assoluta e relativa.
Gli ultimi dati disponibili sono impressionanti ed evidenziano circa 2 milioni di famiglie (7,7% del totale) ed oltre 5,6 milioni di persone in povertà assoluta; mentre 2,6 milioni di famiglie (10%) versano in uno stato di povertà relativa.
Torturando i macro dati sulla povertà assoluta, emerge la triste realtà di 1,3 milioni di minori e il 29,3% di stranieri residenti, rispetto al 7,5% di italiani.
Il dato innovativo di gravità è la crescita della relazione tra lavoro precario (poor workers) e povertà.
Sempre più lavoratrici e lavoratori monoreddito rischiano di scivolare verso il baratro della povertà.
Il working poor è un soggetto emergente, non solo in Italia ma in tutta l’Unione europea, dove aumentano coloro che, pur avendo un lavoro, restano al di sotto della soglia di povertà.
Un nuovo inedito fenomeno viene sempre più in chiaro; la pandemia ha messo, infatti, in luce una nuova categoria di poveri, che già si stava delineando prima del Covid e che ora è emersa in maniera dirompente: quella delle giovani coppie con figli, sempre più spesso occupate ma con reddito insufficiente.
Resta allarmante, infine, il fenomeno “rischio povertà“ tra gli over 70,
Fra i senior, su una popolazione di circa 6,9 milioni di persone, oltre 2,7 milioni, presentano difficoltà motorie o patologie che non consentono una piena autonomia e, fra questi, 1,2 milioni non dispongono di un reddito adeguato a ricevere un aiuto per le attività quotidiane.
Oltre 638mila anziani vivono da soli e più di 372mila convivono con altri coetanei.
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