Attualità

L’ Autunno a Pavia: non solo una stagione

Una serata tra profumi, sapori, informazioni, sorrisi e cordialità.

L’ “Autunno Pavese” è il connubio di persone fisiche e giuridiche, dal partecipante, che ama il vino, al degustatore consapevole, all’azienda che deve promuoversi e chiedere un feedback al cliente, potenziale ed effettivo, offrendogli un assaggio dei prodotti, ai cuochi e a coloro che, con sinergia, parola che, spesso, è emersa, han riunito queste sfumature e, ieri, alle 18:00, hanno inaugurato tre giorni di esposizioni, in cui teoria e pratica si uniscono e l’aspetto sensoriale ha un ruolo da protagonista.

 

All’entrata, è possibile avere un coupon sull’assaggio di tre vitigni, possibilmente che appartengano a tre cantine differenti, sfruttando l’occasione di assaggiare più bollicine,  in uno stesso luogo e nemmeno con assembramenti, eccetto, all’ora tipica della cena, nella fila per la degustazione del risotto, con la pasta del salame di varzi. Ottimo, lo consiglio: il mio assaggio è stato atteso alle 23:15, ma ne è valsa la pena!

Un vino, invece, tra quelli che ho potuto conoscere è il rosé, “Bolle”, della tenuta Riccagioia, la cui sede è a Torrazza Coste.

 

Unìaltra cantina, promossa dal quasi compaesano, Gerry scotti, è la Giorgi, che è situata a Canneto Pavese ed è stata anche celebrata dall’artista pavese, Marco Lodola, che le ha dipinto le confezioni delle bottiglie.

 

e quale vino è tra i piu costosi dell’Oltrepò Pavese?

Il simbolo del fuoco vi avvicina al nome?

Il consorzio del Club Buttafuoco era presente e, con orgoglio, ho visionato, in unìimmagine, la presenza di una delle presidenti, la verruese Carla Colombo, poiché, come sanno i nostri lettori, è bene evidenziare quando le donne ricoprano un ruolo manageriale, soprattutto in ambiti considerati “maschili”.

 

Il 7 febbraio del 1996 nasce il club del Buttafuoco Storico dall’unione di undici giovani viticoltori. Oggi, i prodottuori di questo vino sono sedici e si pongono l’obietti o di collaborare:

nella ricerca delle caratteristiche storiche;

nella selezione delle vigne più vocate;

nella produzione controllata;

nella promozione del vino Buttafuoco.

Il marchio adottato è composto da un ovale, rievocazione della botte tipica dell’Oltrepò Pavese, sostenuto dalla scritta Buttafuoco e dal quale si dipartono due nastri rossi rappresentativi dei due torrenti, il Versa e lo Scuropasso, che delimitano la zona storica di produzione; all’interno, la sagoma di un veliero sospinto da vele infuocate a ricordare che, nella seconda metà dell’Ottocento, la Marina Imperiale austro-ungarica denominò una nave “Buttafuoco”.

E sapete che Varzi, in Alta Valle Staffora, offre un salame, dal marchio storico, registrato e conosciuto, anche all’estero?

La produzione del Salame di Varzi segue le stesse ricette e procedimenti di un tempo, implementando le attrezzature più moderne. Si ritiene che originariamente la produzione di salumi sia stata introdotta nella Valle Staffora e nelle zone limitrofe dai Longobardi che qui si insediarono nell’Alto Medioevo. Non potendo sostenere con sicurezza questa tesi, si può però affermare che sia stata legata ai monasteri ed alle abbazie diffuse nell’area lombarda a partire dal XII secolo. Infatti, dopo la nascita dell’ordine Benedettino, il lavoro all’interno dei monasteri assunse un ruolo primario e questi luoghi contribuirono ampiamente alla ripresa economica e sociale in seguito alle invasioni barbariche.

Nel giugno del 1984, venne costituito, sotto l’impulso del Comune di Varzi, della Camera di Commercio di Pavia e della Comunità Montana O.P. il “Consorzio volontario fra i produttori del Salame di Varzi” con lo scopo di conseguire il riconoscimento della D.O., nonché di svolgere attività promozionale, di tutela e garanzia del prodotto.

Questo scatto, dai toni accesi, caratteristici dell’autunno, è preso dal sito ufficiale de “La Strada del Vino e dei Sapori”. L’Associazione, che non segue alcun scopo di lucro, compie trent’anni e continua la sua missione, nella promozione del territorio e dei prodotti locali con particolare riferimento al vino. La sua sede oltrepadana è ospite anche al Merano Wine Festival dal 4 all’8 novembre, iniziativa dalla notorietà internazionale, a cui partecipano le eccellenze del vino nazionale.

 

 

Il vino è compagno di cibo, in particolare alcune categorie, come il riso. La varietà Carnaroli, prodotta in provincia di Pavia, e nella zona del Piemonte, confinante con la Lombardia, è quella ufficiale e, attorno all’ originalità del suo marchio, l’azienda ha dovuto scontrarsi con alcune “imitazioni”. Se il consumatore medio, non è soddisfatto della qualità, quasi sicuramente ha assaggiato una sua produzione, che ne rispecchia, solo in parte, l’autenticità.

 

Gli stands dell’Università di Pavia e della FISAR collaborano fra loro e con le altre aziende, negli studi e nel fornire informazioni al mercato, poiché gli acquirenti non siano “bevitori”, nella sua accezione più riduttiva, ma “conoscitori” di beni, nutrienti, nello stomaco e nella mente.

 

 

L’ “Autunno Pavese”, agli esordi portava il nome di “Fiera del Regisole”, è un’esposizione, che risale al 1948,  al Castello Visconteo e lì rimase fino agli inizi degli anni 60. Nel 1961, la manifestazione venne trasferita al Palazzo Esposizioni, costruito per rappresentare un luogo concreto di riferimento per la città di Pavia nell’organizzazione di eventi. Dal 2020, Autunno Pavese per adattarsi alla situazione causata dalla pandemia ha cambiato forma, uscendo dalle mura del Palazzo Esposizioni per un viaggio nel territorio: un’ottima occasione per conoscere, non solo i sapori e i prodotti tipici, ma anche le bellezze e i luoghi di produzione, che pongono al centro dell’attenzione le aziende del comparto eno-agroalimentare pavese.

Alle 21:15, dopo una curiosa intervista con il tesoriere di Slow Food, brand a fini sociali, che dev’essere valorizzato e del quale ne parlo in un articolo, che segue, ho partecipato a un incontro sulla cucina pavese, ma anche alessandrina, e sui relativi prodotti tipici, con la presenza sia di aziende, sia di ristoratori, sia di consumatori, moderata dal giornalista Carlo Passera, caporedattore di “Identità Golose”.

 

Con questo filmato, smentisco “A Pavia non c’è niente”, poiché, come sento, quando si parla dei paesi in provincia di Pavia, penso che il cittadino, l’escursionista e il turista non dispongano delle informazioni sufficienti e giudichino, essendo più affascinanti dale grandi realtà come, tra le più vicine, Milano. Il fascino della metropoli lo riconosco anche io, però riflettiamo, prima di giudicare e, soprattutto, cogliamo queste occasioni, che ci forniscono, in modo anche più attraente, preziose considerazioni sul nostro Paese e sulle risorse che, anche le più minuscole comunità, si impegnano a offrire e delle quali, spesso, non ne sappiamo l’esistenza.

 

 

 

 

 

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