Pellizza da Volpedo. Un artista che, con i suoi dipinti, compiva le prime denunce sociali.
Nasce a luglio del 1868 e, fra il 1881 e il 1883, egli una spiccata propensione per il disegno, copiando immagini di personaggi e vignette illustrate dai giornali di casa, e manifesta con sempre maggiore determinazione la volontà di frequentare l’Accademia d’arte.
Questa attitudine ingenera un contrasto con i genitori, e spinge il padre Pietro a chiedere consiglio all’amico di famiglia Carlo Della Beffa, notaio in Milano.
Nel gennaio 1888 si trasferisce a Firenze e si iscrive all’Accademia di Belle Arti, dove trova, come maestro, Giovanni Fattori. L’insegnamento fiorentino è di grande soddisfazione, soprattutto nella resa del disegno e per i primi nudi a grandezza reale; stringe amicizie anche durature con i compagni di corso, tra cui Plinio Nomellini e Guglielmo Micheli, facendo inoltre la conoscenza di personalità della generazione macchiaiola come Silvestro Lega e Telemaco Signorini. Il soggiorno è breve, come quello romano, ma intenso e sortisce le prime opere di grande formato, come L’attesa. Lo studio del paesaggio dal vero offre esiti importanti nei mesi successivi con La Piazza di Volpedo; con Il ritratto della poverina e Discussione in canonica (o Dice la verità?) sarà presente alla mostra annuale di Brera del 1888 e alla Promotrice di Firenze tra 1a fine dello stesso anno e l’inizio del successivo.
Le prime affermazioni e il passaggio al divisionismo, fra il 1890 e il 1892, partecipa alla Prima Triennale dell’Accademia di Brera del 1891 esponendo Ritratto di mio papà, Ritratto di mia mamma, Ritratto del mediatore Giani e Pensieri, intitolato anche Teresa, la giovane che sarà sua sposa nel 1892, l’anno in cui, all’Esposizione Colombiana di Genova, vince la medaglia d’oro con il quadro “Mammine”.
A fine Ottocento, egli partecipa alla I Triennale di Torino, stringendo saldi rapporti con artisti e intellettuali piemontesi, in primis lo scultore Leonardo Bistolfi e lo scrittore Giovanni Cena, che di Pellizza diventerà amico fraterno. In quest’occasione, una delle sue opere, “Sul fienile”, viene acquistata dalla Società Promotrice di Belle Arti e assegnata ad uno dei soci.
Il mancato riconoscimento torinese al suo capolavoro di impronta politica e sociale lo porta ad immergersi nella natura, attraverso la realizzazione di quadri di paesaggio puro come “Mattino di Maggio”, 1903.
Inizia un un periodo in cui dovrà affrontare il distacco preoce dal figlio e dalla moglie Teresa, punto di riferimento nella sua esistenza.
Provato dalle perdite e incapace di vedere una prospettiva di vita e per la sua arte, l’artista decide di togliersi la vita, nel suo stesso studio a Volpedo, alle prime ore del mattino del 14 giugno 1907.
Domenica 25 settembre 2022, “Cultura a porte aperte”. Chiese, pievi, santuari e il Museo Diocesano di Tortona, inseriti fin dalla prima edizione, nel circuito di “Città e Cattedrali” saranno aperti grazie ai volontari del progetto Chiese Aperte realizzato sia con fondi provenienti dalla Fondazione CrTorino, sia con fondi dell’8×1000 che la CEI mette appositamente a disposizione.