Cultura e Musica

Domani sera concerto a Sassello, nell’entroterra di Savona, del pianista ucraino Aleksander Romanowsk

La grande musica  e i grandi interpreti continuano ad allietare le serate di Sassello nel corso della decima Stagione Musicale . Questa volta, giovedì 18 agosto, cambia la scenografia: ad accogliere il famoso pianista Aleksander Romanowski è, infatti, in pieno centro storico, la chiesa parrocchiale della Santissima Trinità , con le sue vetrate policrome, gli intarsi marmorei, gli affreschi  di Paolo Gerolamo Brusco. Il concerto che risuonerà in questo pregevole scrigno prevede un programma  che accosta  la Ciaccona in RE min. di J.S.Bach-Lutz, la Sonata op.27 n.2 in do min. di L.v.Beethoven e Due Preludi, Sonata op. 36 di S. Rachmaninov.  Si tratta di alcuni fra i compositori prediletti da Romanowski che agli ultimi due ha dedicato  album, pubblicati da Decca e acclamati dalla critica. Il compositore russo è, poi, uno di quelli a lui più vicini, anche se il suo personale approccio alla musica, come egli stesso ha dichiarato, è “universale”. Non a caso ama molto quelle barocca e romantica. Lo strumento sul quale risuoneranno le divine note dei grandi compositori è un pianoforte gran coda Steinway, gentilmente offerto da Amaretti Virginia, e  da sempre amato da Romanowski: spesso egli lo sceglie per le sue esibizioni.

Straordinaria è la storia del pianista ucraino, che si potrebbe definire un bambino prodigio. A 9 anni suona per la prima volta con un’orchestra a Charkov,  sua città natale, e a 11  si esibisce con l’Orchestra “I Virtuosi di Mosca”, diretta da Vladimir Spivakov, una leggenda della musica. E’ quello un anno decisivo per il destino del giovane musicista. Fautore ne è il maestro Leonid Margarius,  l’incontro con il quale, ha detto Romanovsky in un intervista, “diede una svolta alla mia vita”.  Prima di trasferirsi dall’Ucraina in Italia il pianista e docente lo aveva ascoltato suonare, apprezzandone la bravura e comprendendo le sue grandi potenzialità,   e per questo lo invitò a studiare all’Accademia Pianistica Internazionale “Incontri col Maestro” di Imola, dove egli rimase per 15 anni prima di continuare gli studi al Royal College of Music di Londra con Dmitry Alexseev. Dopo due anni  in Italia, nel 1999, Aleksander Romanowski  diventa Accademico dell’Accademia Filarmonica di Bologna, titolo prestigioso che in passato solo Amadeus W. Mozart e Gioacchino Rossini avevano conseguito  all’età di quindici anni. A diciassette anni egli vince il primo premio al prestigioso concorso Busoni,  e questo  dà inizio alla sua prestigiosa carriera internazionale, con concerti nel mondo intero.

L’Italia diventa così la seconda, amata patria del pianista (nel 2011 ha avuto la cittadinanza italiana): dapprima la mamma e la sorellina, e in seguito anche il papà, lo accompagnano con grandi sacrifici e dedizione nell’avventura,  da cui  sarà determinato il suo futuro destino. Un destino pieno di riconoscimenti e soddisfazioni, che lo vede  esibirsi   con le orchestre più prestigiose, Royal Philarmonic di Londra, Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, Filarmonica della Scala, Orchestra Nazionale Russa, Orchestra Sinfonica di Tokyo, Chigago Symphony al famoso Ravinia  Festival , New York Philarmony. Molte le collaborazioni con celebri direttori, quali Vladimir Spivakov, Valery Gergiev, Michail Pletnev, Antonio Pappano, Gianandrea Noseda. Fra i momenti significativi della sua carriera non si può dimenticare, nel 2007,  l’invito a Castel Gandolfo, dove  eseguì, accompagnato dall’orchestra,  musiche di Mozart per Papa Benedetto XV, in occasione del 110 anniversario di Paolo VI.  Altro momento importante, il breve concerto tenuto nello stesso anno  alla presenza del Presidente Giorgio Napolitano  durante l’incontro dedicato ai “Nuovi cittadini italiani”.

L’attaccamento all’Italia non fa certo dimenticare ad Aleksander Romanowski le proprie  origini e la natale Charkov,   Kharkiv in lingua ucraina. Come egli ha  sottolineato in varie interviste, “si tratta di una città a cui deve molto, con grandi tradizioni culturali, frequentata da  Skrjabin, Rachmaninov … Una città che non a caso  ha nutrito di bellezza e musica  colui che il New York Times ha definito  come “speciale, non solo una straordinaria capacità tecnica con un’attitudine per il colore, ma anche un musicista sensibile e lucido interprete”.

 

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