Cultura e Musica

Intervista al grande musicista genovese Massimiliano Damerini

La stagione musicale di Sassello, pittoresco borgo dell’entroterra savonese, prosegue oggi venerdì 12 agosto con  un concerto imperdibile e molto atteso, quello di Massimiliano Damerini, grande pianista e compositore di fama mondiale,  nato a Genova, e che  ama esibirsi nella sua regione, malgrado i molteplici impegni lo portino in giro per il mondo. Raccontare la lunga carriera di Damerini, i suoi incredibili successi,  elencare le grandi orchestre  con cui  ha suonato,  richiederebbe alcune pagine, basti dire  che il Times di Londra lo  ha definito “Dominatore assoluto della tastiera e del suono”, e il famoso compositore americano E. Carter ha detto di lui,  “Le sue interpretazioni trascinanti seguono perfettamente il carattere di qualunque cosa esegua”. Molti compositori celebri gli hanno dedicato i loro lavori e nel 1992  è stato insignito di uno dei massimi riconoscimenti che si possano attribuire ad uno strumentista, il Premio Abbiati  come concertista dell’anno.

Massimiliano Damerini,  che ha anche un’intensa attività di docente, ha gentilmente accettato di  rispondere alle nostre domande,  “raccontandosi” e  parlando di grande musica  .

Maestro, qual  è  il suo legame con Sassello, dove 10 anni fa è stato protagonista  della prima edizione di quella che doveva diventare la Stagione musicale?  E  per un musicista come Lei, che si è esibito nei maggiori teatri del mondo, che cosa si prova a suonare in un luogo così particolare e raccolto come  l’Oratorio dei Disciplinanti?

A Sassello sono legato da particolare affetto all’Oratorio dei Disciplinanti, così come a un altro Oratorio dei Disciplinanti,  quello di Moneglia, dove ho suonato spesso. Qui si respira davvero un’aria di storia, che fa veramente bene all’atmosfera del concerto. Nonostante ci sia  differenza tra un teatro e un luogo di questo tipo, sicuramente la concentrazione è  molto particolare, e purché l’acustica musicale sia salvata, cosa che nel caso  di  Sassello è certa, il fatto di suonare in un luogo così porta a una concentrazione e a una particolare attenzione alla musica e al messaggio che questa vuole interpretare.

Il suo programma comprende Chopin e Skrjabin, di cui si celebrano i 150 anni dalla nascita. Che  cosa significano per lei questi due compositori, molto  diversi tra loro? 

Il programma di Sassello, appena presentato con grande successo al Teatro Mancinelli di Orvieto, e che in autunno- inverno girerà anche in Italia e per l’Europa, comprende appunto brani di Chopin nella prima parte, e di Skrjabin nella seconda, approfittando del discorso  che quest’anno si celebrano i 150 dalla nascita di quest’ultimo. I due autori sono apparentemente molto lontani, ma in realtà molto vicini perché il processo compositivo di Skrjabin è partito proprio dall’ultimo Chopin, per poi proseguire e svilupparsi per conto suo. Ma il legame tra i due è  profondo. Ho quindi messo a confronto alcune pagine dell’ultimo Chopin con il primo e con l’ultimo Skrjabin. Questi è un autore, a cui sono legato da sempre. Io ho festeggiato l’anno scorso, nel 2021, i 50 anni di carriera, perché ho cominciato nel 1971 a tenere concerti  dappertutto. Nel 1972 si celebrava il centenario  del compositore russo,  e credo di essere stato l’unico pianista italiano ad inserire Skrjabin nei suoi  programmi . Naturalmente allora ero all’inizio della carriera e suonavo in teatri e associazioni non importantissimi. Ma ricordo che spesso mi si chiedeva, ma chi è quest’autore? Adesso per fortuna è entrato nel grande repertorio e gli ultimi 50 anni sono serviti a proporlo al vasto pubblico

Potrebbe  parlarci dello speciale legame  di Skrjabin con la Liguria e con Bogliasco?

II legame con Bogliasco è abbastanza particolare perché, come moltissimi russi, Skrjabin venne nella Riviera ligure e passò un periodo di tempo nel 1905 a Bogliasco. La casa che aveva affittato non esiste più, nel frattempo hanno costruito il secondo binario della ferrovia, praticamente  distruggendola,  ma si sa che si trovava nei pressi della stazione ferroviaria. Io sono da tanto tempo presidente onorario di un piccolo centro studi, che si chiama “Centro italiano Studi skrjabiniani”, dove si  raccoglie moltissimo materiale su quest’ autore:  libri, dischi, ritratti,  foto, monografie, e così via.

Quali sono i suoi prossimi impegni? Potremo risentirla in Liguria?

I prossimi impegni in Liguria sono il concerto al Carlo Felice per la Gog in dicembre, dedicato a Skrjabin, e poi, spero presto, appena riusciremo a trovare una data compatibile, il recupero del concerto sinfonico con il mio carissimo amico, direttore d’ orchestra ormai famosissimo, Fabio Luisi, purtroppo saltato a luglio perché Fabio si è ammalato di Covid.

Maestro, Lei è anche un apprezzato compositore. Fra i suoi lavori ne ha uno particolarmente caro? 

Ho lavorato molto nella composizione  da giovanissimo e poi il fatto di avere frequentato grandissimi compositori,  fra cui Berio, Nono, Chailly, Donatoni, Kurtag ,  mi ha un po’ condizionato, perché conoscere questi grandi autori mi aveva in qualche modo dato l’impressione di non potere competere con loro . A un certo punto, invece, ho cominciato a sentire la necessità di ricominciare a scrivere e negli ultimi anni mi sono dedicato molto alla composizione, sono pubblicato  da 3 case editrici, e il lavoro a  cui tengo molto  si chiama Time Machine ed è una specie di fake, come si dice oggi, cioè un falso storico , una sorta di cantata per  voce, quartetto d’archi e pianoforte  su falsi testi e falsa musica di varie epoche. Cioè, un falso Da Ponte con un falso Mozart, un  falso Rimbaud con un falso Debussy, e così via. La cosa mi ha divertito moltissimo,  la cantante deve in pratica giostrarsi tra uno stile e l’altro in tempo reale, e questo è divertente.

Claudia Sugliano

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