Le notizie più importanti su di loro le dobbiamo da Paolino di Milano, il biografo di sant’Ambrogio. Racconta, dunque, Paolino che, dopo aver trovato i martiri Protaso e Gervaso, il santo vescovo su ispirazione divina trovò quest’altra coppia di martiri negli orti fuori città. Egli interrogò i custodi i quali dichiararono di aver ricevuto dai genitori «la consegna di non abbandonare mai quel posto per tuta la loro generazione e progenie poiché I’ erano riposti grandi tesori». Da queste informazioni gli studiosi deducono che i due martiri furono vittime della persecuzione di Diocleziano, nei primi anni del 300. Secondo notizie posteriori, Nazario era un predicatore del Vangelo nelle città d’Italia, Celso un bambino affidato dalla mamma a Nazario che gli amministrò il battesimo. Ritornando ad Ambrogio, il vescovo lasciò i resti di Celso nel luogo in cui li aveva trovati, dove presto venne edificata una chiesa dedicata a Santa Maria degli Angeli. Qui ancora oggi sono venerate le reliquie del ragazzo che, nonostante l’età, non volle rinunciare alla sua fede. Il corpo di Nazario, invece, venne traslato nella basilica degli Apostoli dove erano conservate le reliquie di diversi discepoli del Signore acquisite dalla Chiesa milanese. Ora Ambrogio vi faceva aggiungere le reliquie di un martire destinato a grande fama. Abbiamo, difatti, testimonianza della diffusione del suo culto da Vittricio di Rouen, Paolino di Nola e Gaudenzio di Brescia. Anche le chiese d’Oriente ebbero notizia dei due martiri e ne celebravano la festività insieme con Protaso e Gervaso. È la testimonianza dell’importanza del culto dei martiri per la comunione e l’unità tra le Chiese.
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Santi Nazario e Celso
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