Nell’attuale panorama lavorativo, si riscontrano complessità di diversa natura: l’aumento di cessazioni di contratti a tempo indeterminato, la difficoltà delle aziende nella ricerca di personale, ma anche la rivendicazione di maggiore tempo libero e flessibilità da parte dei lavoratori, nonché una mancata trasmissione, talvolta, di un’etica lavorativa intergenerazionale… Differenti tensioni che stanno impattando in modo significativo sul mondo del lavoro e in particolar modo sui giovani.
Lo sa bene la Cooperativa Sociale Arimo che dal 2003 aiuta ragazze e ragazzi in difficoltà, e che ieri, domenica 15 maggio, in occasione della XIII edizione della “Fiera di Arimo”, ha dedicato un momento di dialogo e riflessione al tema con la tavola rotonda “GIOVANI: IL FUTURO VOLTO DEL LAVORO”, con gli interventi di Giuseppe Varchetta, Vice Presidente Arimo, e di Alessandro Braga, Chief Digital Officer di Talent Garden, moderati da Chantal Masserey, consigliere di orientamento per Arimo e attrice.
Il tema, del resto, è di grande attualità. L’epoca che viviamo è segnata da continui e spesso inaspettati cambiamenti, che stanno rimodulando la percezione del lavoro stesso: se per le generazioni passate il lavoro era un vero e proprio vettore identitario – la persona si identificava con la propria professione – si assiste adesso a un moto contrario di disaffezione emotiva e motivazionale, in un contrasto tra aspirazione e alienazione, causato dalla complessità dei tempi, ma determinante per una risoluzione del problema.
Non solo per una realtà come Arimo, che da sempre si occupa di orientamento, tutoraggio e avviamento al mondo del lavoro per i giovani, ma anche e soprattutto per le organizzazioni e la Società tutta, è quindi cruciale interrogarsi su che tipo di rappresentazione i giovani hanno oggi del lavoro e capire quali sono i driver per rendere più concreta ed efficace possibile la relazione tra le nuove generazioni e il mondo professionale e in che modo l’incontro tra queste due sfere può essere facilitato.
Durante l’incontro, la riflessione ha poi inevitabilmente toccato lo spinoso problema dell’era post-covid, che ha compromesso l’esperienza lavorativa e aumentato la complessità della vita in generale, creando una ulteriore disuguaglianza e fragilità sia nelle famiglie sia nei giovani. In questo contesto, il ruolo che realtà come Arimo rivestono è determinante, soprattutto nella fase formativa e educativa. Arimo è presente infatti a Pavia e a Milano dove gestisce quattro comunità educative, appartamenti, spazi e servizi territoriali, oltre che una serie di attività – come la falegnameria sociale “Share Wood” e la biblioteca sociale “Spiazza” – volte a educare al futuro minori a rischio di devianza, minori allontanati dal nucleo famigliare, minori stranieri non accompagnati, minori sottoposti a misure penali: giovani che più di altri necessitano di un supporto verso l’autonomia sociale, economica e lavorativa.
La tavola rotonda ha infine dedicato un focus a un altro tema di grande attualità: la digitalizzazione del mondo del lavoro. La tecnologia è entrata in ogni attività, richiedendo ai lavoratori nuove competenze e trasformando – o addirittura rivoluzionando completamente – le professioni. Le discipline digitali stanno diventando le discipline del business, con ricadute in ogni settore.
Se quindi è vero, come affermava Einstein, che “è nella crisi che nascono l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie”, questa crisi del “vecchio” mondo del lavoro è l’opportunità per i giovani di dare oggi un nuovo volto al lavoro di domani, più in linea con le proprie aspirazioni e motivazioni, flessibile, più inclusivo, digitale e aperto al dialogo, fondamentale, tra generazioni.