Ho iniziato in questi giorni, su una rete regionale, una trasmissione medica che desideravo fare da tempo e che ho chiamato “Doc mi dica tutto”. Certamente mi sono chiesta perché fare ancora una trasmissione medica e perché questo titolo.
“Doc mi dica tutto” è la domanda che si sentono rivolgere tutti i medici dai propri pazienti in una sorta di “predizione” medica. Sicuramente tanto è stato già detto da televisioni e giornali e non aggiungo molto di nuovo al panorama divulgativo attuale. Considero però che sia sempre intelligente fare divulgazione medica sui grandi temi della salute nel suo complesso, soprattutto dopo questa pandemia, che ha cambiato gli equilibri psicologici, fisici e sociali di alcune patologie e di noi tutti nel rapporto con se stessi e gli altri.
Continua a essere importante aprire discussioni con un punto di vista che tenga conto delle evoluzioni sociali dell’oggi e che sia innovativo da un punto di vista medico e scientifico per continuare a offrire informazioni corrette e reali, smontando le fake news del settore medico, in continuo crescendo esponenziale.
Il tema della prima puntata ha avuto come ospite il Dott. Giorgio Del Noce, urologo, andrologo e sessuologo, che ammiro per la sua visione umanistica del paziente, pur nel rispetto della sua rigorosità scientifica. Il tema trattato puntava sulla fertilità e la procreazione assistita vista nell’individualità di uomo e donna e come progetto di coppia.
Culturalmente, fino a pochi anni fa, si riteneva che il problema dell’infertilità fosse quasi sempre colpa della donna, invece anche l’uomo ha i suoi problemi, e molte volte li scopre nel momento in cui decide il suo progetto di paternità.
Perchè parlare di fertilità Dott. Del Noce?
“Con il termine di fertilità si intende la capacità di un individuo o di una coppia di produrre figli, anche se poi non viene esercitata. Questa capacità sia maschile che femminile subisce i normali processi d’ invecchiamento dell’organismo e cambia a seconda dell’età. Nell’uomo la produzione di spermatozoi non si interrompe, ma peggiora di qualità perché gli ormoni diminuiscono e peggiorano diverse patologie andrologiche. Nella donna invece l’età ha un ruolo molto importante sulla capacità di procreare. La fertilità di una donna risulta massima tra i venti e i trenta anni, diminuisce intorno ai trentadue anni, fino a essere quasi zero negli anni che precedono la menopausa. Partendo da questo quadro e dato il concetto di questa epoca di giovinezza prolungata, del ruolo sempre più importante e massiccio delle donne nel mondo del lavoro, dei cambiamenti nelle relazioni di coppia, si sta portando a programmare una gravidanza sempre più tardiva. La società si modifica ma la biologia però tiene il punto.”
Segue chiaramente domandarle: cosa fare con il tempo che passa nel progetto figlio?
“Se oggi le migliorate condizioni economiche e la medicina ci permettono di essere più giovani e longevi, nulla è possibile fare dal punto di vista della procreazione perchè il proprio patrimonio di ovuli si riduce in termini quantitativi e peggiora in termini qualitativi, dando origine a rischi genetici. In questi ultimi quindici anni è aumentato il ricorso alla procreazione assistita, non solo per le coppie giovani con difficoltà, ma soprattutto per quelli oltre gli anta che socialmente sistemati vogliono realizzare il progetto di genitorialità. In Italia la legge 40 è quella che disciplina la procreazione assistita e che permette l’accesso a ogni coppia che abbia problemi accertati d’ infertilità o di sterilità. Esistono Centri molto preparati e avanzati per avviare una gravidanza assistita e oggi dopo anni di massiccia migrazione d’ italiani all’estero ci troviamo a poter far fronte alla fecondazione eterologa. L’unica esclusione della legge italiana ancora oggi è per le coppie omosessuali e per le donne single.”
Dal senso di onnipotenza, cioè di poter procreare anche in età avanzata, al principio di realtà, quale linea tracciamo?
“L’argomento è molto importante dal punto di vista etico-morale e suscita in qualsiasi conversazione reazioni assortite. Chi loda i progressi della scienza, chi invece penalizza per la scelta di avere una gravidanza in una età da nonne. Nel MedioEvo l’aspettativa di vita era intorno ai trentacinque/quaranta e già a sedici anni si diventava mamma. I figli si procreano da giovani perché i propri apparati riproduttivi sono nelle migliori condizioni per procreare e si è nelle migliori condizioni psicofisiche per assistere i propri figli in un percorso evolutivo di genitorialità.
I cinquant’anni di oggi non sono trenta di una volta, anche se la scienza anti-aging ti prolunga l’ultima parte dell’esistenza.
E questa moda di cinquantenni per cui la parola impossibile grazie alla scienza ti appare svuotata di significato, sottostimano il contesto. Una donna ha il diritto di chiedere una gravidanza in età avanzata, purché venga informata dei rischi in modo veritiero e non si lucri sulla sua fragilità emotiva.”