Chi non ricorda quella tragica pagina che è entrata di diritto a far parte del nostro vissuto collettivo. Un pagina di storia, come si suol dire, che tenne con il cuore in gola milioni di fedeli. Papa Giovanni Paolo II venne ferito gravemente da colpi d’arma da fuoco sparati dal terrorista turco dei “Lupi grigi” Mehmet Ali Agca mentre attraversava sulla jeep bianca vaticana Piazza San Pietro a Roma. Era Il 13 maggio 1981 (41 anni fa) ed esattamente erano le ore 17.17. In quel triste giorno si è consumato uno degli attentati più gravi e conosciuti della nostra epoca più recente: un sicario, forse incaricato (infatti non si è ancora riusciti a capire bene se vi fossero mandanti ancora oggi non identificati e soprattutto chi fossero), sparò a distanza ravvicinata a papa Wojtyla per ucciderlo. La ricostruzione di quanto avvenuto si sta arricchendo oggi di dettagli poco conosciuti o addirittura inediti, così come l’analisi delle ragioni e le conseguenze del gesto, evidenziando tutte le implicazioni di cronaca, politiche e spirituali del gesto. Il racconta di alcune testimonianze dirette, come quelle di suor Letizia Giudici che “arrestò” Ali Agca o del professor Renato Buzzonetti, il medico del Papa, possono aiutare così come i tantissimi particolari ricordati dal cardinale Stanislao.”Improvvisamente fu il caos, il Papa stava dando la mano ad una ragazza vestita di bianco. Mi sono girato sentendo gli spari e ho visto la persona con la pistola farsi largo tra la folla. Gli sono saltato addosso cercando di fermarlo” disse uno dei testimoni, Pietro Volpicelli. Recentemente l’attentatore di papa Giovanni Paolo II Ali Agca ha dichiarato : “L’attentato era un mio progetto. A piazza San Pietro ero solo. Volevo uccidere anche la Regina Elisabetta. Ero pronto a suicidarmi ma la pistola si era inceppata”.
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Il papa che “doveva morire!”
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