Elisa non ce la fa. L’hanno capito i due sanitari ( un Primario dall’aspetto ieratico e una giovane dottoressa) che scuotono la testa al suo capezzale. I loro sguardi si incrociano in un’ammissione di impotenza. Tuttavia la dottoressa scorge qualcosa nel volto di quella signora battagliera e lo fa notare al superiore. ” Guardi, ha cambiato espressione, ha stretto le palpebre, quasi ricordasse qualcosa…” In effetti nella mente stremata di Elisa sta scorrendo tutta la sua vita, la guerra, la giovinezza, il suo riscatto. E non poteva mancare quel giorno fatidico, il 25 aprile del 45. Pensieri che diventano immagini, sibili che diventano suoni, parole che si gonfiano in applausi. ” Che giornata meravigliosa, ma anche strana, irripetibile! Via venti settembre gremita di gente, due ali di folla che applaudono, il festoso sfilare delle camionette degli americani! Il lungo incubo si dissolve in gioia e in euforia per un nuovo Inizio. Ma anche in quell’occasione sfuggo ai “radar” della convenzione e della stretta vigilanza della povera mamma. Ma lei non è preoccupata, le ho detto che sarei andata con gli amici della Brigata ebraica, Corrado e Lele, a festeggiare la vittoria in un baretto di Piazza De Ferrari. Mi sono sempre fidata di Corrado, per me più che un fratello maggiore. Per questo quando mi prende per mano e mi dice: ” Dai Lilly adesso festeggiamo!”, non posso certo immaginare quello che sarebbe successo. Così entriamo a braccetto in quel locale semibuio, lui che ripete ( e non capivo perché ) ” Sorpresa sorpresa cara Lilly!”
Dietro il bancone non c’è il barista, ma due giovani militari americani. Quello pelato coi baffetti appena mi vede esclama: ” Oh dear Lilly, nice to meet you, we know all about your story!” In effetti i due sapevano tutto di me: la persecuzione della mia famiglia, la spiata fascista che portò all’arresto di mio padre e alla sua morte ad Auschwitz. Lele ha l’aria perplessa e guarda di sguincio Corrado, come se i due stessero covando qualcosa. i militari sorridono sornioni, mi offrono cioccolato e coca cola.
Il secondo americano, nerboruto e dalla mascella volitiva mi lancia uno sguardo ammiccante: ” Now lilly, tu possibile vendicare!”. Subito non capisco. Lui fa un gesto d’intesa al suo compagno. L’altro esce dal bancone e apre uno sgabuzzino. Compare, ammanettato, un giovane SS. Mingherlino e con un ciuffetto biondo spettinato, sui vent’anni. Il tedesco trema e piange. I due militari lo portano al mio cospetto. Lo apostrofano: ” Gunt tu carogna questa girl perseguitata, do you understand? umiliata, caput suo padre! Bastardi!” Il ragazzino scuote la testa, continua a piangere. ” Io nein nein, fare niente, ich bitte dich!”
” Ok bastard, let’s decide about you!”
Mi sento stranita e raggelata, mi aggrappo a Corrado con uno sguardo interrogativo. Lui mi mette una mano sulla spalla: ” Lilly, dice che vale la tua volontà. Visto tutto quello che ti hanno fatto, se sarai d’accordo, lo uccideranno”.
Sono spiazzata. Ripenso al buio di quegli anni terribili, alle umiliazioni e all’espulsione dalla scuola, alla disperazione di quando avevano preso Papà. Ma non so come, tentenno. E mi escono di bocca queste parole: “Scusate ma oggi non è il giorno della liberazione?”
” Certo!,” rispondono gli altri in coro.
” Ecco, allora per me… per me “Liberazione” vuol dire tante cose. Certo liberazione dal male che ci hanno fatto i compagni di Gunt, le loro idee folli e assassine. Liberazione dai fascisti che ci hanno tolto tutte le libertà e ridotto alla miseria e alla disperazione. Ma anche liberazione dall’idea che tutto si deve risolvere solo con le armi, uccidendo e violando i diritti delle persone!”
” What?”bofonchia l’americano nerboruto.
” Quello che ho detto, sei sordo? E aggiungo liberazione come riscatto da tutte le brutture e come inizio di un altro tempo, quello in cui popoli e Stati torneranno a parlarsi, per quanto lontane possano essere le loro idee! Per me oggi è soprattutto la festa della Vita, non della Morte!”
Il pelato mi guarda stranito. Poi strepita: ” Oh lilly whats do you mean ? Would you like that this bastard lives?”
Non mi faccio intimidire. Mi volto verso Lele e Corrado, loro sembrano frastornati. ” Sì…voglio…io voglio che Gunt viva. Avrà 18, al massimo 20 anni. Ma scusate a voi la guerra non ha insegnato niente? Come dice sempre mia mamma, la guerra e’ la morte del dialogo, anche di chi sta dalla parte della ragione! I nazisti saranno giudicati e condannati. E anche Gunt, se ha fatto cose brutte! Ma chi sono io, per mandarlo a morire adesso? E’ così giovane…e se non ha fatto niente di grave, anche per Lui dovrà iniziare una nuova vita! Ucciderlo ci degraderebbe tutti!”
Le 10 e 30. Elisa ora ha gli occhi aperti, ispirati da una luce appagata. Il Primario e la dottoressa scuotono la testa.
Elisa non c’è più.
Ma forse chissà…
Forse anche per Lei oggi inizia una nuova Vita…
Riflessione dello scrittore Fabrizio Uberto