Spesso, avvertiamo momenti di confusione e spossatezza. Non è solo l’arrivo della primavera, ma anche l’inizio dell’adrenalina che, dopo due anni di “freni”, vuole sfogarsi, rilasciando quel senso di leggerezza, di cui si necessita, per ritrovare le energie.
Il dubbio è che, in alcuni individui, l’isolamento è stato rivelatore di molti aspetti professionali e relazionali, che non funzionavano, ma che non necessitavano una soluzione imminente e non essendo facile affrontarli, “la si rimandava”.
Esso è stato un motore a scoprirsi e, anche quando ci ha danneggiato, è stata l’occasione per comprendere la qualità del nostro benessere.
Si stima che la richiesta di aiuto psicologico sia aumentata circa del 40%, durante i momenti di restrizioni più invasive, poiché quegli equilibri che ognuno di noi costruisce per gestirsi e gestire i numerosi problemi che i ritmi frenetici impongono, si sono frantumati e quella che era la pausa globale più impensabile ha, forse, offerto l’occasione di non scappare da noi stessi: la fuga non è una soluzione intelligente e, nel lungo periodo, influisce sulla salute psicofisica.