Una domenica a Garlasco, in una cittadina nella quale i campi si estendono a risaie e sei in mezzo alla Lomellina più autentica. “La ridente Lomellina”, come venne definita da quelli del luogo. Le mondine, i loro canti e il loro arduo lavoro. In pellegrinaggio, per una preghiera un po’ speciale, visitando un luogo che ho conosciuto in vari momenti della mia adolescenza e, seppur dall’esterno, anche durante l’isolamento, quando, però, era consentito muoversi. Il luogo cui mi riferisco è il Santuario Madonna della Bozzola, situato nell’omonima frazione di Garlasco.
Un cenno al motivo per cui, proprio qui, è stato costruito l’edificio religioso:
La protagonista del fatto miracoloso che portò alla costruzione del Santuario è Maria, una ragazza tredicenne di Garlasco, che aveva perso l’uso della parola durante l’eccidio di tutta la sua famiglia ad opera di bande di soldati che all’epoca si fronteggiavano sul territorio. Maria aveva portato gli animali al pascolo tra le querce ed i cespugli di biancospino della “Busslà”. Verso mezzogiorno vedendo il cielo rabbuiarsi e pensando a un temporale, si rannicchiò sotto l’edicola con l’immagine della Vergine. All’improvviso, un globo di luce andò a posarsi sopra un cespuglio di busslà (biancospino).
Apparve la figura della Madonna che disse alla ragazza: “Maria Benedetta, vai a dire alla gente di Garlasco, che voglio qui un Santuario a protezione di tutta la Lomellina. Saranno tante le grazie che io farò in questo luogo, che i miei figli esperimenteranno i tesori delle mie misericordie. Come segno che ti sono apparsa tu hai già udito il mio messaggio, ora lo porterai alla gente di Garlasco”.
Maria, ancora scossa, tornò in paese. Grande fu la sorpresa dei compaesani nell’udire la ragazza ripetere, con la sua voce, quelle parole udite alla “busslà”. Della giovane pastorella – che cominciarono a chiamare Maria Benedetta – non si ebbe più notizia. La tradizione vuole che si sia ritirata in un monastero di clausura, alla Cascina Veronica, vicino al torrente Terdoppio, dove pare sorgesse un convento di monache vallombrosane.
Il messaggio del quale si fece ambasciatrice non cadde nel vuoto. La comunità di Garlasco, attorno all’immagine murale di Maria Vergine, cominciò a costruire una “casa”, una grande casa, che i secoli via via trasformeranno nel Santuario che oggi si impone, in tutta la suggestione architettonica, nella piana Lomellina. Le cronache collocano l’evento prodigioso nell’anno 1465.
Gli abitanti, ognuno con le proprie competenze, si impegnarono a soddisfare la richiesta della Madonna a Maria Benedetta, già a partire dalle settimane seguenti all’Apparizione, nel 1465. In poco tempo, venne eretta una cappellina attorno all’edicola votiva.
L’ Ottocento è un secolo decisivo per l’evoluzione architettonica del Santuario, con le modifiche che condussero l’edificio all’attuale struttura a croce greca.
Scatto di Roberta Mastretta
Nel 1938, venne acqistato un organo, della Casa Mascioni di Cuvio (VA), restaurato nel 1997, con 2066 canne, che gli attribuiscono il valore di essere il più grande della diocesi di Vigevano, oggetto di curiosità e studio, di studiosi e insegnanti di musica sacra.
Il Santuario si fonda sul personaggio di Santa Paola Elisabetta Cerioli ed è una delle sedi, che costituiscono la Congregazione della Sacra Famiglia.
I seminaristi seguono un cammino formativo sulle orme di Santa Paola Elisabetta Cerioli, partecipano attivamente alla vita liturgica e alle diverse attività che si svolgono in Santuario.
All’interno del complesso del Santuario, si è aggiunta anche la Comunità Emmanuel, che si dedica all’accoglienza e al recupero di giovani, vittime dei mali del nostro tempo: la droga, l’alcolismo e altri fattori di dipendenza.
Una galleria di recente organizzazione accoglie il fedele, anche all’uscita, suscitando emozioni ovunque egli guardi.
Dopo un momento di preghiera, bar, area relax e divertimenti all’aperto, con iniziative dalle svariate categorie, nella settimana di Pasqua.