Cultura e Musica

Sculture di stoffa: l’intervista a Stefano Bressani

Pavese di origine, ma qua e là per il mondo di professione, Stefano l’avevamo “recensito”, poco prima della sua esposizione all’ Expo Dubai 2020.

Disponibile, tra un progetto e l’altro, e impegni d’affetto per la sua famiglia e lavori nella sua nuova residenza, ci ha ospitato nella sua razionalità artistica.

 

Stefano, come prima domanda, mi sembra, ovvio, ma non banale, chiederti come vuoi presentarti, quando ti definisci “lo scultore di stoffe”?

La mia carriera scolastica, prima ancora di quella professionale, non aveva un indirizzo grafico, che mi potesse “aprire” alla creatività, anzi, piuttosto il contrario: ho conseguito il diploma di progettista meccanico. Un “Leonardo” dei giorni nostri. Esagero un po’, eh! Questo, però, mi ha offerto la possibilità di “fare arte”, ma in un modo originale, ritrovandomi premiato per esser “l’inventore di una nuova tecnica”: la scultura con le stoffe. Mi è sempre piaciuto disegnare, non lo nego, ma da una matita alla produzione di un oggetto, tridimensionale, ho o avuto molte fasi in cui elaborare e rielaborare. Un artista è sempre in evoluzione, però, almeno, ho compreso quale sia la sfaccettatura che più mi rappresenta.

 

In quale tua opera ti riconosci maggiormente?

D’istinto, ti rispondo che mi riconosco in ogni opera che riesco a concretizzare come la immaginavo. Se rifletto meglio, la “mia” Marilyn, è l’opera che mi ha “battezzato” come scultore di stoffe, poiché è stato il primo progetto ufficiale, con la mia tecnica, seguendo la filosofia della Pop-Art, su cui s’ispirò anche quel genio di Andy Warhol: rendere i personaggi “popolari”, ovvero celebri, presentandoli in un modo quasi intimo, magia che solo l’arte riesce a compiere.

In genere, le opere che prediligo sono quelle che comunicano in modo attuale il passato, da renderlo curioso anche in un futuro, che, oggi più che mai, è incerto, ma non dev’essere un motivo di chiusura mentale.

 

Skultocity e Matera 2019: qual è il connubio? Ti sei innamorato di quella città, dalle molte interpretazioni?

Skultocity è il progetto che ho presentato nella mia città, Pavia, e che, dopo essere stato ben valutato, si è presentata una grande occasione per farmi conoscere in un nuovo contesto, che, nell’era pre-Covid, attirava numerosi turisti: la visita alla Capitale della Cultura 2019, Matera. Il progetto vede l’abbraccio tra: musica, moda, design e architettura. In ogni città che frequento e nella quale soggiorno un breve periodo, scatto immagini a tutto quello che mi coinvolge, soprattutto monumenti, per analizzarlo in privato e “scomponendo”, nella mia fantasia, l’opera, per poterla ricostruire, in un’accezione creativa. Un esempio, “giocando in casa”, è il Duomo di Pavia, che si distingue per avere la terza cupola più estesa, a livello mondiale.

Skultocity lo possiamo definire anche un espediente per promuovere una città, osiamo? Una strategia di marketing territoriale! Non lo dico io, ma “qualcuno”di esperto nel settore.

 

E da Pavia sei giunto a Dubai. Mi hai accennato che, per questioni più che giustificate, non eri presente in prima persona, ma “la tua testa” sì. Cosa rappresenta quest’opera?

Dopo esser stato premiato dall’amica che abbiamo in comune, Isa Maggi, “madrina” degli Stati Generali delle Donne a Matera, per il mio impegno anche  nell’ambito sociale, che, purtroppo, spesso, riconosce il valore della donna in secondo piano, mi è stata offerta la grandiosa opportunità di esporre all’ Expo, nell’anno seguente, che, mai, ci saremmo immaginati esser fermata da un virus, a contagiosità mondiale.

Come scherzaccio del destino, la situazine geopolitica di questi tempi non è migliore e il virus non è ancora stato debellato, quindi, per questi e altri motivi, ho pensato di inviare “la Testa”. Lo slogan con il quale è presentata sembra che sia accompagnata da altre tre, ma è la stessa, nelle sue quattro direzioni, per vederla al completo. Essa è ibrida: vuole significare che, dietro a: età, sesso e intelligenza, esiste una persona che va rispettata per com’è, senza quelle discriminazioni che stanno rendendo un’ampia fetta del genere umano disumano.

Un piccolo spoiler: una delle mie prossime “Teste” sarà dedicata all’ Arma dei Carabinieri. Vi invierò la data della cerimonia.

 

Pavia e…la tua nuova realtà agreste. Com’è trasferirsi dalla città, seppur non metropoli, ma sicuramente più dinamica, sia in senso positivo sia negativo, al paesino, che dista circa quindici chilometri dal tuo luogo di lavoro?

La mia è stata una scelta meditata da tempo e condivisa con la mia famiglia. Il motivo non era solo cercare un nuovo luogo, in cui potermi godere più la natura solo a fine rigenerativo per una migliore performance lavorativa. Non lo escludo, ma, e lo confermo sempre di più, il principale obiettivo era ritrovare me stessa e i valori genuini di semplici gesti e momenti, che “ascoltavamo da altri”, ci incurosivano, ma non potevamo farli nostri. La mia quotidiniatà è cambiata in modo ancor più ottimistico e, ora, che è arrivata la primavera, mi sto sbizzarendo a scoprire quanto offre questa stagione e ad abbellire la zona relax, al di fuori dell’abitazione, anche per la mia piccina, entusiasta di avere molto spazio in cui giocare.

Dopo due anni di isolamento forzato, adulti e bambini, necessitano di recuperare esigenze che hanno silenziato e che, ora, sono quasi indispensabili per trovare quel minimo di serenità, per affrontare questi giorni, ancora altalenanti, ma che ci rivedono a contatto con la società.

Il mio prossimo obiettivo, siccome non vi è la necessità di aspettare i clienti in un luogo più conosciuto, è di trasferire il mio studio, vicino alla mia residenza. Sì, proprio come quel concetto di cui parlavo in Skultocity, “residenza d’artista”, ma con fissa dimora, in questo caso.

 

Stefano, ti avevo già conosciuto per quel simpatico rifacimento del Ponte Coperto, in occasione del suo settantesimo anno dalla sua nuova inaugurazione, dopo l’abbattimento nella Seconda Guerra Mondiale. Ora, mi piacerebbe che anche la mia area dell’ Oltrepò Pavese, ti conoscesse e che ti venga commissionata un’opera, che rappresenti le piccole, ma, come affermi tu, sorprendenti, realtà, non distanti dalla tua, e, in parte, anche dalla mia città. Pavia, la si ama comunque e rimarrà il luogo in cui tutto è iniziato.

L’ Eco di Pavia e provincia ti ringrazia per la proficua chiaccherata, che contribuisce ad altre fonti di curiosità. Benvenuto in Oltrepò, altro sito di interesse turistico, che saprai come narrare, in tutte le sue potenzialità.

 

 

 

 

 

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