LiberaMente

IL RITORNO DELLA PAURA DI UNA CATASTROFE NUCLEARE

La guerra Russia-Ucraina riporta indietro l'orologio della storia,le riflessioni di Erich Formm e Franco Fornari potrebbero essere utili

 

La guerra tra Russia ed Ucraina ha risvegliato nel mondo la paura di una catastrofe nucleare. Questo timore, pareva ormai superato o semplicemente passato di moda dopo il crollo del muro di Berlino (9 novembre del 1989). Da quel giorno, molti hanno forse scordato che le testate atomiche, nonostante vari accordi sul disarmo restano pur sempre di una quantità sconcertante. In genere, (con una certa approssimazione), si ritiene che venti testate nucleari siano sufficienti per la devastazione di un intero continente. Dato che il numero esatto di testate nucleare è generalmente un segreto di stato, il Fas (Federation of Amercian Scientist) stima che nel 2022 il totale delle testate nucleare ammonti a 9.440 nel mondo (Russia 4.477, U.S.A 3.708, Cina 390,Francia 290, Regno Unito 180 più altri paesi con minor numero) quantità sufficiente per distruggere il mondo.

Spesso le spiegazioni più semplici e rapide, generalmente errate, prendono il sopravvento. Facile catalogare Putin come un pazzo psicopatico. D’altronde l’essere umano tende sempre a ripetere i propri errori, in quanto lo stesso identico meccanismo mentale era stato attuato con Hitler, Mussolini e perfino Saddam Hussein. Da un punto di vista meramente tecnico, potremmo precisare come pazzo sia termine generico, per il particolare “caso” del paziente Vladimir Putin, sarebbe forse utile la diagnosi differenziale. La domanda a mio avviso corretta è: “Come mai un’intera nazione si fa governare da uno squilibrato?” Sarebbe inammissibile che una nazione importante come la Russia possa essere governata da un pazzo. Relativamente agli psicopatici, è noto a chiunque abbia un minimo di esperienza clinico psichiatrica, come essi siano “incurabili”. Forse le dichiarazioni rilasciate alla stampa da William Burns, direttore della C.I.A, aiuteranno a chiarire meglio la questione. Egli ha negato con convinzione che Putin sia pazzo, lo ha definito un “tiranno spietato”.

 

Ogni belligerante ha sempre cercato di manipolare i media, nella guerra tra Russia e Ucraina questo aspetto risulta essere ancor più notevole. Non abbiamo certezze relativamente al possesso e al controllo dei siti nucleari di Chernobyl e Zaporizhzhya. Putin ha proclamato l’allerta nucleare, questo è un fatto; Zelensky ha però dichiarato che il rischio nucleare è un bluff (Corriere della Sera del 10 marzo 2022). Ogni giocatore sa che per essere efficace, un bluff deve apparire vero o quantomeno verosimile. L’insieme di queste notizie ha generato notevole preoccupazione, facendoci ripiombare indietro di qualche decennio.

 

Ai tempi della guerra fredda due psicoanalisti si sono occupati del rischio nucleare. Eric Fromm capì immediatamente l’aspetto paranoide. Quando fu informato delle ipotesi previste in caso di attacchi nucleari,(una specie di giochi di guerra) ne fu sconvolto. Le simulazioni stimavano un numero di morti sull’ordine di 50/100 milioni di persone, nei primi minuti di conflitto. Definì tutto ciò “ipotesi che rasentano la patologia” paragonando lo stato di angoscia e terrore che si sarebbe scatenato solo all’ arrivo di una peste nera. Sembra incredibile, Fromm non poteva certo prevedere il futuro. Nella nostra epoca dal 2020 ad oggi, la “peste nera” (la pandemia di Covid-19) ha preceduto il timore nucleare. Quindi le nostre risorse psicologiche sono ora ormai fiaccate.

L’esempio di uno psicoanalista italiano, potrebbe essere utile per tutti noi. Franco Fornari era convinto che fosse necessario non solo interrogarsi e studiare la tematica della guerra nucleare, ma adoperarsi concretamente per evitarla. Coerente con le sue teorizzazioni, fondò un movimento di educazione alla pace. Fornari ritiene la guerra come risultato del meccanismo di elaborazione paranoica per un lutto impossibile: quello per la propria morte. L’essere umano vive l’insopportabile condizione di cominciare a morire nel momento stesso in cui nasce. Per questo semplice motivo percepiamo il nostro esistere come se fossimo solo vivi e ci rappresentiamo la morte come un fatto totalmente esterno a noi. Sentiamo la vita come il bene e la morte, come il male che dobbiamo espellere da noi per salvare la vita in ogni modo e a ogni costo, anche cercando un colpevole da uccidere, un nemico da sconfiggere e annientare.

Questa è la radice affettiva dello schema amico-nemico, che sta alla base delle guerre, seguendo il quale l’uomo uccide senza riconoscere in sé i desideri di far morire, ma solo quelli di fare vivere, tratta la morte e l’odio come se non gli appartenessero, come se fossero sempre di qualcun altro, arrivando alla grande illusione che siano i nemici quelli che vogliono farci morire.

 

Il pericolo atomico mette in crisi la guerra come istituzione sociale atta a difendere dalle più profonde angosce, perché oltre al nemico uccide anche l’amico e distrugge la vita stessa, così che l’incubo diventa realtà e il terrificante interno illusorio viene a coincidere con un terrificante esterno, il quale poi si trasforma in reale. Diventa così necessario, per continuare a vivere, imparare a stare alle regole del gioco della morte. Fondamentalmente per Fornari è imparare a conoscere e a stare alle regole del gioco della vita.

Questa la “semplice” soluzione, proposta da Franco Foranri, il quale sa quanto sia difficile attuare l’antico motto dell’oracolo di Delfi: “Conosci te stesso”.

 

(Per chi fosse interessato ad approfondire le tesi di Fornari, invito a leggere Psicoanalisi della Guerra atomica , Edizioni di Comunità, Milano, 1966, ).

 

 

 

Chi desidera porre quesiti od esprimere osservazioni può scrivere al seguente indirizzo email: liberamenteeco@gmail.com

 

 

Lascia un commento