Quanti ne nascono di cantautori cosi?
Uno ogni quanto?
E di quel Lucio, che tutti ci siamo immaginati fosse davvero per la gente del porto il Gesù Bambino, sempre se ne parla e chissà per quanto ancora….
A 10 anni dalla sua scomparsa, oggi, qui sulla terra è rimasta la sua scia.
Una scia forse veleggiata nel vento dalle sue romantiche rondini, magari negli abissi, di come è profondo il mare, o nel tempo immaginario che si snoda…. Telefonandoci…. Tra 20 anni e trovandolo ancora lì, vivido e vero, che descrive di quanto e come ballarono quell’Anna e Marco che anche se il locale ce lo cantava come uno schifo, c’era ancora gente a fare il tifo.
Lucio era così, di tutte le classi sociali. Poesia ovunque, da un gesto autoerotico, alla descrizione di una ragazza di strada che “nonostante la pelliccia e lo stivale” non ragionava male.
Aveva bisogno di scrivere ad un amico, per distrarsi un po’, descrivendo con minuzia anche dei sacchi di sabbia vicino alla finestra, riportando a galla un’epoca che tracciava il terrorismo e le brigate.
Descrittivo, romantico, visionario e geniale.
10 anni in cui avremmo, forse, assistito ad altri capolavori, che abbracciando musica e poesia sarebbero diventate melodie.
Come l’ultima sua creatura, a Sanremo, dove, in veste di orchestrale, dirigeva un giovane Pier Davide Carone sulla struggente Nanì, la storia di una ragazza di strada, amata a prescindere da un uomo che si chiedeva “dimmi perché mi hai chiesto di andar via quando ti ho detto vieni via con me”….
Lo chiedo io a te, ora, Lucio.
Perché te ne sei andato via quando potevi restare ancora un po’?
È la vita….
È la tua musica che resta. Per sempre.
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10 ANNI SENZA LUCIO DALLA ❤️
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