Pietro Seddio è un regista teatrale e autore di numerosi libri, che possono essere anche materiale didattico e fonti per ricerche universitarie. Le sue origini, nell’amata città di Argigento, gli hanno offerto l’occasione di amare i grandi personaggi della Sicilia, in particolare Luigi Pirandello.
La sua esperienza letteraria, da quasi cinquant’ anni, percorre molti componimenti umanistici e la sua predilezione per il teatro, nel quale ha iniziato, adolescente, a recitare, rappresentano le due strade, che si congiungono in un unico uomo.
Il ruolo dell’attore non lo soddisfava: era come se avesse qualcosa da dire e, invece, l’attore deve attenersi al copione. Dopo qualche anno, la determinazione e la scelta dei testi, che più l’hanno appassionato, gli hanno consentito di costruirsi la carriera di regista teatrale. Molte delle sue opere, sul palcoscenico di numerose città, sia locali, sia siciliane, appartengono a: Pirandello, Ionesco, Sartre, Goldoni, Shakespeare, Garcia Lorca, per citarne alcuni.
Seddio ha ricevuto molti riconoscimenti e premi a livello nazionale: il premio Palcoscenico con Michele Placido e Gianfranco Iannuzzo, il Premio Sikelé, il Premio Telamone. La Biblioteca Museo “L. Pirandello” di Agrigento gli ha conferito il Premio alla Carriera per la sua attività.
Pavia è la sua nuova città, quando, 1978, inizia a lavorare al Nord Italia. Lì, ha conosciuto la moglie, Caterina, anche lei interessata a quell’ ambiente narrativo, con la quale ha costituito la Cooperativa Teatrale “Italo Agradi”, nel locale in cui, oggi, si trova il Bingo, in Piazza Emanuele Filiberto. In esso, ha rappresentato, in qualità di regista: Il rre muore, Diana e La Tuda, Anche le Donne hanno perso la guerra, Gli innamorati, La patente, tra le opere che più lo hanno soddisfatto.
Il regista ha aiutato anche un gruppo di carcerati nel riadattarsi alle relazioni umane, Cesare Beccaria nel 1764 con un breve saggio dal titolo Dei delitti e delle pene, nel quale l’autore milanese cominciò ad interrogarsi sull’accertamento dei delitti e delle pene, allora in vigore, giungendo all’ attuale Costituzione italiana, il cui art. 27, comma 3, recita: “Le pene devono tendere alla rieducazione del del condannato”. Infatti, Seddio ha costituito un gruppo di recitazione, con il quale ha presentato lo spettacolo, in modo itinerante, anche in alcuni teatri della provincia di Pavia. Non a caso, il nome dell’opera scelta fu Giulio Cesare: il messaggio deve essere compreso da ogni attore, poiché comunica la fragilità umana, ma anche la possibilità di chiedere perdono e ritornare a contatto con l’Altro, riconoscendosi un animo nuovo, disponibile a un comportamento che ne confermi il cambiamento.
Negli anni Novanta, da Pavia, egli arriva a Verrua Po, paese nel quale, oggi, risiede.
Nella piccola realtà, ha incontrato altre persone, con cui condividere il suo “fare arte” e, nella sua casa di campagna, incontra la scenografia preferita: il potersi concentrare nell’attività che ama, senza la confusione di luoghi più caotici. A Verrua, ha seguito due rappresentazioni di Via Crucis e una recita per bambini, Biancaneve e i Sette Nani.
Ha appena pubblicato ed è in vendita un’ analisi dell’autore, Giuseppe Ungaretti, che consiglio come lettura sia ai giovani studenti, sia a coloro che amano la storia, poiché l’autore è stato anche soldato combattente nella Prima Guerra Mondiale, e a chiunque voglia, anche senza conoscenze, provare l’emozione di conoscere, attraverso le righe, un personaggio, che può insegnarci qualcosa. Dopo due anni di chiusura, apriamo la mente.