La guerra in Ucraina è iniziata: i tentativi di dissuasione sono stati inutili. Nella Bielorussia, sono quasi le 6:00 e Vladimir Putin annuncia, ai mass media, l’attacco all’Ucraina. «Un’operazione militare per proteggere il Donbass», secondo le sue parole, che chiede all’esercito di Kiev di «consegnare le armi e andare a casa, affermando che i piani di Mosca non includono l’occupazione del Paese ma la sua smilitarizzazione».
Un’ ulteriore minaccia daparte del presidente russo: gli stati che cercheranno di limitare le azioni, subiranno conseguenze, sia dal punto di vista finanziario sia sociale.
L’ Onu definisce l’operazione non giustificata e l’appello è quello di fermarsi all’istante, ma, come appena citato, non sarà sufficiente a coinvolgere né Putin né le altre autorità, impegnate nell’ obiettivo.
Alle 10:00, ora italiana, una riunione del Comitato Interministeriale per la sicurezza della Repubblica è stata convocata a Palazzo Chigi.
A Kiev, lunghe colonne di automobili che tentano di uscire dalla capitale ucraina e rifugiarsi in luoghi meno esposti ai bombardamenti.
Non sembra vero, durante un momento di, forse, ripresa dall’emergenza sanitaria mondiale, qualche fanatico ha sempre in mente una sola ambizione: il potere.