Una riflessione di una persona molto rilevante nel panorama pavese e non solo, Daniela Bonanni. Una rabbia che proviamo tutti e che deve risolversi nel modo più logico: la città di Pavia deve offrire uno spazio per la musica.
La crisi è molto grave, ma la musica non è considerata una priorità e continua a non fare notizia, escluso nel caso di grandi eventi. Nei telegiornali e nei talk show, si parla, giustamente, della crisi di turismo, commercio, ecc… Si intervistano albergatori, camerieri, commesse. Mai un musicista. Fateci caso. C’è voluta l’occupazione di piazza Duomo dei Bauli per dare voce – e solo per qualche giorno – ai lavoratori dello spettacolo.
E che dire dei LIVE CLUB, luoghi di cultura dedicati alla musica, che già se la passavano male prima della pandemia e che ora, se non supportati, rischiano l’estinzione?
Live club, spazi di socialità e creatività, il nostro “cinema Paradiso” in musica.
Luoghi di formazione che hanno fatto crescere, a suon di musica suonata e sudata, intere generazioni. Su e giù dal palco.
Ci vorrebbe un PNM: Piano Nazionale per la Musica. Perché la musica è cultura, assurdo doverlo ribadire. La musica che, nel nostro Paese, (e questo la dice lunga) non ha una legge complessiva di riferimento. Non è che non ci abbiano provato. In tanti, da più parti e in periodi diversi. Un paio di esempi. Nel lontano 1988 avevamo partecipato come Spaziomusica Pavia a un incontro sul tema organizzato a Milano da un senatore dei Verdi.
Nel 1996 Musica, settimanale di Repubblica, titolava “La musica è cultura, una legge per salvarla”, dando ampio spazio a varie proposte. Diversi altri tentativi sono stati fatti (Stefano Boeri con petizione al Ministro Bray nel 2013). Anche in anni recenti.
Di questi tempi, difficili per tutti, nel mondo della musica c’è molta molta preoccupazione. In rete, nella stampa, nei social si trovano notizie di appelli, incontri, documenti, proposte di legge che però circolano solo tra addetti ai lavori. Non bucano lo schermo. Non coinvolgono il grande pubblico, sembrano essere battaglie di nicchia.
Ma la musica riguarda la vita di ognuno di noi. E’ linguaggio universale. E’ patrimonio di tutti.
Dei musicisti, organizzatori e lavoratori dello spettacolo, da sempre costretti a diventare campioni nell’arte di arrangiarsi per poter vivere del loro lavoro.
E di noi appassionati, quelli che … senza musica non è vita.
Musica che va sostenuta ad esempio, con modalità analoghe a quelle realizzate per le librerie, attraverso il finanziamento delle biblioteche, replicando i “Mercoledì live” con SIAE a 25 euro per locali entro le 200 persone, portando l’IVA al 4% sui CD ( ora è al 22%) …
E soprattutto moltiplicando gli spazi dedicati alla musica live, in ogni città, in ogni paese.
A maggior ragione ora, anche per dare possibilità, vie d’uscita a questa generazione di ragazzi provati da isolamento e lockdown prolungati.
Spazi per costruire un’alternativa al vuoto e alla monotona abitudine dei chupiti, per riempire di contenuti e di emozioni anche le notti di movida. Perché è evidente che non c’è soluzione se si continua a considerare la movida solo un problema di ordine pubblico. Chi fa e ascolta musica insieme agli amici, è troppo impegnato e felice per pensare a risse e deliri alcolici.
Come scrive Elena Stancanelli (“Il lockdown dei ragazzi”): “Ma se anziché controllarli, anziché misurare la pressione della loro angoscia mentale provassimo a pensare che cosa fargli trovare fuori quando tutto questo sarà finito?”
GIVE MUSIC A CHANCE
Daniela Bonanni