Pavia: qui tutto è cominciato.
Perché a Pavia è facile incontrarsi.
Perché a Pavia è facile mischiare passioni, canzoni, persone.
“La mia prima volta con Fabrizio De André”: una raccolta di testi cominciata in sordina, tra amici, nel giugno 2013, con un sommesso passaparola e senza nessuna idea di dove saremmo andati a parare.
La situazione ci è poi esplosa tra le mani, si è estesa via mail, via facebook e non sappiamo bene come. E sono arrivati testi da ogni parte: Genova e la Liguria, Milano, Roma, Ferrara, Brescia, il Friuli, l’Emilia, l’Abruzzo, la Basilicata… E ognuno racconta incontri con Faber vissuti lontano, lungo la penisola e oltre, fino all’Alaska e all’Argentina.
Perché è lui, Fabrizio De André, che chiama all’appello, è lui che ancora continua a generare passioni e ad unire vite e generazioni.
305 storie per raccontare una Storia.
305 storie, tutte diverse e tutte speciali.
305 incontri con la calda voce di Fabrizio, le sue parole, le sue ribellioni.
Un grande affresco collettivo di emozioni condivise.
Nel nome e nel segno di Fabrizio De André, patrimonio dell’umanità ed eredità da trasmettere.
Nella seconda uscita, è presente anche “la mia prima volta” con quella voce, che coinvolge italiani e non:
Ero in terza media e non era la prima volta che sentivo il suo nome e le sue canzoni, ma la folgorazione arrivò in quel momento: mi trovavo al saggio di musica delle scuole elementari del mio paese, Verrua Po.
Gli alunni, deliziosi nel loro ruolo composto e ritmato, intonavano una canzone nuova per me, ma che mi colpì sin dopo le prime righe di testo: armonia di parole e di musica al tempo stesso, il referente era una persona comune, un pescatore, che però veniva descritto in un’atmosfera particolare e particolare risultava lui. Fabrizio De André era diventato “qualcuno” che dovevo conoscere e approfondire. Era mancato da soli tre anni. La sua musica, fortunatamente già apprezzata quando era in vita, subì un’impennata meritevole e, presto, i suoi capolavori divennero parte delle antologie scolastiche. Faber, come veniva amichevolmente chiamato, non era solo un cantautore: era un poeta, contemporaneo.
Sono trascorsi diversi anni e Faber è diventato sempre più parte dei miei momenti di pausa e di riflessione. Frequento il primo anno di corso magistrale in comunicazione e mi ritrovo la grande occasione di poter scegliere un insegnamento di storia della canzone d’autore, il cui docente era niente poco di meno che Roberto Vecchioni. Un altrettanto cantautore. Altrettanto famoso. De André non era previsto nell’oggetto del corso, però, parlando del decennio che appena precede la sua comparsa nell’universo musicale italiano, come non citarlo?! Il professore, nel descrivere la sua personalità e le sue opere, appariva emozionato e regala emozioni anche a noi, attenti a ogni dettaglio verso una figura che, anche assente fisicamente, può cambiare la vita di chi sta conoscendo un periodo negativo, attraverso le sue logiche…che sono ingredienti fondamentali per riprendere in mano la propria vita. Su questo aspetto un suo caro amico, il suonatore Jones, avrebbe molto da consigliarci: affidiamoci a lui, non ce ne pentiremo.