Cultura e Musica

Seconda parte del racconto di Isaia e Richie, di Elena Ramacci

Dopo una mezz’oretta di camminata, Richie si girò verso il padre e gli chiese: “Ascolta papà… se sei stanco possiamo anche fermarci sai?”

“Grazie figliolo, mi riposerò volentieri un pochino!”

rispose Isaia sorridendo sotto i baffi. Trovarono uno spiazzo di morbida erba dietro una panchina, piuttosto isolata rispetto le altre del parchetto adibito ad area picnic in quel tratto di vallata. Si sedettero uno di fronte all’altro, con i raggi del sole che filtravano dalle fronde dei pini. Il profumo della resina si lasciava ammaliare dalle piccole viole che avevano trovato spazio tra le margherite ed i ranuncoli.

“Papà… ma tu come fai a conoscere quasi tutto?”

“Io non ho vissuto sempre per strada! Ho avuto un padrone… e che padrone!” disse assecondando la curiosità del figlio “Era un professore che insegnava in una grandissima scuola, che gli umani chiamano università! Mi ricordo che quando preparava una lezione, la ripeteva ad alta voce. Io stavo seduto sul tappeto davanti al suo tavolo di lavoro. Diceva tante cose interessanti… e anche utili! È lì che ho imparato molto”

“Caspita Pà… doveva essere un tipo…. spaziale!!! Ma poi perché ti ha abbandonato?? Perché è stato cattivo con te?” chiese con tono triste il cucciolo. “Non è stato lui ad abbandonarmi! Purtroppo, una mattina… il mio padrone è andato via, nel Cielo come dicono gli umani. Dicevano fosse vecchio ed ormai inutile… ma io gli volevo bene e non era vecchio, aveva vissuto tanto e vissuto tante cose! Aveva così molto ancora da raccontare, da insegnarmi! Ma i figli vollero vendere la casa ed io trovai posto… su di un marciapiede…

Gli occhi di Isaia si era riempiti di lacrime. Il povero professor Serafini, docente di Storia e Filosofia, se ne era andato lasciandolo solo.

“Gli umani sono tutti cattivi” gridò Richie saltando in piedi “ed io non voglio padroni!”

“Stai buono e siediti, rivoluzionario con il bavaglino!!” lo redarguì il padre “gli umani non sono tutti cattivi… ce ne sono molti di buoni e li riconosci subito dall’odore!”

“Dall’odore?” chiese incredulo il figlio

“Certo… i cattivi puzzano di fogna! Ti ricordi l’altro giorno quando vicino al tombino ti sentisti quasi male? Ecco, quello era ed è l’odore dei cattivi” gli rivelò il padre.

“Ed i buoni? Come li riconosco i buoni?” la curiosità di Richie era alle stelle

“I buoni profumano… ogni cane sente un profumo diverso, il profumo piacevole che ha annusato la prima volta, diventa il profumo che gli farà riconoscere i buoni… io, ad esempio, sento profumo di tea al gelsomino. Lo beveva sempre il mio padrone verso il tardo pomeriggio, quando voleva riposare un po’…”

Il cucciolo ascoltava incantato le parole del genitore con occhioni spalancati, pendendo dalle sue labbra!

“Anche io lo sentirò il profumo di un uomo buono?”

“Certo che sì, lo sentirai subito, d’istinto!” lo rassicurò Isaia, e, proseguendo: “Ricordati cosa sto per dirti: non mordere mai la mano che ti nutre, se mai avrai un padrone! Ma se quella stessa mano ti farà del male, scappa appena puoi! Meglio stare con lo stomaco vuoto, ma liberi e felici, che con lo stomaco pieno e schiavi.”

“Papà… perché mi dici questo?”, il piccino si stava spaventando.

“Perché dovrai imparare a cavartela da solo, quando io non ci sarò più!”

“Papà!!” gridò il piccolo, saltandogli tra le zampe: “Tu non mi devi lasciare! Come faccio senza di te? Sei il mio bel Papà…”, e lo diceva, leccandogli il muso e scodinzolando, come se questo potesse cambiare il destino degli esseri viventi.

“Hey piccino… su, non piangere! Il tuo Papà non va da nessuna parte, adesso, ma devi sapere, che quando sarò vecchio, attraverserò il Ponte dell’Arcobaleno! Tutti i cani lo fanno! È la cosiddetta “ruota della vita”: gli anziani cedono il posto ai giovani, che, a loro volta, faranno lo stesso! Non è naturale che un padre sopravviva al figlio: sarebbe una grande disgrazia. Crescendo, conoscerai e ti innamorerai di una bellissima cagnolina. Avrete una cucciolata e insegnerete loro quello che è stato insegnato a voi: funziona in questo modo, da migliaia di anni. Il professore me lo diceva, come se io potessi ascoltarlo: ovvio, lui non comprendeva le mie parole di sostegno, ma, come pensava, io lo stavo capendo e soffrivo con lui”.

Le parole del padre non convincevano troppo, Richie, che, dopo aver pensato per più di cinque minuti, gli si rivolse ancora e disse:” Mamma e Lulù hanno attraversato il Ponte, vero?” e gli occhioni gli si fecero rossi. Isaia emise un guaito di disperazione e prese il piccolo tra le zampe, stringendolo. Quel cuoricino, fatto di miele, stava affrontando il dolore più grande della sua vita. Piansero, sfogandosi in silenzio.

“Papà… promettimi di starmi sempre vicino, ora che la mamma e Lulù…” e di nuovo pianse, perché aveva compreso dove fosse parte della sua famiglia.

“Oh, figlio mio! Tu sapessi cosa farei per saperti al sicuro, felice… darei la vita per te che sei la mia sola ragione di esistere!! Mi manca il respiro se penso che potresti essere in pericolo o in difficoltà! Finché avrò le forze, starò sempre con te, un passo indietro, a sorvegliare il tuo cammino…”

Ora, il piccolo si era calmato, stringendosi forte contro il petto del padre. E si addormentò, esausto da così tante emozioni.

Una voce fece svegliare entrambi, di colpo. Un uomo, ormai di una certa età, con parecchie borse di plastica, vestito in modo strano e con un cappello altrettanto strano, disse a loro:

“Toh… qualcuno mi sta rubando la casa!”

Isaia saltò in piedi mettendosi davanti al cucciolo.

“No, amico, stai tranquillo… puoi restare lì quanto ti pare, a me non dai fastidio…” e si sedette sulla panchina, in modo stanco e dolorante. Appoggiò le borse e con la coda dell’occhio vide spuntare un musetto dietro il dorso di Isaia…

“Ah! Ma siete in due “disse sorridendo “Due girovaghi come me…” li guardò e capì subito che erano bravi cagnetti.

“Oggi è stata una buona giornata, sapete?” disse ai due cani come se fosse sicuro che lo stessero ascoltando “Ho trovato una trattoria, nella quale, in cambio di cibo e qualche euro, mi hanno chiesto di lavare i piatti e pulire la stanza”

Isaia ascoltava quell’uomo, mantenendo la distanza e, soprattutto, proteggendo il piccolo. Quando lo vide tendere la mano dalla parte del palmo, rimase perplesso. Poi, avvicinandosi con circospezione, incominciò ad annusarla: una mano che aveva fatto mille lavori, una mano che si stava deformando per colpa dell’artrite, una mano che …. profumava di tea al gelsomino. Isaia incominciò a scodinzolare con discrezione e voltandosi verso Richie gli fece capire che quell’uomo profumava di buono.

Il cucciolo si fece coraggio e si avvicinò verso l’uomo, gli leccò la mano e poi guardando il padre disse: “Hai ragione, è un umano buono: profuma di mele e fragole.”

“Allora dividiamo il pranzo da bravi amici, anche se dovreste essere voi ad offrirmi il pranzo! Finalmente sono riuscito a sorprendere quella carogna di accalappiacani, che se ne andava in giro ad avvelenare i tuoi amici. Ho chiamato il proprietario dell’Osteria: anche lui lo ha visto e ha allertato subito i Carabinieri! Ora non farà più del male a nessuno…” e mentre raccontava l’avvenimento, divideva, in tre piatti di carta, il pranzo con Isaia e Richie.

Nell’udire che il malvagio assassino di Peggy e Lulù era stato arrestato, Isaia incominciò ad abbaiare di gioia, saltando prima intorno all’uomo e, poi, abbracciando il figlio. Giustizia era stata fatta: Peggy e Lulù non sarebbero tornate, ma, ora, potevano attraversare il Ponte dell’Arcobaleno, con il sorriso.

I tre amici stavano consumando il pranzo e l’Uomo, che sapeva di mele e fragole, si divertiva a guardare la voracità, con cui Richie faceva festa ad ogni bocconcino di carne. Isaia, più posato, si nutriva, controllando che il figlio non facesse danni ed ogni tanto gli faceva rotolare con il naso qualche altro boccone.

Finito il lauto banchetto, Beniamino, il loro nuovo compagno di avventure, pulì la panchina, si sedette, guardando verso il cielo, e disse ai suoi nuovi amici:” Non vi prometto un tetto sulla testa ogni notte, ma cibo e affetto. Quelli sempre! Io sono solo, voi siete soli… perché non condividiamo qualche chilometro insieme?”

Isaia diede il suo benestare, scodinzolando con foga, così come lo fece Richie. Eh, sì… quella era stata davvero una proficua giornata. Cosa avrebbe riservato il destino per tutti e tre, questo non lo sapevano, ma lo avrebbero affrontato insieme.

 

 

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