Il 31 ottobre 2003, l’Assemblea Generale dell’ONU, in risposta al crescente fenomeno della corruzione e alla minaccia che rappresenta per la stabilità e la sicurezza, ha adottato la Convenzione delle Nazioni Unite contro la Corruzione
La corruzione è un fenomeno sociale, politico ed economico che colpisce tutti i paesi, minando le istituzioni e lo stato di diritto, distorcendo i mercati e i processi elettorali. In definitiva, questo fenomeno priva i cittadini di diritti fondamentali e rallenta lo sviluppo economico.
La Convenzione mira a promuovere un approccio globale e multisettoriale per prevenire e combattere il fenomeno. Questo anche in considerazione della sua dimensione transnazionale. Essa è entrata in vigore nel dicembre 2005 e rappresenta uno degli strumenti più innovativi ed è il primo strumento giuridico vincolante nella lotta contro la corruzione. Include misure di prevenzione e altre, quando ormai il reato si è verificato, finalizzate al recupero dei patrimoni trafugati, le prime nella loro specificità, che obbligano i paesi a restituire capitali o beni al Paese ai quali sono stati sottratti.
“Come misurare la corruzione in modo affidabile, per inquadrare correttamente l’immagine di un Paese – specie quando l’uso delle classifiche basate sulla percezione si traduce in forme di “rating” degli Stati – e per affinare le politiche di prevenzione e contrasto, è divenuto un argomento cruciale del dibattito nei principali fori multilaterali anticorruzione, quali G20, G7, OCSE, UNCAC e Consiglio d’Europa”, ha detto il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Angelino Alfano, alla vigilia dell’iniziativa. “Il tentativo di definire indicatori compositi si inquadra anche nell’impegno della comunità internazionale volto a misurare i progressi nella realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile, di cui la lotta alla corruzione è parte integrante”.