La pandemia e le sue conseguenze hanno profondamente cambiato il modo di percepire la vita intima, i baci e gli abbracci, e la possibilità di vivere un amore o un’avventura o di tradire. Lo scenario da pandemia ha quindi invaso tutto, sessualità e affettività incluse: ha stravolto tutto e tutti, e ha avuto una catastrofica ricaduta sulle coppie rodate, quelle meno rodate e quelle che ancora non sono coppie.
Il Kinsey Institute, un istituto americano di ricerche sulla sessualità umana presso l’Università dell’Indiana, ha condotto uno studio su un campione di 1.559 persone adulte, interrogate sull’impatto della pandemia sulla loro vita sessuale. Quasi la metà degli intervistati ha riferito sia un calo della frequenza dei rapporti, sia un calo dell’autoerotismo. Uno su cinque ha poi affermato di aver introdotto nuove pratiche nella propria vita sessuale, come per esempio il sexting (l’invio di testi, immagini o video sessualmente espliciti tramite smartphone o altri dispositivi).
In un ‘altra ricerca sempre della stessa Università dell’Indiana, quasi la metà degli adulti intervistati ha riferito un qualche tipo di cambiamento, in genere una diminuzione, nell’attività sessuale nel mese di aprile 2020.
E tra i vari fattori presi in considerazione, l’adozione di comportamenti protettivi utili a ridurre il rischio di contagi è tra quelli associati, nello studio, a una riduzione delle espressioni dei legami di coppia, inclusa l’attività sessuale. In generale, sostengono i ricercatori, diversi fattori associati alla pandemia – tra i quali la solitudine o eventuali stati depressivi – hanno condizionato l’attività sessuale, in termini sia di opportunità inibite che di opportunità alternative generate. Gli italiani in quarantena hanno fatto meno sesso secondo una ricerca realizzata da Durex, inerente la campagna “ Safe is the new normal”, per paura del contagio, per ansia, per generale stato di tristezza o presenza di situazioni di difficoltà emotiva e per isolamento sociale.
Ci rivolgiamo al Dott. Giorgio Del Noce, specialista in Urologia e Chirurgia, Andrologo e Sessuologo clinico e Docente della Scuola Superiore di Sessuologia Clinica:
Cosa è successo alla sfera di sessualità in questi 2 anni del mondo in lockdown?
“La sessualità è cambiata e molto: tra le coppie alcune si sono più cementate e altre invece si sono sfasciate di fronte alla condivisione forzata delle stesso spazio; tra gli amanti a cui è stata negata la possibilità di vedersi e coltivare il proprio rapporto con una lontananza forzata, tra i giovani e non solo giovani che hanno abbondantemente usufruito delle piattaforme digitali e di materiale pornografico, per lo scambio di erotismo e di piacere, isolandosi sempre di più.”
Nella sua esperienza attuale quali sono i problemi che ha rilevato nei pazienti?
“La pandemia ha rafforzato in molti pazienti quello che però era già presente, come ad esempio nelle persone fragili, la mancanza di contatti sociali ha fatto si che ci si concentrasse di più sul proprio corpo, aumentando la patologia di Dismorfofobia, cioè un’eccessiva preoccupazione per difetti fisici spesso immaginari, come ad esempio il pene che si rimpicciolisce o l’anestesia erotica nel non sentire troppo. Altro grande problema, ma in pazienti già fragili, è stato l’aumento di sindromi depressive. Ci sono pazienti in cui il lockdown li ha portati ad una mancanza di piacere definita in termine medico Anafrodisia, cioè depressione dell’istinto sessuale, che si collega molte volte all’ Anedonia, cioè la perdita di interesse o incapacità di provare piacere.”
Paura del contagio, partner assenti, condivisione forzata dello spazio casa, ci dia istruzioni per l’uso.
“La paura del contagio, in un periodo di distanziamento sociale e di emergenza sanitaria, ha promosso comportamenti sessuali diversi e ha permesso di sensibilizzare una volta di più la popolazione sul ruolo cruciale che gioca la prevenzione. Prima del Covid l’informazione sul tema di malattie sessualmente trasmissibili era spesso sommaria e vissuta con non curanza, soprattutto dai giovani. Oggi il messaggio della prevenzione grazie alla crisi causata dal COVID 19, ci offre l’opportunità di ripartire bene anche da questo punto di vista, offrendo programmi educativi per estendere comportamenti responsabili anche in ambito sessuale.”
L’autoerotismo è aumentato a dismisura: è un effetto della pandemia o vuol dire molto di più sui tempi di oggi e sulla difficoltà di relazione?
“L’autoerotismo è certamente un effetto della pandemia ma anche delle difficoltà di relazioni oggi. Il piacere solitario aiuta a calmare gli accenni di depressione, ma isola sempre di più le persone fragili. Questa ipersessualità vissuta da soli, come anche quella online, ti fa sentire vivo e al sicuro, protetto da una possibile mancanza d’amore e da un successivo abbandono.”
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