L’ ansia, ovvero quel senso di sentirsi inadatti, con respiro corto e malessere a livello muscolare, non si deve certo soffocare con gli psicofarmaci, che hanno un effetto momentaneo sui sintomi e non agiscono sulle cause del problema. L’ansia va compresa, e, se non si riesce a gestirla, si consulta un medico esperto, che potrà far assumere dosi, non invasive, che regolino le funzioni fisiche.
Esistono degli esercizi che possono essere di valido aiuto. Un esempio: in piedi o seduto, porta la tua attenzione sui piedi, sul modo con cui la pianta aderisce alla suola e le scarpe a terra. Senti il corpo, percepiscine il peso, e immagina che, dai piedi, partano radici verso le profondità della terra, con lo scopo di ritrovare il centro di noi stessi.
Un’emozione imprigionata in un comportamento socialmente accettabile, tacitata per amore del quieto vivere a volte fa saltare il tappo: ecco la vera origine dei disturbi d’ansia, che, nel nostro Paese, sono molto diffusi andando a interessare fino al 5% della popolazione generale, anche, ma non solo, per l’andamento imprevedibile dell’emergenza Covid.
Esiste un legame che va nelle due direzioni: lo stress ci può indurre episodi di ansia, ma anche l’ansia, soprattutto quando non riconosciuta e non trattata, può indurre nel nostro corpo e nel nostro cervello uno stress che li sottopone ad un “lavoro eccessivo” e, se coinvolge mesi e anni, debilitante.
Se certe “dosi” di ansia, paura e stress fanno parte della vita di tutti i giorni, il problema è la frequenza e l’intensità con cui si presentano nella nostra vita: quando queste reazioni emotive diventano croniche, allora non solo possono interferire significativamente con le attività quotidiane come il lavoro, la scuola e le relazioni con gli altri, ma procurare danni al corpo e al cervello.
Lo stato di “allarme” costante tipico dell’ansia cronica induce nel nostro corpo una serie di reazioni che finiscono con l’interferire con il corretto funzionamento dei sistemi immunitario, metabolico e cardiovascolare; inoltre si possono verificare nel tempo dei veri e propri fenomeni di degenerazione neuronale in zone molto importanti per la memoria e l’orientamento spaziale come l’ippocampo.
Per fortuna, altri studi hanno evidenziato come questi fenomeni degenerativi siano reversibili, cioè facendosi aiutare e cambiando lo stile di vita si osserva un ritorno pressoché completo alla normalità, anche se non è ancora chiaro ai ricercatori quale sia l’effettivo “punto di non ritorno” e per questo saranno necessari ulteriori studi.