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“La scuola non è solo compiti e verifiche…”

con questa frase, incominciava un mio articolo nel giornalino dell’istituto Bordoni, quando ero in quinta e cinque anni splendidi, nonostante problemi di salute personali, stavano per concludersi. Non prendetemi per “pazza”, ma avrei voluto essere bocciata, un anno. Sì, almeno un anno per riprendermi da una quarta, segnata da numerosi problemi, e godermi quei mesi in cui non potevo essere me stessa.

Ho chiesto ad alunni attuali, del passato e si sono offerti anche alcuni insegnanti, di festeggiare i 160 anni di un istituto , che può ancora definirsi di alto livello, anche se, purtroppo, è la Scuola, in generale, e nel nostro Paese, a “latitare” nel suo obiettivo.

Se dovessi iniziare a raccontarvi qualcosa, non potrei dirlo in una frase: sarebbe riduttivo. Una frase, sì, ci sarebbe:” Cogli l’attimo, per quegli anni sfuggono”.

Però, quando passo davanti a quell’istituto, so che non è mi facilmente possibile, soprattutto ora in una situazione di restrizioni, ma quanta voglia ho di risalire quelle scale, cercare la mia classe, sedermi al mio banco e IMPARARE? Sì, ho imparato molto, lezioni a parte. Ho anche imparato cosa significa avere una passione, una passione che mi ha portato anche a iniziarne un percorso universitario e poi a doverne cambiare rotta. Perché non tutti i docenti sanno insegnare con passione e niente e nessuno avrebbe oscurato quello che in qualche modo è riuscito ad essere il mio futuro. Sì, ha bisogno di essere sempre innovativo, ma insegnare ai ragazzi con difficoltà, in modo privato, mi permette di gestire questa mia passione e riprendere quelle “anime perdute”, soprattutto in questi anni di didattica a distanza.

Il primo giorno di scuola, per me, era un tuffo in un mare, in cui sapevo in parte nuotare e, soprattutto, lo sapeva mia mamma: classe 1981, diploma di ragioneria. Quante volte, da bambina vidi la sua fotografia di classe e commentavo, scherzando, il look delle ragazze e dei ragazzi di quell’epoca. Epoca di cui, oggi, invidio di non averla vissuta in prima persona e, negli anni, tra cui anche nei corridoi della scuola, all’intervallo, ho imparato canzoni e mode. E guai a toccarmeli, gli anni Ottanta!

Io mi sentivo più portata per le lingue, ma, lo ripeto ai ragazzi che seguo, una professoressa di matematica ci dichiarò che, se avessimo seguito il suo metodo, studiando ed esercitandoci con frequenza, il 6 lo avremmo avuto sicuramente. Azz…io non avevo grandi basi dalle scuole medie ed ero rassegnata ad avere quella materia da rafforzare. Non mi sarei immaginata che, pochi mesi, dopo, avrei preso un 10 in una verifica e che la media fosse molto alta. Lo dico in modo buffo: non mi riconoscevo, ma lei seppe farmi e fare anche agli crescere l’autostima. Se l’insegnante svolge bene il proprio lavoro, a volte, risultando pedante, ma, alla fine, la soddisfazione è indicibile per entrambe le parti. Prof. ssa Manenti, da Lassù, vegli anche sui “miei” studenti.

La mia classe era mista: dai molto bravi, ai molto vivaci, ai molto timidi. E, alcuni, anche più aspetti insieme. Sì, la tA 2002-07′ non si fa dimenticare e numerosi sono i motivi. Alcuni proff., quando li vedo, sono loro stessi a parlarmi di alcune vicende, che fanno sorridere, anche con una lacrima di nostalgia, ancora oggi.

Anche l’esame orale di maturità mi ha insegnato molto: la prima classe, dopo anni di commissione interna, ad avere docenti esterni: aiuto!!! Avrei voluto poter dare una performance che sognavo, ma la stanchezza e la data 4 luglio ebbero il loro ruolo. Il primo giorno di scuola, dopo l’estate, ero, con alcuni compagni, presente, non alla prima campanella, ma più tardi, per non disturbare: una sorpresa a rincorrere i nostri docenti per tutta la scuola, aula.professori compresa. Le espressioni affettuose e le parole di conforto sul futuro accademico o lavorativo non le dimentico.

Oggi, apro un qualche diario scolastico o personale, e ritrovo tutto di loro, perchè ho sempre amato “incidere” ogni occasione della mia vita in cui ho sorriso, con il cuore.

Ho insegnato 11 anni tedesco in questa scuola e ricordo un impegno personale extra alla quotidiana attivitá didattica: lo scambio con una scuola di Hildesheim- la Fridrich -List -Schule, che ha funzionato benissimo, portando noi insegnanti, con gruppi di nostri allievi per più anni nella bella città della Bassa Sassonia, vicina ad Hannover e loro a venire da noi, essendo le nostre due città gemellate da vent’ anni. Un’ esperienza all’avanguardia allora. Gli alunni venivano ospitati nelle famiglie e seguivano un particolare programma didattico; non mancava una visita guidata per Pavia, una gita a Genova, per vedere il mare, e il ricevimento in Comune da parte delle autorità. Altrettanto ben organizzata era la loro accoglienza per i nostri ragazzi ad Hildesheim. Un modello di gelellaggio che è durato negli anni. Ancora oggi, che lo scambio si è concluso, restano i contatti personali con gli insegnanti tedeschi: Jürgen Blasig e Gunde Arndt, che lo hanno animato per ben dieci anni. Sono stati a Pavia, in visita privata, il 26 settembre. E’stato un bel rivedersi: assaggiando delizie locali e chiaccherando sia del presente sia di ricordi, che vale la pena non passino sotto il silenzio, perché veramente fruttuosi.

Prof. ssa Alessandra Crotti

Anni complicati per la vita personale e della famiglia ma indispensabili per la formazione di base avuta e per le preziose amicizie con i compagni di studi e gli insegnanti con i quali ho tenuto piacevoli rapporti di amicizia nel tempo. 1963/68 Preside Bonfigli.

Pierangelo Zucca

Gioie e sofferenze…sei anni che mi hanno insegnato a stare al mondo…

Marco Mascherpa

 

Sono orgoglioso di far parte del gruppo di quelli che hanno frequentato il Bordoni. Io l’ho frequentato per 25 anni. Il Bordoni è la scuola di tutti noi. Un abbraccio affettuoso a tutti

Preside Francesco Salvaggio

 

e, infine, una nuova amicizia-collaborazione-storia:

Raffaella Pasciutti sono un’insegnante del Bordoni di oggi… mi piacerebbe collaborare… potrei contattarti in privato?
Silvia Panizzi, prof. ssa di Lettere, con cui mi impegnerò nel far conoscere il Bordoni. Il “nuovo” Bordoni. Era il 2007 e lo salutavo. Oggi, sono davanti al portone, con quasi il doppio degli anni e disponibile a imparare molto altro ancora…e a farlo imparare alle nuove generazioni.

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