Buongiorno Valentina,
ci conosciamo da moltissimo tempo e so che “da quando hai imparato a camminare”, è sbocciata la passione del pallone. Uno spezzone di filmato, che è presente sulla tua pagina Instagram, ti rivede bimba di pochi anni, che già rincorre una palla con entusiasmo. Un entusiasmo che, negli anni a venire, è diventato uno sport a livello agonistico, che ti ha chiesto qualche sacrificio, molto impegno, ma che, senza dubbio, ti ha fatto raggiungere numerosi traguardi, anche a livello nazionale. Hai due fratelli maschi e, per di più, tuoi gemelli: un bel trio, ognuno con passioni diverse, ad eccezione del calcio. Quanto può aver influito vedere Francesco e Nicolò frequentare un corso di quello sport, ancora definito da molti e ne parleremo dopo, “maschile”?
Devo ammettere che Nicolò e Francesco hanno influito molto nella mia scelta di iniziare questo sport, perché hanno iniziato veramente da piccolissimi. Ho sempre seguito gli allenamenti e le partite. All’età di nove anni, decisi di incominciare pure io, nella squadra in cui militavano loro, la Pinarolese.
Ti racconto anche un piccolo aneddoto: pochi mesi dopo il mio inizio, a giugno, siamo andati a fare un torneo, nello stadio di San Siro: per me, rimarrà una delle esperienze più belle ed emozionanti di sempre. Mi sento di definire quella giornata come “il mio battesimo calcistico”.
Infatti, come saprai non passa inosservata una femmina che, non solo sia appassionata di partite da vedere a distanza, ma che le giochi in prima persona, arrivando a traguardi elevati. Mi permetto una riflessione personale, poiché detesto dover distinguere il genere “maschile” da quello “femminile”, in molti settori, e ritengo che, nella maggior parte dei casi, siano solo stereotipi, da dimenticare nel Nuovo Millennio. Ora, giochi nella celebre FC Pavia 1911: vuoi raccontare come sei riuscita ad entrare nella storica squadra pavese?
Ho raggiunto la società del Pavia, perché, ormai quattro anni fa, io insieme ad altre mie compagne, allenatore e staff ci siamo spostati da Gropello a Pavia, iniziando questo progetto importante. Il primo anno, a Pavia, abbiamo vinto il campionato di promozione, salendo in Eccellenza; il secondo anno, a febbraio/marzo, ci siamo fermate per il Covid19 e, l’anno scorso, ho deciso di prendermi una pausa, riprendendo, quest’anno, nella Juniores. La prima squadra ha conquistato la serie C, campionato a livello nazionale.
Hai conseguito la maturità in un anno, quasi psicologicamente impossibile da gestire, durante quale sono stati sospesi, a causa di forza maggiore, sia gli allenamenti sia le competizioni. Avresti dovuto, comunque, interrompere, ma un’altra motivazione è stata l’inizio degli studi universitari. Da settembre, il Governo ha consentito la ripresa degli sport agonistici, con il rispetto delle norme antiCovid19 e la situazione pandemica sembra più gestibile. Hai affermato che “senza quella palla” non sai stare. Posso immaginare la nostalgia. Che sensazioni hai provato durante quei mesi in cui il calcio sia giocato in prima persona, sia seguito dai mezzi di comunicazione o allo stadio, era praticamente un ricordo che svaniva, poiché una data, anche solo provvisoria, non era possibile da dichiarare?
Sì, ho conseguito il diploma di maturità a giugno dello scorso anno e, a settembre, ho iniziato l’Università. Quei mesi senza calcio mi sono serviti tanto, perché stavo attraversando un momento interiore, su sé e come coltivare la mia passione calcistica, quasi fino a convincermi di smettere definitivamente. Le pause servono anche a comprenderti e ho capito che non posso stare senza “quel pallone”.
Colgo l’occasione per complimentarmi, poiché hai poco più di vent’anni, ma conosco la tua grande determinazione e, anche se non sono un’esperta in materia, so quanto impegno e sacrificio richieda l’allenamento e le trasferte, nonché, ovviamente, le partite, ma immagino che il tutto sia ripagato dai progressi e dalle vittorie.
Come si chiama il vostro Mister e quanto è importante il suo sostegno per voi, che avete già abilità ed esperienza alle spalle? Ovviamente, non si finisce di imparare, però penso che il rapporto dev’essere di reciproca fiducia. Voi siete un gruppo di ragazze, ma molto affiatato e sprigionate energia ed allegria: questo lo faciliterà nel compito di seguirvi e farvi continuare in modo meritato le vostre carriere.
Il nostro Mister si chiama Mattia ed è affiancato da due colleghi, Danilo e Maurizio. In realtà, noi, Juniores, siamo una squadra che comprende ragazze dai 15 ai 20 anni: alcune sono più alle prime armi, altre han più esperienza e il nostro punto di forza è l’aiutarci l’un l’altra, per un obiettivo prefissato comune.
Sicuramente la figura dell’allenatore è molto importante per il continuo e la crescita di una giocatrice.
Hai iniziato con la gavetta nelle scuole delle piccole realtà, vicine a Verrua Po, ovvero il tuo paese di origine. Hai un ricordo particolare di quella stagione?
Ho iniziato a giocare a Pinarolo Po, insieme ai miei fratelli e ad altri bambini, con i quali ho frequentato sia la scuola materna sia le primarie ed eravamo già amici: una vera e propria grande squadra.
A 13 anni, sono passata al Nord Voghera e l’anno successivo a Casteggio, in una società a cui sarò sempre legata e dove ho concluso con le squadre maschili. Infatti, l’anno successivo sono passata alla Primavera dell’Alessandria femminile e, a 16 anni, ho iniziato a giocare a Gropello Cairoli, in serie C regionale. E, la soddisfazione di poter accedere alla Pavia Academy femminile.
Cosa suggeriresti ad una bimba che vuole iniziare la formazione in questo sport, che, nonostante i tanti movimenti femministi, non è ancora ben compreso come disciplina praticabile anche da ragazze?
Le direi semplicemente di non sentirsi giudicata, ma di lasciarsi andare, se sente che sia lo sport che vuole praticare. È un impegno che, sicuramente, fa crescere e trasmette i valori importanti della condivisione, di cui, oggi, ne abbiamo un enorme necessità. Inoltre, ma non da ultimo, regala tante emozioni.
Hai qualche novità ad anticiparci sulla società, in cui giochi, e sui tuoi progetti per il futuro?
Sul mio futuro non posso anticipare nulla, perché non so nemmeno io cosa farò/deciderò. Sulla squadra, invece, ci organizzeremo al fine di concretizzare gli obiettivi e ricordarcela come una bella annata, come già accennato, di formazione, ma anche divertimento.
Quando ti ho visto giocare in occasione di un evento nel nostro paese, in mezzo a ragazzi anche più grandi, e tu eri poco più che adolescente, ho compreso cosa significhi avere una passione e se sei definita “un’eccellenza” dai tuoi allenatori non mi stupisco, poiché il colpo d’occhio, la rapidità nei movimenti e il sorriso quando parli di quell’argomento sono altri requisiti che vanno ad arricchire il tuo talento. Possiamo affermare che, ormai, tu e la sfera del calcio, lo sport più antico e praticato al mondo, siate un unico individuo?
Un unico individuo no, però, sicuramente, il calcio rimarrà sempre la mia più grande passione, indipendentemente da tutto e tutti.
Ti ringrazio, anche a nome della Direzione, i cui membri sono appassionati di sport, il calcio in particolare, e, se vi fa piacere, teneteci informati sulle novità dell’Academy pavese.