LiberaMente

11 SETTEMBRE 2001: VENTI ANNI DOPO.

Alcune disorganiche considerazioni psicologiche riguardanti gli Stati Uniti d'America e il 9/11

Vent’anni fa, esattamente in questo preciso istante (8:46 fuso orario di New York, U.S.A, 14:46 fuso orario di Roma, Italia), nel corso di una radiosa mattinata, un aereo dirottato della compagnia American Airlines si schianta contro il grattacielo della Torre Nord del World Trade Center di New York, dando inizio al più grave attentato terroristico che la storia ricordi (chi volesse maggiori informazioni al riguardo può leggere l’articolo Quegli aerei e quella rotta sbagliata pubblicato questa mattina sull’Eco di Pavia da Raffaella Pasciutti). Essendo questa la tragedia meglio documentata dai mass media, non mi soffermerò riguardo la cronaca di quanto accaduto nelle successive ore, rimandando il lettore ad altre fonti facilmente reperibili.

Desidero precisare il contesto storico/psicologico in cui accadde l’evento. Dopo il 9 novembre 1989 (crollo del muro di Berlino), gli Stati Uniti d’America sono l’unica (super)potenza mondiale, qualche intellettuale all’epoca aveva teorizzato “la fine della storia” o addirittura Il principio di un nuovo secolo (alcuni addirittura millennio) di assoluta egemonia statunitense; a loro parere non avrebbe più potuto succedere nulla di eclatante nell’evoluzione del mondo.

L’unica preoccupazione di Washington in quel periodo, pare essere costituita dai trafficanti di droga presenti in Sud America (i cartelli della droga colombiani). La terra appare un luogo in cui si prospetta un periodo di pace e prosperità sotto la bonaria e tranquilla supervisione degli U.S.A, i quali sembrano essere una specie di “buon poliziotto di quartiere” del mondo. La realtà purtroppo è ben diversa dalle percezioni soggettive: negli anni ’90 si sono verificate 57 guerre in 45 paesi. Essendo in prevalenza guerre civili e lontane (ex Jugoslavia, Ruanda e Afghanistan fra queste) ovviamente non destavano né particolare interesse né apprensione per l’americano medio.

Lo scopo di ogni azione terroristica è quella di far sorgere il panico e lo smarrimento. Gli attentati dell’11 settembre hanno ottenuto in pieno quest’effetto, le prime emozioni vissute sono state: choc, smarrimento, confusione, seguite da paure, ansia e insicurezze. Il fatto è risultato così incredibile da non sembrare vero, scatenando le più sorprendenti fantasie, il tutto in diretta televisiva mondiale. Non potendo ricorrere al meccanismo di difesa più primitivo, la negazione, molti hanno scelto di aderire al racconto di una realtà diversa da quella accaduta. Nonostante gli attentati siano stati esplicitamente rivendicati dall’organizzazione terroristica Al Qaeda, dal suo capo e fondatore Osama bin Laden, sono sorte varie teorie del complotto riguardo cosa sia “veramente” accaduto l’11 settembre 2001.  

Tralasciando questa tematica molto  interessante per uno psicologo, di cui forse scriveremo in altra sede, passiamo alle conseguenze causate dall’attentato; in estrema e non completa sintesi: Patriot Act, la creazione del campo di prigionia di Guantanámo, due guerre (Afghanistan 2001/2021 ed Iraq 2003), l’uccisione di Bin Laden il 2 maggio 2011 e ultimo avvenimento la disastrosa ritirata dall’Afghanistan verificatasi pochi giorni fa.

Molti pensano esista il vero americano o l’americano medio (a volte impersonato dal cowboy, dal buon padre di famiglia o dallo W.A.S.P). Queste fantasie non trovano conferma nella realtà, in quanto sono tutte frutto di una narrazione (o story telling che dir si voglia), il cittadino statunitense è ormai formato da un crogiuolo di etnie mescolate dalle molte immigrazioni. Ormai da circa un secolo (anni ’30 del Novecento) gli Stati Uniti detengono una specie di monopolio dell’immaginario collettivo mondiale, sono uno dei pochi luoghi capaci di mitopoiesi (generatori di mitologie). Hollywood è definita “la fabbrica dei sogni”, purtroppo però produce prodotti “fallati”, in quanto le sue narrazioni propongono un unico schema ripetuto in tutti i film: eroe, minaccia, rischio di soccombere, trionfo del bene sul male (ci sono variazioni, ma non significative), il lieto fine è obbligatorio. 

Questo è espressione di una psiche non del tutto matura, la quale produce fantasie di felicità eterna, di immortalità, di gioventù perenne, una totale negazione della realtà, dei suoi problemi, della sua complessità e della sofferenze in essa presenti. Gli statunitensi sono rappresentati, verrebbe quasi da dire venduti, come giovani, prestanti, pieni di salute e bellezza. Anche questo è uno stereotipo, incarnato magistralmente dalla figure di Elvis Presley e Marlyn Monroe, le loro vite reali (unite alla negazione della loro morte da parte di molti) esprimono magistralmente quel che intendo scrivere, dimostrano come il sogno americano si possa tramutarsi in un incubo nella realtà.

A discapito del nome della nazione, potremmo considerare gli Stati Uniti d’America divisi in tre “parti”: sciamanica, ermetica e puritana.

La parte sciamanica fa riferimento all’eredità fornita dai nativi americani, un rapporto diretto con la la natura, spesso associata alla divinità.

L’America ermetica è quella della conoscenza, della tecnologia, della velocità, del commercio, fa riferimento alla divinità greca Ermes, tra i suoi principali prodotti la bomba atomica ed internet.

L’America puritana è quella delle varie sette estreme religiose, la frase in God we trust (noi confidiamo in Dio) è d’altronde presente sul retro di tutte le banconote.

Gli Stati Uniti d’America hanno potuto prevalere nel mondo, in quanto le tre parti si sono relazionate in relativa armonia nel corso della sua storia. La nascita degli U.S.A si fonda su un atto di violenza: un massacro, quello dei nativi americani. Molti ritengono che la festa del giorno del ringraziamento, il quale narra la leggendaria storia di una collaborazione tra padri pellegrini e nativi americani (fino a non molto tempo fa chiamati indiani o pellerossa) sia dovuta ai sensi di colpa creati da questo sterminio. Ci sarebbe molto da scrivere al riguardo, l’eredità della parte sciamanica consiste anche nell’organizzazione federale dello stato. D’altronde E pluribus unus (da molti uno soltanto) è il motto statunitense, scritto in lingiardiua latina, lo potete trovare nello stemma e su alcune monete. I padri fondatori studiarono la struttura sociale presente nelle tribù dei nativi americani e l’applicarono al nuovo stato creando così una federazione. Ci sarebbe molto da scrivere riguardo al nome indiani attribuito a coloro i quali oggi sono appellati come nativi americani. Penso che l’”errore” di Colombo sia noto a tutti i nostri lettori. L’ammiraglio genovese riteneva di essere sbarcato nelle Indie, non in una “nuova terra”. Questo episodio testimonia come la parte ermetica possa presentarsi con la caratteristica del briccone e creare notevoli fraintendimenti e semplificazioni, tipici della way of life (visione di vita o del mondo che dir si voglia) degli U.S.A.

Gli U.S.A sono costellati da un senso di paranoia strisciante, il mito del far West, la conquista dell’ovest, consente ancor oggi a molti cittadini di poter girare legalmente armati, per potersi difendere dai nemici, questo è un tipico esempio di comportamento causato da un pensiero paranoide. Molti i nemici della nazione nel corso della storia: inglesi, nativi americani, gli statunitensi stessi (nella guerra di secessione divisi in Stati Uniti [nord] e Stati Confederati [sud]), prussiani/austro-ungarici/ottomani, nazisti e giapponesi, comunisti (U.R.S.S e satelliti), narcos, buon ultimi i terroristi islamici. La guerra civile a mio avviso è quella che ha espresso il nemico peggiore, per la prima volta le grandi masse hanno partecipato alle battaglie, sono state utilizzate le ferrovie, insieme agli allora moderni metodi comunicazione (telegrafo); come armi sono state inventate le mitragliatrici e le navi corazzate. In questa guerra fratricida è stato perfino inventato il campo di concentramento, ma come capita spesso negli U.S.A, ad una tragedia segue un progresso per la civiltà, in quanto la guerra di secessione ha decretato la fine della schiavitù. 

L’11 settembre ha causato un vulnus, una ferita notevole, Ground Zero ne è la dimostrazione più clamorosa e simbolicamente più efficace. L’America ha reagito agli attentati nel modo peggiore, d’altronde è stata sfidata la parte ermetica. I nuovi terroristi hanno deciso di utilizzare metodi, strumenti e tecniche in cui gli americani sono maestri, creando una specie di contro narrazioni in cui sono presenti solo morte e devastazione.

Da un punto di vista della realtà, per qualsiasi organizzazione è impossibile contrastare militarmente gli U.S.A (prima potenza del mondo). I terroristi hanno deciso di sfidare gli U.S.A sul piano mediatico. Durante una macabra diretta televisiva mondiale e per la prima volta su internet, i simboli del potere americano avrebbero dovuto essere distrutti. Il mondo intero avrebbe dovuto vedere e capire la debolezza e l’impotenza degli americani. Il terrorista si presenta come kamikaze (vento divino, una divinità asiatica), il quale piomba dal cielo con un uccello di metallo e fuoco e porta la morte.

Di fronte a questa sfida, gli U.S.A non hanno saputo rispondere adeguatamente. La parte ermetica è stata colpita, invece della conoscenza essa ha fatto emergere la furbizia, la menzogna e l’inganno, mentre la parte puritana ha pensato bene di imporre la democrazia con la forza e tentare una crociata. La storia U.S.A ci ricorda come essi siano stati l’unica nazione a aver utilizzato l’arma atomica in una guerra.

L’esempio migliore, il campione dell’America puritana è quello di Chris Kyle, il cecchino più letale nella storia dell’esercito U.S.A, appartenente al corpo speciale dei Navy SEAL, soprannominato the Legend (la leggenda). La sua vicenda è stata scritta in un libro e proposta in un film con la regia di Clint Eastwood (American Sniper). Chris Kyle è uno dei tanti “frutti” dell’11 settembre. Fervente cristiano, quando gli domandano come può un credente uccidere così tante persone (circa 200),  candidamente risponde che uccideva mussulmani, non cristiani. Per la concezione di vita di Chris Kyle, siamo certamente tutti figli di Dio e fratelli, ma uno non può venire in America e abbattere un grattacielo, se lo fa, allora gli spetta una punizione (non certo divina, ma umanissima). Mi sono soffermato su questa narrazione, in quanto esprime molto bene l’immaginario U.S.A. con tutti i propri pregi e  difetti. Chris Kyle è la vera e propria trasposizione di Rambo (eroe immaginario) in un essere reale, creando un miscuglio indifferenziato tra fantasia e realtà. Per chi fosse curioso, ricordo che Chris Kyle è stato ucciso da un americano ad un poligono di tiro, quasi confermando la mia ipotesi che il peggior nemico degli americani spesso siano essi stessi.

Come avrete potuto notare da questo semplice esempio, dopo l’11 settembre 2001, in U.S.A ha prevalso la parte puritana (George Bush W. ne era il presidente e il comandante in capo in quel periodo). Sono recenti le immagine della fallimentare ritirata dall’Afghanistan, esse hanno lasciato il mondo sbigottito, tanto da paragonare i morti precipitati dai grattacieli di New York agli Afgani che tentavano di scappare aggrappati al carrello degli aerei in decollo da Kabul.

Solamente se come già attutato in passato, gli U.S.A integreranno  e armonizzarono le proprie parti potranno continuare ad essere un faro della civiltà, altrimenti se prevarrà l’aspetto paranoide, prima o poi esso si scontrerà tremendamente contro la realtà, la quale risulterà inaudita, incomprensibile e inaccettabile, come accaduto l’11 settembre 2001.

Chi desidera porre quesiti od esprimere osservazioni può scrivere al seguente indirizzo email: liberamenteeco@gmail.com

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