Stiamo vivendo in un mondo tutto particolare ove tutti noi siamo soggetti di attenzioni e di essere sospettati per quello che certamente non siamo. Facciamo esempio del problema della pedofilia che, purtroppo, sta dilagando in maniera decisamente preoccupante, come impone a tutti noi, operatori sportivi, di comportarci in maniera tale da non consentire il minimo sospetto, né da parte dei ragazzi, né dei loro familiari. A livello giovanile è abitudine da parte di molti dirigenti o allenatori fermarsi nello spogliatoio a parlare con i ragazzi, soprattutto dopo la partita, per poterla commentare, magari mentre gli stessi atleti stanno facendo la doccia. Comportamenti più che naturali che, ai tempi d’oggi, potrebbero essere anche male interpretati ed oggetto di commenti e considerazioni poco simpatiche. Un qualunque ragazzo potrebbe sentirsi osservato e guardato in modo tale da alimentare in lui un disagio, anche se fondato solo da una sua sensazione o disagio, ma se lo stesso riporta a casa questo sua percezione, ecco allora che si apre la”caccia alle streghe” e si apre il tribunale acquisizione contro i dirigenti e tecnici che, diventano guardoni o peggio ancora!. Si finisce sotto inchiesta senza nemmeno saperlo è in stato di assoluta e completa innocenza mentale. A questo punto è certamente meglio prevenire e restare al di fuori di ogni minimo sospetto: occorre, perciò, stare il meno possibile negli spogliatoi ove i ragazzi si cambiano e parlare con loro prima e dopo la partita quando sono tutti cambiati e vestiti. Purtroppo,, come dicevo, i tempi difficili che ci impongono di prendere le misure preventive, anche se talvolta assurde ci impediscono ogni tipo di contatto con i ragazzi , guai ad abbracciare i propri atleti spinti dalla gioia o dall’emozione sportiva.Quindi si evita di dimostrare particolare attenzione nei confronti di qualcuno di loro, a volte portate da una fragilità emotiva del ragazzo, rispetto ad un altro, ciò potrebbe scatenare invidia giovanili che alimenterebbero commenti e sospetti di ogni genere. Dobbiamo , purtroppo, adattarci ad un mondo fatto di sospetti ove è più facile etichettare le persone a prescindere da come loro possano essere veramente. Quindi, in buona sostanza, ci ritroviamo a pensare e ragionare con la sola con la nostra testa ma anche con quella degli altri.
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Viviamo in un mondo dove ogni sguardo può essere mal interpretato e frainteso.
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