Una considerazione amara che molto spesso siamo costretti a fare è quella del poco rispetto, e forse, delle conseguente poca fiducia e stima che alcune famiglie di giovani atleti hanno nei confronti delle società sportive dilettantistiche ove i propri figli svolgono un’attività scelta volontariamente. Spesso le società sportive, soprattutto quelle calcistiche, sono considerate come un posteggio o peggio ancora come un bar ove ci si reca quando se ne ha voglia non rispettando le regole che sono proprie di ogni Club. Regole che fondamentalmente consistono nella presenza costante agli allenamenti, nella partecipazione agli impegni di campionato e di torneo, nella puntualità di tenere come primo rispetto verso gli animatori e dei compagni di squadra. Sono davvero ancora troppe le famiglie che approfittano della disponibilità dei dirigenti che per non perdere i giocatori sono costretti a sopportare situazioni complicate e difficili. Forse basterebbe capire che le società sportive hanno mille difficoltà da superare e che i loro dirigenti, tecnici compresi, non sono assolutamente pagati per il loro lavoro che sporgono in modo altamente professionale rinunciano ai loro impegni personali e familiare pur di garantire la continuazione dell’attività sportiva, dimostrando così grande responsabilità verso i propri ragazzi, mettendosi a disposizione ad andare incontro anche alle famiglie che non riescono a pagare la retta ,nonostante essa sia fonte di sostegno per la società. Ma vediamo, purtroppo, ancora genitori che si permettono di contestare l’operato degli allenatori solo perché, non d’accordo con le loro scelte o perché il proprio figlio non gioca da titolare, capire che il loro atteggiamento destabilizza il clima di armonia e di piena collaborazione che deve esistere all’interno di ogni società. Il club che hanno la fortuna di annoverare un notevole numero di atleti certe situazioni vengono certamente meno tollerate e certi genitori vengono allontanati ho messi nella condizione di non nuocere. Ma i piccoli Club pur di non perdere nessuna atleta sopportano anche le sparate dei loro genitori, ma tutto deve avere un limite. Basterebbe usare un po’ di più il buon senso e comprendere tutti i sacrifici che ci sono da parte dei dirigenti di tutte le società sportive che fanno di tutto per non chiudere. Ma in questi lunghissimi e tristi mesi di pandemia le società sportive dilettantistiche hanno dovuto fare i salti mortali per restare a galla e non affondare nei disagi è nei debiti. Molto spesso più che certi genitori sono i propri ragazzi a capire gli sforzi e dimostrare ai dirigenti la loro gratitudine con la frequenza e l’impegno dimostrandosi talvolta più furbi dei propri genitori. Ma per fortuna, non tutte le famiglie sono così e la maggior parte collabora capisce e quando è possibile da la sua disponibilità
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Le società sportive meritano stima e rispetto da parte delle famiglie degli atleti.
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