Fabrizio (ci conosciamo da tempo, quindi uso un registro informale n.d.R) l’ambiente intellettuale ti conosce come noto antidarwinista: puoi spiegarci in estrema sintesi il perchè e l’alternativa più attendibile alla cosìdetta “teoria darwiniana”ancor oggi presente nei testi scolastici?
Vorrei specificare che mi dichiaro antievoluzionista per un semplice motivo: la teoria basata
sull’ipotesi di Darwin non ha fondamento scientifico e non ha prove sperimentali ed empiriche.
Due fatti riguardanti l’evoluzionismo colpiscono in modo particolare: il primo è che esso è “sospeso nell’aria”, poiché gli manca il punto d’inizio, non si ha infatti la più pallida idea dell’origine della vita sulla terra; il secondo è che non vi è alcuna prova della possibilità di trasformazione di una specie in un’altra. Come alternativa, oggi, sta sempre più prendendo forza l’idea che tutta la vita sia un progetto, in Italia è presente infatti il centro studi per il progetto intelligente.
Puoi fare esempi pratici circa gli effetti del darwinismo nella società moderna: ad esempio, la
concezione di “scarto” di cui parla anche Papa Francesco è correlabile? Diritti sociali, lavoro,
c’è un nesso?
Assolutamente sì. Tutto parte dal malthusianesimo, una dottrina economica che, rifacendosi
all’ economista inglese Thomas Malthus, attribuisce principalmente alla pressione
demografica la diffusione della povertà e della fame nel mondo. Da questo presupposto è nata l’idea di C. Darwin, ma è poi con il sociologo Herbert Spencer che l’evoluzionismo si allarga all’ambito culturale e
cosmologico. Per Spencer il compito della filosofia è quello di interpretare la società basandosi
sulla legge dell’evoluzione: “è l’evoluzione che porta la materia da un’omogeneità indefinita ed
incoerente ad una eterogeneità definita e coerente, mentre il movimento conservatore subisce una
corrispondente trasformazione basandosi anch’esso su un progresso necessario”. Per non parlare
di come la teoria fu ed è ancora la base culturale per ogni forma di razzismo.
Nel tuo libro “Chi siamo e da dove veniamo?” spieghi che il darwinismo è nato sulle spinte
egemoniche imperialiste dell’epoca del colonialismo Britannico; da qui penso alla sua naturale
crescita nel capitalismo e nel liberismo della globalizzazione odierna, sbaglio? Molti
potrebbero chiedersi dunque se il modello economico alternativo sia il socialismo sovietico, ma
noi sappiamo che c’è un modello in seno alla tradizione italiana, lasciato cadere nell’oblio, del
quale tu propugni l’assoluta attualità e sostenibilità, ce ne vuoi accennare brevemente?
Darwinismo e Capitalismo sono modelli anglosassoni, al tempo di Darwin e cioè a metà dell’800,
il colonialismo inglese necessitava di una spiegazione scientifica per quanto facevano nel mondo,
ecco allora che presentare il popolo negroide come il più lontano da quello caucasico in relazione
alla teoria di Darwin (nel mezzo la razza mongola e aborigena) era funzionale ad un processo di
sottomissione e di sfruttamento delle razze meno “evolute”. Ancora Spencer è chiaro: spiegando
che l’evoluzione consisteva nel passaggio dall’indifferenziato al differenziato, dall’incoerente al
coerente, quindi anche la società umana procedeva verso una progressiva differenziazione e
specializzazione delle attività e cioè verso una evoluzione. In effetti, se ci pensiamo, la parola
evoluzione per tutti corrisponde a miglioramento é quindi un’idea positiva. Ecco allora che il
progressismo va pari passo con l’evoluzionismo. Nel testo spiego bene come la visione capitalista
utilizzi la visione darwinista con l’applicazione del darwinismo sociale: se non ti arricchisci sei tu
che non sei in grado di adattarti al progresso, sei meno capace, sei meno evoluto. La verità è che la
società capitalista non presenta una situazione in cui tutti partono dalla stessa situazione, vi sono
privilegiati e altri che invece devono faticare per avere da vivere. Nella sociologia vi sono diversi
studi sull’inesistenza dell’ascensore sociale. La proposta che io presento è quella comunitarista,
cioè basata su un ritorno alla vita comunitaria in antitesi a quella individualistica. L’economia non
si deve sviluppare sull’interesse di pochi in concorrenza tra loro ma su base comunitaria, cioè lo
sviluppo di un benessere della comunità di appartenenza che spesso, se non sempre, non passa
dall’accumulo di oggetti, ma dalla condivisione e dal dono.
Se ti dico :” radix libertatis est voluntas sicut subiectum, sed sicut causa, est ratio“ (la radice
della libertà è la volontà come luogo, ma come causa è la ragione Summa Theologiae S.
Tommaso D’Aquino n.d.R) tu cosa mi rispondi?
La filosofia deve tornare la madre di tutte le scienze, oggi domina lo scientismo e vi sono molteplici
danni agli occhi di tutti. Pensiamo agli scienziati che vanno in tv a parlare di Covid, hanno tutti
idee differenti che presentate come scienziati divengono per molti la verità. Lo scienziato oggi ha
una visione ridotta e molto particolareggiata e per spiegarmi utilizzerò un esempio di Giovannino
Guareschi che a mio avviso sarebbe da studiare in tutte le scuole: prendiamo uomini con una
candela in una grande stanza, sono tutti divisi e lontani tra loro in una situazione per cui vedono
poco o nulla. Se però facciamo avvicinare tutte le persone avremo una visione maggiore di ciò che
ci circonda. Cosa significa? Che se uno scienziato parla solo del suo microcosmo di conoscenze
senza comprendere come tutto è interconnesso commette errori senza capirlo. La filosofia insegna
ad avere una visone olistica e comprendere il tutto. Insegna a pensare e a non essere dogmatici.
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Per coloro che vorrebbero conoscere prima l’argomento invito a guardare il mio blog del comitato antievoluzionista dove potrà trovare tante informazioni e documenti interessanti.