Probabilmente molte lettrici e molti lettori si chiederanno quali siano state le motivazioni che hanno portato alla creazione della giornata internazionale della donna, più comunemente nota come festa della donna. Questa giornata ha avuto origine in epoca recente (circa un centinaio di anni orsono), come per molti altri avvenimenti, la nascita è dovuta a diverse motivazioni, che proveremo a raccontare sinteticamente in questo articolo.
La festa della donna è una giornata internazionale, istituita negli Stati uniti d’America in data 13 maggio 1908, durante un raduno delle donne socialiste. A Chicago, ogni domenica, il partito socialista organizzava una conferenza nel Garden Theater. Quel giorno il conferenziere non si presentò. Le donne approfittarono per organizzare la prima giornata della donna. L’iniziativa ebbe un enorme successo, tanto che fu ripresa a livello mondiale (celebrata però in date diverse). Nel 1921 le varie celebrazioni relative alla festa della donna furono unificate nel giorno dell’ 8 marzo. Decisione rettificata a Mosca, nel corso della seconda conferenza delle donne comuniste, le quali vollero celebrare con questa data il ricordo della prima manifestazione delle operaie di San Pietroburgo nel 1917 contro il regime zarista.
In Italia l’8 marzo si festeggia dal 1946, semplici i motivi di questa adesione. La donna è stata discriminata fin dall’antichità. Non è questa la sede per lunghi excursus socio-storici. Tanto per essere brevi accenneremo alla condizione femminile nella storia. Nell’antica Grecia la donna poteva essere lodata in un solo modo, tramite due semplici aggettivi : ottima moglie e meravigliosa cucictrice. Questo titolo unico è la lode che poteva essere fornita anche a Penelope, la moglie di Ulisse, una delle donne più importanti dell’antica Grecia. Senza il contributo di Penelope e l’invenzione della sua tela, Ulisse avrebbe potuto tornare ad essere re di Itaca?
Alcune figure femminili quali Giovanna D’Arco, Santa Caterina da Siena hanno sempre oscillato tra “pazzia” e santità. Presumo siano noti a tutti i secoli cosiddetti della caccia alle streghe (l’ultima forse bruciata sul rogo nel 1800 in un cantone svizzero). Le streghe in fondo erano donne che non riuscivano ad integrarsi totalmente nella società dell’epoca. Desidero ricordare la filosofa Olympie De Gouges, donna francese, la quale pose una richiesta ritenuta folle durante il periodo della Rivoluzione Francese. Questa donna lottò affinché i diritti del cittadino (uomo) francese fossero estesi anche alla cittadina (donna) francese, non per nulla finì ghigliottinata. A quanto pare solo lo scoppio della prima guerra mondiale ha fornito alle donne “quasi le stesse possibilità” dell’uomo. In quegli anni (1914-1918) alcune persone notavano con sorpresa donne alla guida di tram e autobus, oppure le ritrovavano in banca a “gestire i loro soldi”. Bisogna precisare che pur svolgendo le stesse mansioni dell’uomo la donna era pagata meno (presumo questa tematica non sia stata ancor del tutto risolta ai giorni nostri). In Italia dovremo aspettare gli anni ’60, per avere donne magistrato (il termine “giudicessa” non gode ancora di diffuso utilizzo). Sempre in Italia, nelle decadi ’70 – ’80 le donne hanno ottenuto notevoli traguardi, ne scriverò qui solo alcuni: riforma diritto di famiglia, divorzio, aborto, l’abolizione del delitto d’onore e una donna per la prima volta nel ruolo di ministro (Tina Anselmi ministra della salute nel 1978).
Recentemente una donna ha potuto associare il suo nome ad un epoca, (in tandem con un uomo). Mi riferisco a Margareth Thatcher e al termine edonismo Reganiano-Thatcher. A molti può sembrare incredibile, ma una volta raggiunti traguardi notevoli, pare sia iniziato anche una specie di declino. La giornata internazionale della donna ha assunto una veste più commerciale ed effimera. L’esempio tipico sono le serate in cui alcuni locali offrono feste a tema, spogliarelli per celebrare l’8 marzo, trasformando questa ricorrenza nella solita fiera colma di paccottiglie, gadget e offerte prive di ogni senso che non sia meramente commerciale (sconto donna e varie) promuovendo così una finta celebrazione di questa giornata.
La giornata internazionale della donna intende ribadire la piena applicazione dell’articolo 3 della costituzione italiana “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione di opinioni politiche” ed anche una riflessione riguardante le conquiste politiche, sociali ed economiche del genere femminile.
Molte persone spesso scordano le origini storiche dell’8 marzo, ormai le nuove generazioni appaiono del tutto inconsapevoli. Se provate a chiedere ad un adolescente (maschio) cosa accade l’8 marzo potrebbe rispondervi: “quella roba delle donne”, oppure “è quel giorno in cui si regalano mimose alle donne” senza riuscire a spiegarvi il perché.
Dato che la scelta della mimosa come simbolo appare a molti incomprensibile spiegherò qui di seguito la motivazione. Riporto le parole di Marisa Rodano, (nel 1947 importante membro dell’UDI [Unione donne italiane]): “Ci voleva un fiore reperibile agli inizi di marzo, poiché all’epoca le serre erano poche e non arrivavano fiori in aereo. A noi giovani romane vennero quindi in mente quegli alberi coperti di fiori gialli, quando le piante erano ancora spoglie, che crescevano rigogliosi in tanti giardini di Roma”
Si capisce come la mimosa sia stata scelta per motivazioni di tipo pratico, ma è risultata felicissima, in quanto la mimosa ha da sempre rappresentato una simbologia di tipo solare (maschile). La pianta appartiene alla famiglia delle acacie, (in botanica Acacia dealbata), è stata introdotta dalla Tasmania in Europa all’inizio del secolo scorso. Ma non solo, la mimosa simboleggia (come tutte le acacie) la Resurrezione (specie nelle religioni precristiane e nelle chiese primitive di Oriente ed Egitto), indica il passaggio da uno stato di morte ad uno di luce. Da ciò che ho scritto si capisce chiaramente come la mimosa sia una pianta legata alla mitologia solare. A mio avviso, in maniera del tutto inconsapevole, Marisa Rodano insieme a Teresa Noce, Rita Montagnana, Teresa Mattei, (tutte ex partigiane, donne che hanno dato il loro contributo alla lotta per la resistenza contro il nazifascismo) hanno dato spazio al loro notevole intuito femminile; hanno capito che la mimosa è una pianta forte e tenace, spesso associata a leggende legate a donne eroiche. Insomma, le partigiane si sono ricollegate ad una mitologia di forza, dedizione e sacrificio.
Sono molte le leggende legate all’origine della mimosa, una delle più famose narra di una bella e dolce eroina, la principessa Mihm, la riporterò qui di seguito:
C’era una volta un popolo forte e coraggioso la cui caratteristica peculiare era il colore dei capelli.
Esso, a differenza di quello degli abitanti delle altre isole vicine, era del colore del sole. Specialmente le donne, forti e bellissime, erano orgogliose di quelle nuvole d’oro che pettinavano per lungo tempo al giorno, inventando elaborate acconciature con trecce e nastri.
I tempi erano difficili e, spesso, proprio mentre gli uomini del villaggio erano in mare per la pesca e per i loro commerci, l’isola di veniva invasa e depredata dalle tribù nemiche.
E molto ambite erano le giovani donne dell’isola.In uno di quei tristi giorni anche la dolce e bellissima Mihm, figlia del capo villaggio, cadde nella trappola tesale da un re nemico e venne rapita, insieme ad altre compagne, per far parte delle sue schiave.Il fitto dedalo di scogli dell’arcipelago e l’ostilità dei luoghi, fornivano a quei malvagi un nascondiglio perfetto di cui, difficilmente, i soccorritori delle ragazze avrebbero potuto aver ragione .
La grotta dove erano state rinchiuse in attesa del loro triste destino era accessibile solo dal mare, allorché l’alta marea sommergeva la cavità d’ingresso, ben celata dagli arbusti che crescevano fin sopra gli scogli.
Aveva un unico condotto d’aria, che aprendosi sulla volta della grotta, sbucava sulla sommità di una collinetta brulla a picco sugli scogli.
Tutto intorno il mare con il continuo soffiare del vento e il rincorrersi di gabbiani gracchianti.La giovane Mimh, forte nella sua agilità, era ben decisa a non arrendersi al suo triste destino e, incurante del pericolo, decise che avrebbe dovuto fare qualcosa per salvare se stessa e le sue compagne.
Fu così che chiese alle compagne di essere issata sulle loro spalle per potersi infilare nello stretto cunicolo e cercare aiuto dall’alto della collina; era infatti certa che i loro parenti, e soprattutto il suo promesso sposo, stessero cercando il nascondiglio per liberarle. Con grande sforzo la ragazza riuscì a raggiungere l’apertura collegata all’esterno e con abilità e determinazione si infilò fra le rocce , incurante dei graffi che la roccia le procurava nel tentativo di raggiungere l’esterno. L’ultimo tratto era anche il più stretto. Il tempo sembrava non passare mai e Mimh sentiva già venir meno la sua resistenza quando, con un ultimo sovrumano sforzo, riuscì a sporgere la testa dalla cavità. Da lontano vide le veloci barche della sua gente ma la sua testa affiorante dalla collinetta non poteva essere notata da così lontano!
Allora, consapevole della sua fine ormai prossima, si sciolse le trecce e i suoi lunghi capelli biondi cominciarono a muoversi nel vento come una bandiera. Era il segno, l’ indicazione che gli uomini stavano ardentemente cercando.
Le compagne di Mimh furono liberate, ma la coraggiosa ragazza morì soffocata dal suo stesso ardimento e quello stretto cunicolo divenne la sua stessa tomba .
Quando il suo promesso sposo si recò sulla collina per onorare il corpo della sua sfortunata sposa con una degna sepoltura, trovò al posto di Mihm una pianta dalle radici profonde e fortissime, e una grande chioma di fiori d’oro che si muovono al vento…..Era la mimosa.
Il racconto della leggenda di Mihm è il mio modo per augurare Buon 8 marzo a tutte le nostre lettrici!
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