Dai primi giorni di marzo del 2020, all’inizio della prima grande ondata di contagi Covid-19, la nostra vita è decisamente cambiata in un susseguirsi di settimane, una più terribile dell’altra nella speranza vana che tutto potesse migliorare con i mesi estivi. Alla fine dell’estate siamo ripiombate in una situazione ancora peggiore di quella precedente con un avvicendarsi di fatti negativi e di peggioramenti continui dei quali non si intravedeva via di uscita. Siamo così arrivati all’inizio di questo 2021 che, a quanto pare, non lascia intravedere nulla di buono se non il miraggio rappresentato dai “vaccini” che costituiscono la nostra unica speranza di poter venire fuori da un tunnel lunghissimo nel quale tutti noi siamo rimasti imbottigliati. Occorre però, prendere tristemente atto, che a tutt’oggi manca un vero piano di programmazione della vaccinazione e che la stessa stia procedendo a rilento e con uno spirito di assoluta improvvisazione. Il fatto di essere stati chiusi e relegati in casa per tutta la durata delle tanto attese feste natalizie, senza la possibilità di poter stare in compagnia dei nostri parenti, ci ha profondamente frustrato rendendoci succubi ed è impotenti davanti agli eventi incalzanti e sempre più nefasti. La paura e di timore di ammalarsi è cresciuta fintanto a condizionare la nostra vita ed anche di quelli che quasi si rifiutavano di accettare la realtà. Medici spesso introvabile ed irreperibili, ospedali pieni fino all’inverosimile, code ed attese chilometriche per effettuare un tampone, il terrore che un po’ di febbre potesse significare l’essere stati contagiati e quasi appestati. Le nostre attività lavorative che sono state dannatamente limitate e che, per moltissimi, hanno significato un arresto totale di entrate economiche tali da farci perdere la certezza nel lavoro che è la prima fonte del nostro sostentamento. Tutto ciò-e non ho certo detto tutto-ci ha relegato in una situazione di estremo disagio fisico e soprattutto psichico, facendo lievitare in noi un senso di grande incertezza e di insicurezza non solo nella vita presente, ma anche in quella futura. Siamo rimasti rammaricati ed increduli nel prendere atto di come nostri governanti abbiano affrontato la situazione non sapendo, nemmeno loro, come fronteggiarla. Siamo piombati in una sorta di solitudine morale alla quale non eravamo certo abituati soprattutto nel non intravedere una possibilità di rapido miglioramento. Chi soffriva di anche una leggera depressione ha visto peggiorare la sua esistenza: per molti questo peggioramento della loro qualità di vita è stato devastante. Molti si sono aggrappati alla “fede”, ma solo in pochi hanno in essa trovato conforto: altri, addirittura, L’hanno perduta del tutto! La clausura a cui siamo stati costretti-nostro malgrado-ci ha privato anche della comunicazione verbale e del dialogo che ci avrebbe potuto, forse, meglio aiutare a superare gli “arresti domiciliari” ai quali, per il bene e la salute pubblica, siamo stati costretti per davvero troppo tempo. Quando ne verremo fuori? Nessuno lo sa e può dirlo! È proprio il caso di dire “chi vivrà, vedrà”!
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Disagio, insicurezza, incredibilità, rammarico, solitudine, incertezza: queste le parole che stanno caratterizzando la nostra vita.
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