Il maestro elementare, Renato Murelli, residente a Sannazzaro de’ Burgondi e in pensione da una quindici di anni, è un personaggio ancora attivo nella diffusione delle tradizioni del suo paese, uno dei più suggestivi della Lomellina, area della Provincia di Pavia, in cui si estende. I motivi sono numerosi e, in questo articolo, ne elenco alcuni: dai mattoni e dalle incisioni incastonate nelle vecchie mura, alla storia e folklore all’ arte, tra cui spicca la maestosa Chiesa Parrocchiale, in un parco che la incornicia. Essa risale al XV-XVI secolo, viene ristrutturata nel Seicento, con tocchi di stile barocco, ma ripristinati in parte nell’ epoca fascista. Colpiscono, all’interno dell’edificio, le due statue lignee, appartenenti ai santi Nazzaro e Celso, risalenti al Quattrocento, stuccate e dorate e, in mezzo ad esse, il crocefisso del medesimo secolo; all’esterno, invece, è molto suggestiva l’architettura della facciata, in particolare i pinnacoli, in cotto.
Un’ altra costruzione, innalzata nel 1724, come simbolo della tragica piena del fiume Po, nel 1705, è il cosiddetto “Portone”: su di esso, è posta un effige nella quale viene ricordata, con una poesia, la catastrofe naturale. Nonostante i danni ingenti, il Po sposta il suo letto, salvando parte del territorio. L’episodio potrebbe essere considerato un miracolo, cosicché i sannazzaresi decisero di omaggiarlo, con la Chiesa della Madonna della Fontana, considerata un piccolo santuario, collegata da un viale oggi denominato “Viale Italia”.
Un personaggio, i cui natali e la sua residenza sono registrati a Pavia, è Luigi Malaspina. Nato il 17 agosto 1754, da Francesco e Caterina Beccaria aveva fatto costruire Palazzo Malaspina, a Sannazzaro, che rappresentava la sua casa di villeggiatura, lontano dai ritmi frenetici della città, anche se è doveroso e, forse, banale, sottolineare quanto sia lontano oggi il concetto di frenesia rispetto a quello dei tempi citati. Egli aveva un ottimo gusto per l’arte e lo dimostrava in tutte le strutture, di cui sceglieva l’arredamento lui stesso.
Un altro aspetto che riguarda la località, in particolare il suo sviluppo economico, è la Raffineria Eni, costruita negli anni Sessanta e, oggi, cruciale anche come posizione per tutta l’Europa, in particolare per i collegamenti con la Svizzera e la Germania. Purtroppo, essa è stata anche oggetto di incidenti, tuttavia, è noto quanto i lavori di un’enorme fabbrica non deve ritorcersi contro la vita dei suoi dipendenti e, di conseguenza, le autorità provvederanno a un’efficienza della struttura.
Un lavoro che non richiedeva molte attrezzature tecnologiche, ma una forte resistenza fisica, era quello delle “mondine”: connotato al femminile, erano donne, di ogni età, che si recavano al lavoro nei campi, impegnate a raccogliere il riso, poiché la Lomellina è anche terra di risaie, che regalano un gioco di riflessi del sole sull’acqua lungo le distese. E le mondine come parlavano? Non avendo molti anni di studio alle spalle, se non addirittura analfabete a causa della povertà nelle famiglie, il dialetto locale era il modo di comunicare più diffuso, questo nella maggior parte delle realtà rurali. Molti non saranno a conoscenza degli approfondimenti, con ore, giorni e anni di lavoro, che il maestro Renato, insieme a un gruppo di amici, ha investito creando, anche in versione digitale, un vero e proprio vocabolario del dialetto sannazzarese. Egli, da ex insegnante, è molto presente nella vita del paese e, negli anni, sia come maestro sia come volontario, ha cresciuto generazioni, stimolandole nella conoscenza del proprio territorio.
In una prossima intervista avremo modo di conoscere più a fondo questo, e mi concedo un anglicismo, multitasking sannazzarese, che continua la sua vocazione, più di una professione: come un eccellente maestro, egli continua a insegnare, forse anche senza rendersene conto, ma con la passione di quando era un neoassunto, anzi, con molta di più, poiché la sua esperienza racconta una storia che va tramandata.