La scelta di Mario Draghi come Presidente del Consiglio incaricato di formare un nuovo Governo non è stata il prodromo bensì la conseguenza di un’analisi attenta da parte del Capo dello Stato Italiano in ordine al panorama politico europeo, con la ragionevole considerazione che i sovranismi, in vigore nei Paesi aderenti alla UE sono tutti in crisi, dopo la sconfitta elettorale di Donald Trump.
Mauro Zanon su “Il Foglio” di giovedì 11 scorso citando una affermazione di Hervé Juvin, eurodeputato del “Rassemblement National” (la formazione sovranista francese guidata da Marine Le Pen) scrive che Juvin sia oggi convinto di un fatto straordinario ed assolutamente non prevedibile al momento delle elezioni europee del 2019. Infatti, dice Zanon, oggi Juvin afferma: “…la Frexit (come i sovranisti francesi chiamavano l’uscita della Francia dall’EURO) c’est absolument fini…”.
Juvin spiega questo paradosso con il fatto che “…la posizione del R.N. nei confronti dell’Europa è cambiata perché la posizione dei francesi sull’Europa è cambiata…”. Conclude Juvin che “…Rassemblement National è, oggi , assolutamente contrario all’uscita della Francia dall’EURO e dall’Unione Europea…”.
Sono, dunque, lontani i tempi in cui Marine Le Pen dal palco invocava le Frexit (dopo che il Regno Unito era uscito dall’Europa), con a fianco Matteo Salvini con la maglietta “BASTA EURO”.
David Carretta, storico corrispondente da Bruxelles per Radio Radicale, scrive che la Lega di Matteo Salvini, votando nel Parlamento Europeo a favore del Regolamento che istituisce il Recovery fund, ha cambiato diametralmente, la sua posizione, visto che nella prima votazione sull’argomento la Lega si era astenuta. La motivazione del cambio di indirizzo è stata espressa dagli Europarlamentari leghisti Zanni e Campomenosi *), con questa argomentazione: “…Preso atto dell’impegno che non ci sarà alcun aumento della pressione fiscale, che la stagione dell’austerity è finalmente archiviata, che si ridiscuteranno i vecchi parametri lacrime e sangue e che si aprirà una stagione nuova per l’utilizzo dei fondi del Recovery, prendiamo l’occasione per riportare l’Italia protagonista…”. Questo comportamento fa seguito al tentativo della Lega di entrare nel PPE, trovando la porta chiusa. Carretta sostiene che fin che ci sarà l’alleanza della Lega con Marine le Pen, Salvini e gli aderenti alla Lega non saranno mai accettati nel PPE . Però qualcosa si sta muovendo in Europa e soprattutto nel gruppo di Identità e Democrazia. **)
I.D. è un gruppo politico del Parlamento Europeo, creato nel 2019, dopo le ultime elezioni europee, che comprende rappresentanti di 9 Stati membri ed è composto da 73 membri, che sono in maggioranza di provenienza dalla Lega Italiana, dal Rassemblement national francese e Allianz für Deutschland (AfD), tedesca. Nel costituire il gruppo Identità e Democrazia, i partiti aderenti si erano impegnati a respingere qualsiasi provvedimento che potesse precostituire una evoluzione verso un super Stato europeo, respingendo ogni formulazione (anche indiretta) di un bilancio complessivo della zona Euro e qualsiasi passo orientato verso un sistema fiscale valido per tutto la zona Euro.
Naturalmente I. e D. è, anche, contrarissimo a costituire un esercito comune dei Paesi aderenti all’UE.
Carretta, attento analista di quel che succede all’interno degli Organi gestionali della UE, ha notato che la decisione della Lega di votare a favore è stata variamente giudicata da alcuni esponenti del gruppo di Identità Democratica.
Infatti nel gruppo sovranista si è passati dalle critiche più acute da parte di J̈̈ö̈rg Meuthen, leader di AfD, a Peter Kofod, eurodeputato danese che ha votato contro (rompendo il patto con la Lega di votare a favore) con una motivazione diversa. Kodof ha detto di temere che “…i paesi in cui le cose funzionano dovranno pagare il debito per quei paesi dove funzionano meno…” (fonte testuale di David Carretta).
Per contro Marco Zanni ha difeso Draghi e la sua politica come presidente della BCE, specie quando ha contrastato (vittoriosamente) le ragioni contrarie tedesche.
Date queste informazioni, solo vivendo potremo capire se la svolta di Salvini sarà sincera. Oppure se il Movimento 5S avrà compreso che l’attività di governo non si può fare con gli slogan o le imprecazioni. Io ho forti dubbi e spero che questi anni di governo convincano quelli che nel 2018 li hanno votati a cambiare idea.
Vorrei fare mio l’auspicio di Giuliano Ferrara su “Il foglio” di venerdì 12 che finiva così il suo articolo “…Draghi è nelle condizioni soggettive ed oggettive per fare le cose meglio di chiunque altro… Alfonso Berardinelli, osservatore indipendente e geniale della realtà, spera in un miracolo. Modestamente anch’io…”.
(Lorenzo Ivaldo)
*) Marco Campomenosi nel 2019 è stato candidato per la Lega alle elezioni europee, ottenendo il seggio di europarlamentare nella circoscrizione Italia nord-occidentale e assumendo successivamente il ruolo di capo delegazione all’interno del gruppo politico ID.
**) Il 12 giugno 2019 è stato annunciato che il gruppo successore a “Europa delle Nazioni e delle libertà si sarebbe chiamato “Identità e Democrazia” e avrebbe incluso partiti come la Lega Nord (Italia), Rassemblement National (Francia) e Alternativa per la Germania (AfD). Il leghista Marco Zanni è stato nominato Presidente. Il 13 giugno 2019 il gruppo, composto da 73 europarlamentari, è stato lanciato a Bruxelles da Marine Le Pen.
Il 1° febbraio 2020, in seguito alla ridistribuzione parziale dei seggi del Regno Unito dopo la Brexit, il gruppo ID acquisì tre nuovi membri: l’italiano Vincenzo Sofo della Lega, Jean-Lin Lacapelle del Rassemblement National e Marcel de Graaff, unico eurodeputato del Partito delle Libertà, olandese, sebbene quest’ultimo non sia membro del Partito Identità e Democrazia. Il 9 ottobre 2020 il leghista Andrea Caroppo abbandona il gruppo per unirsi ai non iscritti. La Lega perde in questo modo il primato di singolo partito più rappresentato al Parlamento europeo, a pari merito con la tedesca CDU. (Wikipedia)