Fiorella Mannoia, classe 1954, accento romanesco e grinta, forte come i resti degli edifici e monumenti, costruiti dall’ antico popolo locale, che resistono, nonostante una città in continua evoluzione.
Conosciuta come la creatrice dell’inno al femminismo “Quello che le donne non dicono”, aveva portato al Festival di Sanremo il grido delle donne, in un’epoca in cui era ancora tabù parlare delle pari opportunità tra i generi, di voler essere accettate per come sono: complicate, ma disponibili a comprendere il prossimo. In fondo, chiedono un po’ d’amore, quello sincero, meglio specificarlo di questi tempi.
2020, l’anno più buio di sempre. Oso, con coraggio, confrontarlo con gli anni della Seconda Guerra Mondiale e mi sembra sia peggiore, poiché, nonostante il rischio di fucilazioni e bombe, nessuno, nemmeno il peggiore dei dittatori, aveva obbligato a un isolamento della specie. Sfioriamo, in parte, il concetto di ghettizzazione: ovvio, in questo caso, il concetto era salvarsi dal contagio, non avendo altri strumenti. Il vociferare continuo dell’opinione pubblica e il ritardo della burocrazia italiana ha messo inginocchio intere famiglie e aziende. Ora, c’è da lavorare molto, in primo luogo, a livello psicologico.
Come la maggior parte di noi, anche Fiorella ha conosciuto l’ansia da confinamento, soprattutto, perché alle numerose domande che ognuno ha il diritto di esprimere, non vi è un’unica risposta, ma un’enorme incoerenza, data anche da un virus che non si stanca di questo suo girovagare.
I pensieri che l’attanagliavano nel quotidiano, rischiando di perdersi in un vuoto in cui eravamo costretti a convivere, non ha sprecato la sua anima poetica e ruggente e se ne esce con il brano “Padroni di niente”, che dà il titolo all’ album. Già in vetta alle classifiche, nell’immagine di copertina, lei appare autoritaria e volta le spalle al pubblico, osservando una città dall’alto. Sembra quasi la stia analizzando, per conquistarla, ma, rispetto a ieri, la guerriera conosce le sue fragilità e medita prima di arrischiare un passo.
Fino allo scorso gennaio, si discuteva sull’ ambiente e sull’ accettazione o no dei migranti ed eccoci che, alla fine, siamo stati noi ospiti del nostro territorio, perché un essere sconosciuto e malvagio ci ha sospeso esistenza.
La cantante ha programmato una serie di date in cui esibirsi nei concerti, che mancano tanto a lei quanto a no. Già, i concerti, quelle performance in cui si canta e si balla, abbracciati e che, ora, saranno un po’ differenti, ma quanto è forte desiderio di sentire una voce dei nostri beniamini, non registrata. Fiorella poco avvezza ai social, ne ha scoperto il potenziale in un momento così oscuro: infatti, l’essere umano, quando è in salute fisica e, soprattutto, mentale, non è fatto per stare da solo. Non è una “frase fatta”, ma è suo tratto genetico, di cui ne han parlato i filosofi nei primi secoli dopo Cristo.
Padroni di niente, ma solidali in tutto